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OGGI LA FESTA PER LA CONCLUSIONE DEL 50° ANNIVERSARIO DELLA COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO

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A conclusione di tutti gli eventi che hanno caratterizzato il cinquantesimo anniversario, la Comunità di Sant’Egidio si ritrova oggi alle 17.30 per una Messa solenne a San Giovanni in Laterano, presieduta dal Cardinale vicario, Angelo De Donatis.

A partecipare sarà il “popolo di Sant’Egidio”, gente di ogni età, proveniente da tutti i quartieri della Capitale, insieme ai poveri che ne fanno parte, a tanti amici che ne accompagnano il cammino, a rappresentanti delle istituzioni, del mondo della politica, delle Chiese cristiane e delle altre religioni.

Alla fine della liturgia si farà festa con tutti i partecipanti: anziani in difficoltà, a cui Sant’Egidio è particolarmente vicino, persone senza fissa dimora, che quest’inverno – in cui solo a Roma sono morti 12 uomini che vivevano per strada – hanno particolarmente sofferto, persone con disabilità, molte delle quali inserite in percorsi artistici e lavorativi, immigrati che da anni vivono l’esperienza dell’integrazione nel tessuto civile italiano, i tanti che sono arrivati con i corridoi umanitari e alcune donne vittime della tratta, accompagnate nel reinserimento nella vita sociale. Un popolo in cui si confonde chi aiuta e chi è aiutato, perché tutti possono fare gratuitamente qualcosa per gli altri, e che vive oggi, in modo ancora più sentito, la necessità di lavorare per la pace, minacciata in troppe parti del mondo.

La storia della Comunità di Sant’Egidio è cominciata il 7 febbraio 1968 a Roma da Andrea Riccardi con un piccolo gruppo di liceali che volevano cambiare il mondo. Oggi Sant’Egidio è presente in tutti i continenti, con oltre 60mila persone di tutte le età e condizioni sociali, ha celebrato quest’anno il suo cinquantesimo anniversario guardando al futuro e all’impegno che l’attende, in un mondo globalizzato ma sempre più privo di riferimenti. Papa Francesco, che ha ribattezzato Sant’Egidio “la Comunità delle 3 P” (Preghiera, Poveri, Pace), nella sua visita del marzo scorso a Santa Maria in Trastevere, proprio in occasione del cinquantesimo, le ha affidato una missione: “È la missione di ritessere pazientemente il tessuto umano delle periferie, che la violenza e l’impoverimento hanno lacerato; di comunicare il Vangelo attraverso l’amicizia personale; di mostrare come una vita diventa davvero umana quando è vissuta accanto ai più poveri; di creare una società in cui nessuno sia più straniero. È la missione di valicare i confini e i muri per riunire”.

“Con un nome scelto negli anni Settanta – commenta la Comunità in una nota – dal luogo dove aveva trovato stabilità, la chiesa e il monastero di Sant’Egidio, nel cuore di Trastevere, è partita un’avventura che ha portato la Comunità nelle periferie umane ed esistenziali dei diversi continenti, dall’impegno tra i poveri di ogni condizione (senza dimora, anziani soli, bambini di strada in Africa e in America Latina, minori che crescono alle Scuole della Pace) fino ai programmi per la cura dell’Aids e la registrazione anagrafica (con i progetti Dream e Bravo!), dal dialogo interreligioso secondo lo “spirito di Assisi” al lavoro per la pace in vari Paesi del mondo e particolarmente in Africa, dopo quella ottenuta il 4 ottobre 1992 per il Mozambico, fine di una guerra civile che aveva fatto un milione di morti. Oggi continua la grande sfida per la costruzione di un mondo più umano a tanti livelli, come la vicinanza ai senza dimora, per vincere l’isolamento sociale, o i corridoi umanitari per salvare vite umane e favorire l’integrazione, solo per citarne alcuni. Quella di Roma – una festa aperta a tutti gli amici della Comunità e ai rappresentanti delle istituzioni – è solo la prima di tante altre che vivremo negli oltre 70 Paesi in cui è presente Sant’Egidio, dall’Europa all’Africa, dall’Asia all’America Latina”.

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