Religioni

IL DOLORE DEL PAPA PER I “FRATELLI MUSULMANI” UCCISI IN NUOVA ZELANDA

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Un attentato orribile. Nelle poche parole di Papa Francesco dopo l’Angelus della domenica, c’è tutto il suo dolore per i “fratelli musulmani” che hanno perso la vita nella strage di Christchurch, in Nuova Zelanda.
Alla sofferenza per le guerre e i conflitti che non cessano di affliggere tutta l’umanità, afferma, “si è aggiunto quello per le vittime dell’orribile attentato contro due moschee a Christchurch”: “Prego per i morti e i feriti e i loro familiari. Sono vicino ai nostri fratelli musulmani e a tutta quella comunità, rinnovo l’invito ad unirsi con la preghiera e i gesti di pace per contrastare l’odio e la violenza”. Già nel telegramma di sabato, firmato dal segretario di Stato della Santa Sede, Pietro Parolin, Francesco aveva fatto sapere di essere profondamente rattristato per tanta “insensata violenza”.
Sono davvero fratelli i musulmani per Bergoglio, senza dubbio il Pontefice che più degli altri ha teso le mani verso l’Islam. Il 4 febbraio, ad Abu Dhabi, Francesco ha siglato un accordo storico con il grande imam di Al-Azhar, principale centro culturale dell’Islam Sunnita. Con due firme, i leader dei musulmani d’Oriente e d’Occidente e dei cattolici d’Oriente e d’Occidente hanno dichiarato di adottare la “cultura del dialogo come via; la collaborazione comune come condotta; la conoscenza reciproca come metodo e criterio”. E hanno condannato pubblicamente l’estremismo e l’uso politico delle religioni, hanno rivendicato il diritto alla libertà di credo e alla libertà di essere diversi, hanno invocato la protezione dei luoghi di culto. E hanno chiesto che il documento venisse studiato in tutte le scuole, le università, gli istituti di educazione e formazione.
Lo Stato islamico ha promesso vendetta per la mattanza delle moschee. La nuova chiamata alle armi degli jihadisti potrebbe esacerbare i fragili equilibri del dialogo interculturale. Ma il lavoro di Francesco non si ferma. Se, ancora un volta, la voce del Pontefice si è alzata per chiedere che cessino l’odio, la violenza e che tacciano le armi, tra pochi giorni, il 30 e 31 marzo, lo attende un viaggio apostolico in Marocco.
Bergoglio sarà di nuovo in terra d’Islam, dove, a Rabat, incontrerà gli imam, i predicatori e le predicatrici musulmani. In giorni in cui la tentazione di assistere allo scontro di civiltà è grande, il segnale della Chiesa guidata dal Papa argentino è chiaro. Da un lato i ponti, dall’altro i proiettili: sono i grandi leader religiosi a indicare ai fedeli la strada da seguire e a tentare la via della conversione.

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