Sociale

DON CIOTTI, “DONIAMO AI GIOVANI LA VERA LIBERTA'”

30 1 18 foto del GA


 

Per il Don Orione oggi ho intervistato recentemente Don Luigi Ciotti, fondatore del gruppo Abele e dell’associazione  Libera. Vorrei offrire anche i lettori di romasociale.com la sua attenta riflessione sui giovani e i valori a loro proposti dalla società adulta.

 

I giovani senza lavoro, i giovani senza ambizioni, i giovani senza valori, i giovani senza futuro. Sono davvero così le nuove generazioni?

Di queste definizioni trovo corrette solo la prima e l’ultima: giovani senza lavoro e giovani senza futuro. Oltre cinquant’anni a contatto coi giovani mi fanno dire, con convinzione, che quando i giovani trovano stimoli, punti di riferimento e opportunità, rispondono alla grande, con passione, entusiasmo, responsabilità. La verità che gli è stata fatta terra bruciata attorno, scandalo enorme di una società tanto avvinghiata ai suoi privilegi da sbarrare la strada al proprio futuro.

Il mondo dei grandi da una parte si dice preoccupato, dall’altra isola i ragazzi e ne frustra creatività e voglia di rischiare. Alcuni parlano de “La congiura contro i giovani”. Non crede che sia necessario un nuovo patto tra generazioni?

L’Italia ha la percentuale più alta in tutta Europa dei giovani tra i 18 e 24 anni che non studiano né hanno un lavoro (i cosiddetti Neet): 25,7% contro una media europea del 14,3%. Meglio di noi stanno anche Cipro, Grecia, Croazia. Non di un patto tra generazioni abbiamo bisogno ma di un’assunzione di responsabilità da parte degli adulti. Nel mondo adulto si è diffusa, salvo eccezioni, una malattia grave: quella del potere. Con tutti i suoi effetti collaterali: egoismo, cinismo, ristrettezza di vedute.

Lei ha recentemente affermato che «Il grande pericolo è la neutralità. Bisogna, invece, scegliere da che parte stare». Come coniugare questa affermazione con il mondo giovanile che spesso sceglie scorciatoie? Quali stimoli e valori da proporre loro? Quali suggerimenti?

Il problema della neutralità è ancora una volta un problema soprattutto di un mondo adulto indurito, indifferente, conservatore. Neutralità significa non esporsi, seguire la corrente… Vuol dire essere conformi, cioè peccare di conformismo, non pensare e agire con la propria testa e la propria coscienza. È un rischio che corrono certo anche i giovani, “assediati” come sono da un sistema che non li vuole cittadini ma consumatori, così come è un rischio quello della “digitalizzazione dell’esistenza”, modalità tecnologica di comunicazione che confonde i contatti con le relazioni. Si tratta però di rischi circoscritti perché un giovane è naturalmente portatore di domande e inquietudini alla luce delle quali divampa il fuoco della coscienza critica: a un giovane non basta sapere che le cose esistono, vuole anche sapere perché esistono. È così e così sempre sarà perché la gioventù è un’età aperta e ricettiva, un’età inquieta e protesa alla vita.

Papa Francesco propone loro l’“impegno” come parola d’ordine del cristiano. Avere cura dei fratelli, come tu hai bisogno che i fratelli abbiano cura di te. E questa è la vita cristiana: non viviamo isolati. È questo il giusto antidoto contro la moda di vivere la vita cogliendo l’attimo?

L’antidoto è diventare liberi utilizzando la propria libertà per liberare chi libero non è. È questo l’impegno, anzi il compito, che ci affida la vita ed è in questa costruzione di libertà che la vita si riempie di vita. Richiamandoci a “uscire dall’io”, Papa Francesco va dritto al punto: finché viviamo solo per noi stessi saremo frustrati e infelici, per quanti poteri e ricchezze possediamo. La chiave della vita piena e significativa è abbandonarsi alla relazione, alla cura degli altri, del pianeta e dunque di sé. Noi siamo solo un pezzetto di una realtà che ci comprende, solo un piccolo snodo di un’infinita rete di relazioni. Siamo un veicolo di vita dentro la vita. Questo un giovane se non lo “sa” certamente lo sente. Ed è nostro compito alimentare e incoraggiare questo sentimento portatore di futuro e di speranza. Diamo ai giovani ciò che gli spetta e saranno loro, gli esclusi di oggi, a indicarci e costruire la strada del domani.

Gianluca Scarnicci

Tags

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close