Dal Campidoglio

ROMA CAPITALE PROIETTATA VERSO LO SMART WORKING

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Anche Roma punta ad essere sempre più smart quando si parla di lavoro, perché consente un miglior bilanciamento tra qualità della vita e produttività individuale, attraverso l’uso dell’innovazione digitale.

E’ il fenomeno dello Smart Working (lavoro agile), che nelle aziende italiane e nella PA si sta diffondendo. Oggi esiste anche un quadro normativo di riferimento. Ma di che cosa si tratta, come funziona e quali sono i benefici? Questa nuova modalità di prestazione lavorativa, che si aggiunge a quelle tradizionali, è fondata sulla flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati.

Nella capitale lo smart working coinvolge oggi circa 11mila persone, dipendenti di 50 amministrazioni e aziende pubbliche e di 30 società private. L’argomento dello Smart working e del telelavoro per i dipendenti dell’Amministrazione Capitolina, anche in termini di pari opportunità, è stato affrontato oggi durante una seduta congiunta della commissione Roma Capitale, Statuto e Innovazione Tecnologica con la commissione capitolina pari opportunità.

“Oggi abbiamo fatto una prima analisi di un lavoro che ha come obiettivo quello di vedere lo sviluppo dell’organizzazione dell’amministrazione da qui ai prossimi 15/20 anni – ha spiegato il presidente della commissione Roma Capitale Angelo Sturni – Quello che è importante è l’incrocio dell’attività lavorativa dei singoli dipendenti, unito al miglioramento delle condizioni di vita e lavoro, in rapporto all’impatto che ha la tecnologia su di loro. Già, ad esempio, sono possibili delle prime forme di co-working per i dipendenti capitolini. L’obiettivo – ha aggiunto – è cercare mano a mano di aumentare la soglia di personale che possa ridurre l’impatto della mobilità, cercando di essere più vicini alle loro residenze, anche valutando degli accordi con le altre città della provincia”.

Infatti, la definizione di smart working, contenuta nella Legge n. 81/2017, pone l’accento sulla flessibilità organizzativa, sulla volontarietà delle parti che sottoscrivono l’accordo individuale e sull’utilizzo di strumentazioni che consentano di lavorare da remoto (come ad esempio: pc portatili, tablet e smartphone). Ai lavoratori agili viene garantita la parità di trattamento – economico e normativo – rispetto ai loro colleghi che eseguono la prestazione con modalità ordinarie. Oltre al nuovo Spaces Roma Eur, lo smart-working romano può contare su altri 8 business center regus diffusi capillarmente in tutta la città: dalla centralissima piazza Barberini a piazza del Popolo, dal quartiere Parioli a Prati e Ostiense.

“Noi – ha continuato Sturni – abbiamo iniziato questo lavoro per verificare i dati, perimetrale queste nuove forme di svolgimento delle prestazioni lavorative e cercare di fare in modo che il lavoro possa avvicinarsi alle esigenze del lavoratore. Non è il lavoratore che va verso il luogo di lavoro, ma è quest’ultimo che va verso il lavoratore, tutelando al massimo i suoi diritti e le sue esigenze di vita”.

Quindi, l’ufficio tradizionale non è più la sola opzione, con la tecnologia che gioca un ruolo chiave a supporto di approcci strategici che puntano sull’integrazione e sulla collaborazione tra le persone, in particolare, e tra le organizzazioni, in generale, per costruire un senso di comunità, connettendo persone, spazi, oggetti ai processi amministrativi, con l’obiettivo di aumentare la produttività, innovare, coinvolgere persone e gruppi di lavoro.

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