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CARCERE E SALUTE MENTALE, OGGI IL FOCUS AL MINISTERO DELLA SANITA’

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La chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari e il passaggio di competenze nella gestione della salute dei detenuti dal Ministero della Giustizia a quello della Salute: sono molti i cambiamenti che hanno investito il sistema carcerario italiano e che impongono una riflessione giuridica e sanitaria sulla salute mentale all’interno degli istituti penitenziari. È nato così il primo meeting internazionale “Il sistema penitenziario italiano e spagnolo a confronto. Focus sulla salute mentale”, che – promosso dalla Società Italiana di Medicina Penitenziaria e dalla Società Italiana di Psichiatria delle Dipendenze con il contributo incondizionato di Otsuka – permette un dialogo tra il modello italiano e quello iberico.

Durante l’incontro, gli esperti scientifici e i rappresentanti delle istituzioni coinvolte nella gestione delle carceri italiane – come il Ministero del Salute, la Procura Generale di Roma e il Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale – hanno condiviso il proprio punto di vista sui possibili punti di incontro tra i sistemi penitenziari di Italia e Spagna.

“I contenuti presentati oggi – ha dichiarato Giulia Grillo, ministro della Salute – rappresentano uno spunto utile per intraprendere una riflessione più ampia sulla gestione della salute negli istituti penitenziari del nostro Paese. Come ministero della Salute puntiamo a dimostrare in concreto  che è possibile fare di più per perseguire una  gestione più efficiente delle politiche sanitarie dietro le sbarre. Nelle prossime settimane avvieremo una valutazione sul territorio delle diverse realtà italiane”.

“L’Italia sta offrendo un modello transnazionale che ha suscitato l’attenzione di altri Paesi, tra cui ad esempio la Spagna. In alcune carceri del Bel Paese si è proposta una gestione unitaria e multidisciplinare dei disturbi psichiatrici attraverso il monitoraggio costante della salute mentale e gruppi di sostegno tra i detenuti: tutte iniziative per garantire la continuità assistenziale dopo la scarcerazione”, ha dichiarato Luciano Lucanìa, presidente della Società Italiana di Medicina Penitenziaria. “Oggi per la prima volta due sistemi penitenziari diversi e con caratteristiche differenti, quello spagnolo e quello italiano, si confrontano sulle stesse problematiche di tipo clinico e organizzativo”.

Gli fa eco Massimo Clerici, presidente della Società Italiana di Psichiatria delle Dipendenze, che ha aggiunto: “La giornata di oggi si colloca in un percorso di confronto e di scambio tra le varie realtà europee sui cambiamenti in materia di assistenza psichiatrica negli istituti penitenziari per garantire a tutti i pazienti, anche quelli nelle carceri, un adeguato trattamento. È un processo fondamentale vista anche la crescita esponenziale dei disturbi psichiatrici tra i detenuti: oggi in carcere, ad esempio, la schizofrenia e i disturbi della personalità hanno una frequenza rispettivamente di quattro e di due volte maggiore rispetto alla popolazione generale. In Italia il salto di qualità è stato fatto con la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari nel 2015, sostituiti dalle Rems o dall’istituzione di servizi di psichiatria interni alle carceri”.

Il dibattito ha coinvolto i rappresentanti di tutte le istituzioni che hanno un ruolo nel sistema penitenziario italiano, come le procure della Repubblica e le Aziende Sanitarie Locali.

“La Procura generale di Roma è impegnata nel diffondere negli uffici del distretto la collaborazione con la Sanità regionale, perciò si fa portatrice dell’esperienza del trattamento differenziato dei pazienti per i quali è stata riconosciuta la pericolosità sociale, al fine anche di fronteggiare la scarsità dei posti disponibili nelle REMS”, ha commentato Giovanni Salvi, procuratore generale di Roma.

Anche Francesco Menditto, procuratore della Repubblica di Tivoli ha sottolineato l’attenzione delle procure del Lazio verso la gestione della salute mentale nelle carceri. “Negli anni, l’Italia ha cercato di mettere in atto diverse iniziative per tutelare le persone con fragilità psichiatrica che si trovano nelle carceri. La chiusura gli ospedali psichiatrici giudiziari e il conseguente passaggio di competenze tra il Ministero della Giustizia e quello della Salute nella gestione della salute mentale degli internati  – commenta Menditto – rappresenta un esempio concreto di questo impegno. Anche nel Lazio sono state attuate iniziative importanti in questo senso. La Procura Generale di Roma ha infatti promosso un protocollo unitario che ha garantito il migliore funzionamento della nuova normativa e delle REMS (tre delle quali sono nel circondario di Tivoli), favorendo la collaborazione tra la magistratura, i Dipartimenti di Salute Mentale e il personale penitenziario”.

A portare il punto di vista delle Aziende Sanitarie Territoriali è Giuseppe Quintavalle, Direttore Generale Azienda Sanitaria Territoriale Roma 4 e Commissario Straordinario Azienda Sanitaria Territoriale Roma 5. “Nella gestione dei detenuti con problemi psichiatrici non sono mancate iniziative volte a migliorare l’organizzazione dei sistemi di salute mentale negli istituti penitenziari italiani. È stato elaborato un percorso innovativo e sono state attuate numerose procedure, anche legislative. Nonostante le attività messe in atto siano numerose – ha affermato Quintavalle – è importante continuare a favorire momenti di confronto multidisciplinare sui possibili nuovi modi per migliorare sempre di più sia la sicurezza degli operatori sanitari e penitenziari che lavorano nelle carceri italiane, sia la presa in carico e l’assistenza dei detenuti con fragilità mentale”.

“Otsuka è da sempre attenta alle tematiche sociali, così ha deciso di supportare il primo meeting internazionale sul confronto tra il sistema penitenziario italiano e spagnolo con focus sulla salute mentale in un particolare momento storico, che vede tutto il Vecchio Continente alle prese con i flussi immigratori e le tematiche legate alla diversità. Si vuole così sottolineare l’importanza di salvaguardare i bisogni di tutti i pazienti, anche nelle carceri, e di collaborare in comunione di intenti. Come azienda impegnata da anni nel campo del Sistema nervoso centrale, siamo orgogliosi di poter contribuire, insieme alle consociate europee di Spagna e Inghilterra, ad un dibattito di alto livello che affronta il tema delicato e sempre più attuale del proliferare dei disturbi psichiatrici nelle carceri”, dichiarano Fabrizio Ballantini, Market Access Director, e Chiara Cernetti, Government Affairs Manager di Otsuka Italia.

(Fotografia da www.lavocedinewyork.com).

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