Angolo della Salute

LA MUSICA PORTA SORRISI E SPERANZA NEGLI OSPEDALI

Locandina-evento


Esattamente dieci anni fa, nell’estate 2007, aveva luogo, presso il reparto di Oncologia dell’ospedale di Carrara, il primo concerto, che avrebbe in seguito dato forma al grande progetto di “Donatori di Musica”. Oggi, a distanza di dieci anni, Donatori di Musica è una realtà consolidata, che consiste in una rete di centinaia di musicisti, medici e volontari che realizzano e coordinano stagioni di concerti negli ospedali italiani. Tutto ebbe inizio nell’agosto 2007 al reparto di Oncologia dell’ospedale di Carrara. Questo reparto era un luogo inusuale: appena vi si entrava, si trova un flipper. Le pareti erano colorate, e piene di quadri e fotografie. La filosofia del primario, Maurizio Cantore (oggi presidente di Donatori di Musica, e primario presso l’Ospedale di Mantova), era (ed è) di far sentire i suoi pazienti il più possibile come persone vive, e dare loro una prospettiva di futuro, nonostante la consapevolezza che il tumore sia una malattia che può portare alla morte (ma non è un “male incurabile”, come purtroppo ancora oggi si suol dire). A Carrara nel luglio 2007 era arrivato Gian Andrea Lodovici, uno dei più importanti produttori discografici, colpito improvvisamente da un tumore allo stomaco. Maurizio Cantore gli chiese: “Qual è la tua professione?”. Lui rispose che organizzava concerti e incisioni discografiche. “Bene, allora perché non organizzi una stagione concertistica nel nostro reparto?”. Così Gian Andrea, che, appresa la gravità del suo male, aveva rinunciato a pensare al futuro (aveva appena scritto una lettera di addio a tutti gli amici), tornò a progettare e a guardare avanti, con entusiasmo. Ad agosto 2007 ebbe inizio la prima stagione Donatori di Musica. Gian Andrea morì il 5 gennaio 2008, non prima di aver realizzato il suo ultimo CD, “uno strumento per Oncologia”: un’antologia delle composizioni suonate in quella prima speciale “stagione”, per raccogliere fondi per acquistare un pianoforte. Lo strumento, un Bechstein mezza coda, è stato inaugurato nel marzo 2008, e da allora sono stati realizzati più di 400 concerti, organizzati in regolari stagioni: partendo da Carrara, sono state create altre stagioni “Donatori di Musica” in tanti altri ospedali e strutture sanitarie, grazie alla straordinaria ed entusiasta generosità di centinaia di musicisti professionisti che hanno aderito con gioia al progetto, facendosene ambasciatori.

Il format dei concerti, rimasto invariato negli anni, prevede che i musicisti parlino brevemente con il loro pubblico, per instaurare un rapporto di comunicazione ancor prima di iniziare a suonare. Il concerto dura 45 minuti, e al termine è previsto un momento conviviale con un buffet o aperitivo aperto a musicisti, pazienti, medici, volontari. I musicisti non suonano in frac, i pazienti sono incoraggiati a togliersi il pigiama, così come i medici a togliersi il camice. L’idea è che i pazienti non siano riconoscibili, e che si instaurino rapporti più profondi e di maggiore complicità tra medici, pazienti e infermieri.

Nel 2015 è stato pubblicato il libro di Luca Fumagalli “Donatori di Musica” (Curci, 2015), che racconta questa bellissima storia, spiegandone la filosofia e l’approccio anche ai lettori che non abbiano ancora avuto modo di conoscerla direttamente: http://www.edizionicurci.it/printed-music/scheda.asp?id=3316

Numerosi studi scientifici sono stati condotti in questi anni, e da essi è emerso che molti pazienti hanno un sonno più lungo e sereno dopo aver ascoltato il concerto, e che avvertono meno dolori quando affrontano la chemioterapia. Alcuni medici sostengono che se un ospedale acquista un pianoforte con questo scopo, lo potrebbe addirittura ammortizzare con il risparmio dei farmaci adiuvanti quali ansiolitici, antidepressivi e antalgici minori. Qui è consultabile lo studio scientifico “Live music intervention for cancer inpatients: The Music Givers format” pubblicato dagli psicologi Alessandro Toccafondi e Andre Bonacchi (Università di Firenze) per la  rivista Palliative and Supportive Care (Cambridge University Press, 2017):  https://doi.org/10.1017/S1478951517000165

Da parte mia posso affermare con assoluta certezza che donare emozioni, trasmettere l’arte dei grandi compositori ad un pubblico così speciale e assetato di bellezza – nonostante le difficoltà delle condizioni di salute – è una delle più profonde gratificazioni che un musicista possa immaginare. Quando si suona in un ospedale l’obiettivo non è più di dimostrare la propria bravura o di realizzare un’esecuzione impeccabile. Ciò che più conta è donare, attraverso la musica, attimi di speranza, di serenità, di gioia, a persone che si trovano in una situazione particolarmente difficile. E per questo sono particolarmente grato a quel pubblico “speciale”. Credo che l’intensità delle interpretazioni “donate” in questi concerti sia difficilmente ripetibile altrove. Donatori di musica sono anche loro, i pazienti, che mettono noi musicisti nella condizione di raggiungere più profonde vette poetiche. Auguro a tutti i miei colleghi di provare una simile, intensa esperienza umana ed artistica.

Roberto Prosseda

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