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CONFINDUSTRIA, “L’OCCUPAZIONE CRESCERA’, MA E’ ALLARME PER I GIOVANI”

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Nel biennio 2018-2019 l’occupazione continuerà a crescere, come già nel 2017, con intensità di poco inferiore rispetto al Pil. Tuttavia resta l’emergenza giovani: “allarmante è la questione della bassa occupazione giovanile che, diversamente dal passato, si trasforma in emigrazione”. E’ quanto sottolineato dal Centro Studi di Confindustria negli ultimi Scenari economici.

Dopo il +1,2% nell’anno in corso (già acquisito al terzo trimestre), il Csc stima che le Ula (unità di lavoro equivalenti a tempo pieno) aumenteranno dell’1,1% nel 2018 e dell’1% nel 2019. Alla fine dell’orizzonte previsivo torneranno a 24,7 milioni, 1,5 milioni sopra al minimo toccato a fine 2013, ma 560mila unità sotto il livello pre-crisi.

Nonostante i miglioramenti registrati negli ultimi anni, nel mercato del lavoro italiano sono ancora 7,7 milioni le persone a cui manca lavoro in tutto o in parte; erano 8,1 milioni nel 2014. Nel 2017 il numero di individui attivamente in cerca di un impiego, ossia i disoccupati, è rimasto intorno a 3 milioni: l’aumento dell’occupazione è stato infatti accompagnato da una forza lavoro che, dopo essere cresciuta dell’1% nel 2016 (nessuna variazione nel 2015) ha continuato a salire nel 2017 (+0,7% acquisito per l’anno a ottobre). Ciò ha portato il tasso di disoccupazione all’11,3% in media d’anno, dall’11,7% nel 2016. A fronte di tassi di crescita della forza lavoro più contenuti, la disoccupazione scenderà al 10,9% nel 2018 e al 10,5% nel 2019.

Per Confindustria, comunque, “la vera emergenza sono i giovani”. L’impatto della crisi sul mercato del lavoro è stato particolarmente marcato per i giovani e ciò ha acuito la già molto netta segmentazione del mercato del lavoro italiano. Il tasso di disoccupazione per i 15-34enni è al 21,4%, ancora tra i più alti nell’Eurozona, seppur in contrazione rispetto al picco di metà 2014 (24,9% in luglio). Il tasso di occupazione ha toccato un minimo a inizio 2015 (38,7%) e da allora è risalito al 40,5%”.

La scarsa occupazione giovanile “causa una riduzione nel lungo periodo della forza lavoro a cui il sistema può attingere, anche perché conduce all’emigrazione, e abbassa così il potenziale di crescita, creando un circolo vizioso che è urgente spezzare”. Dal 2008 al 2016, periodo in cui il tasso di disoccupazione in Italia è passato, “per gli under 40, dal 9,8% al 18,6%, hanno spostato la residenza all’estero 624mila italiani: di questi, circa 320mila avevano tra i 15 e i 39 anni, il 51,4% del totale degli emigrati, un’incidenza quasi doppia rispetto a quella della stessa classe di età sulla popolazione (28,3%)”.

Gli sgravi contributivi previsti dalla Legge di bilancio, secondo il Csc, “vanno nella giusta direzione perché stimolano la domanda di lavoro per gli under 30 (under 35 nel 2018) ma è urgente anche un rafforzamento delle politiche di attivazione per far entrare più giovani nel mercato del lavoro”.

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