Giovani e Scuola

CYBERBULISMO PRIMO NEMICO IN RETE PER I RAGAZZI

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“Il Manifesto contro la comunicazione ostile, contro le parole dell’odio, va portato nelle scuole per consentire alle docenti, alle ragazze e ai ragazzi di ragionare su cosa succede quando si discute usando parole ostili e si utilizzano parole che poi spingono a violenze e discriminazioni”. Così il ministro dell’istruzione Valeria Fedeli parlando dell’hate speech e del cyberbullismo, a margine dell’evento sul tema organizzato questa mattina all’Unicredit Pavillon. Venti regioni, mille scuole e 30 mila studenti collegati in streaming per una conferenza che avviene in contemporanea a Milano, Trieste, Cagliari e Matera.
L’iniziativa serve a promuovere il Manifesto della comunicazione non ostile, per contrastare l’hate speech sul web ed é voluta da oltre al Miur, insieme all’università Cattolica e ad Unicredit
“Il fenomeno del cyberbullismo – ha proseguito Fedeli – ha avuto una larga diffusione negli ultimi anni perché non c’é consapevolezza di che cosa significa stare sulla rete. Bisogna dare gli strumenti alle ragazze e ai ragazzi per stare sulla rete. Non e’ un luogo anonimo, bisogna sapere che quello che si mette in rete, anche usando degli pseudonimi. In realtà sono parole che restano, parole che fanno male, parole che spingono a volte a forme estreme di dolore e a volte anche al suicidio. Pensiamo a cosa é successo a Carolina Picchio”. Secondo in sondaggio Doxa, condotta per il Telefono azzurro almeno il 40% dei giovani hanno avuto richieste sessuali da adulti in Rete. La metà dei ragazzi, poi, ha paura di essere contatta da persone che “non sono chi dicono di essere” e di ricevere richieste sessuali attraverso le app di gioco. Dall’indagine emerge anche che la maggior parte dei discorsi d’odio prendono di mira l’orientamento sessuale (23%), la razza (20%) e le caratteristiche fisiche.

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