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MAFIA CAPITALE, PERCHE’ CARMINATI PUO’ USCIRE DAL CARCERE

Perché Massimo Carminati esce oggi dal carcere dopo 5 anni e 7 mesi passati recluso in Sardegna, per la maggior parte in regime di 41bis, il regime carcerario particolarmente stringente riservato a mafiosi e terroristi? La domanda è semplice, la risposta assolutamente no e c’entra con una cosa piuttosto articolata che la giurisprudenza chiama “giudicato progressivo” e con il fatto che Carminati si trovava in carcere in custodia cautelare e non per una condanna definitiva. In sintesi è accaduto questo: sono scaduti i termini per la custodia cautelare in carcere, è stato utilizzato tutto il tempo che la legge consente per determinati reati tenere in galera qualcuno che non è stato condannato in via definitiva. La cosa però non è stata dimostrabile facilmente ed è dettagliatamente spiegata nelle 23 pagine di ordinanza firmate dal presidente del Tribunale del Riesame che ne ha disposto la scarcerazione. Come ha spiegato questa mattina ad “Agenzia Nova” uno dei legali di Carminati, l’avvocato Francesco Tagliaferri: “L’ordinanza è arrivata dopo tre rigetti da parte della Corte di Appello contro i quali noi abbiamo presentato ricorso in secondo grado che in questo specifico caso è il tribunale”. Che cosa aveva portato la Corte di Appello a giudicare diversamente sull’istanza di scarcerazione? La custodia cautelare nei confronti di Carminati è stata disposta per diversi reati, in particolare, a tenerlo ancora in carcere, erano due contestazioni di corruzione propria. La custodia cautelare è stata disposta due volte: una prima il 2 dicembre 2014 con i primi arresti dell’inchiesta “Mondo di mezzo”, una seconda, in contemporanea con la disposizione del giudizio immediato, il 4 giugno 2015. La Corte di Appello, in pratica, aveva calcolato da questa data i termini per la scadenza della custodia cautelare, mentre i legali di Carminati chiedevano la “retrodatazione”, sostenevano cioè che il calcolo potesse partire invece dal 2 dicembre 2014, inoltre poiché per il reato la pena massima è di 8 anni e la durata massima della custodia cautelare (se è vantaggioso) si calcola sui 2 terzi della pena massima: il tempo è di 5 anni e 4 mesi. Carminati dunque dal 2 aprile non sarebbe più sottoposto alla custodia cautelare. Scrive il Tribunale nell’ordinanza di scarcerazione: “Sussistono senza dubbio, i presupposti per il riconoscimento dell’ipotesi di retrodatazione, trattandosi di ordinanze cautelari emesse nell’ambito del medesimo procedimento ed in relazione a fattispecie delittuose connesse”. Inoltre: “Sussiste la condizione di desumibilità dagli atti ai fini della possibilità di retrodatare la decorrenza della misura cautelare”.

Ma il tribunale del Riesame riflette anche su un secondo aspetto problematico della vicenda. Lo scorso 22 ottobre la VI sezione penale della Cassazione ha stralciato per Carminati ed altri imputati dell’inchiesta Mondo di Mezzo il reato di associazione a delinquere di stampo mafiosa (annullando senza rinvio anche altri capi d’imputazione minore), per il resto ha confermato le decisioni della corte d’Appello. Ciononostante, il ridimensionamento dell’associazione di stampo mafioso in associazione a delinquere semplice ha costretto la suprema Corte a rinviare in corte di Appello gli imputati per un ricalcolo delle pene per i reati specifici (estorsione, corruzione, etc). Ecco dunque l’impiccio: nel merito Carminati è già stato giudicato, c’è, in un certo senso, un giudizio definitivo. Manca però la quantificazione della pena. Per questa ragione, spiega articolatamente il Tribunale, Carminati, non è passato dallo stato di “soggetto cautelato” a quello di “condannato definitivo”, la sua permanenza in carcere dunque rimane legata alla custodia cautelare. Secondo il Tribunale, perché la condanna possa essere considerata definitiva e irrevocabile ci devono essere tutti gli elementi. “La determinazione della pena, invero, – si legge sempre nell’ordinanza – costituisce un elemento essenziale della sentenza di condanna. Nel caso specifico il rinvio della Suprema corte di Cassazione per la rideterminazione della pena impedisce di ritenere irrevocabile la statuizione”. Carminati, insomma, non può essere ancora considerato un condannato definitivo e dunque, essendo scaduta la custodia cautelare, può uscire dal carcere.

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