Giovani e Scuola

SECONDO IL CENSIS IL LAVORO E’ LA CHIAVE DEL FUTURO DEI GIOVANI

LAVORO
 

E’ stato presentato un rapporto del Censis in collaborazione con Jobsinaction e Assolavoro (associazione delle agenzie per il lavoro) su giovani e lavoro, intitolato “Lavoro consapevole”. All’incontro ha partecipato anche la ministra dell’istruzione, Valeria Fedeli, la capogruppo PD in commissione lavoro e promotrice di jobsinaction, Annamaria Parenti, il presidente del Censis, Giuseppe De Rita, il segretario confederale responsabile del dipartimento lavoro della Cisl, Gianluigi Petteni, il presidente di Confindustria giovani, Alessio Rossi e il presidente di Assolavoro, Stefano Scabbio. A moderare il dibattito il giornalista de “La Repubblica” Riccardo Stagliano’.
Dallo studio del Censis, elaborato su un campione di mille giovani tra i 25 e i 34 anni, emerge che il confine tra occupazione, disoccupazione e inattività è sempre più sfumato. Il lavoro è saldamente al centro dell’interesse dei giovani e rimane l’orizzonte identitario per i ragazzi che lo considerano come veicolo indispensabile per poter realizzare le proprie aspirazioni. Secondo i dati, le nuove generazioni cercano in tutti i modi di combattere il rischio di esclusione sociale e per farlo sono disposti a svolgere un lavoro molto diverso a quello per cui hanno studiato (89,9% degli intervistati), ad accettare lavori discontinui (83,5%), ad accettare lavori manuali anche pesanti (69,1%), a cercare lavoro all’estero (58, 8). Secondo l’istituto di ricerca si può fare ancora molto dal lato delle politiche attive: i giovani sono informati su tutto ciò che viene elaborato dal dibattito politico sul lavoro, si pensi ai voucher, ma molto meno sui contenuti delle politiche attive, sulle riforme che riguardano i centri per l’impiego e sulle opportunità connesse al lavoro in somministrazione . Tra le azioni più efficaci che i giovani intervistati individuano per contrastare la disoccupazione giovanile emergono elementi contrastanti: tra chi sostiene siano necessari incentivi fiscali per le start up innovative giovanili (il 34,6%) a chi ritiene sia necessario uno sblocco del turnover nella pubblica amministrazione (il 32,9%) rispettivamente prima e seconda risposta. Subito dopo, il 31,2% ritiene che sia fondamentale sostenere maggiormente apprendistato e alternanza scuola-lavoro. Solo il 15, 9% ritiene sia necessario facilitare le attività delle agenzie per il lavoro e un piccolo 12,5% di potenziare le attività dei centri per l’impiego. Tra gli intervistati, il 12% proviene da famiglie di ceto sociale basso, il 51,9% da quelle con redditi medio-basso, mentre il 36% da famiglie del ceto medio-alto. Il 44% degli intervistati vive con la famiglia di origine, il 39,4% ha formato un proprio nucleo, infine il 16,5% vive fuori, ma senza aver formato un nucleo familiare proprio. Il 16,2% non sa rispondere alla domanda “Che contratto ha”. Dalle risposte alle interviste dell Censis emerge che i giovani utilizzano tutti i canali per trovare un lavoro. Tra i metodi utilizzati per la ricerca di lavoro il mezzo più usato (lo usa il 64,5% dei giovani) è quello dei siti internet e dei portali, subito dopo, il 53%, si rivolge a parenti, amici e conoscenti, il 48.,6% ha contattato un centro per l’impiego, il 44,4% ha contattato un’agenzia per il lavoro, il 44,2% ha inviato domande per un concorso pubblico, il 40,8 ha cercato sui giornali, il 36,4 su comunità online come LinkedIn. Fanalino di coda tra i metodi di ricerca troviamo un 27,5% di giovani che ha messo inserzioni sui giornali ho risposto agli annunci.
Per il 30% degli intervistati “Avere un lavoro che piace e corrisponde alle proprie aspirazioni” è una caratteristica fondamentale per contribuire alla propria felicità, una percentuale maggiore a quelli che credono che sia fondamentale avere un lavoro ben remunerato (ritenuto fondamentale per la propria felicità solo dal 13,7%) e anche a quelli che pensano che per essere felici sia essenziale avere solidi valori e ideali di riferimento (importante per il 18,6%). Simmetricamente il “lavoro negato”, ossia la disoccupazione protratta nel tempo, viene indicato come la più importante ingiustizia sociale, superiore per gravità ai divari di ceto, di reddito e di accesso ai servizi, alla casa e all’istruzione.
Per quanto riguarda studio e lavoro, il 26,9% dei giovani ritengono che il lavoro che svolgono non abbia alcuna connessione con il proprio percorso di studi, un 22,6% ritiene che questa connessione esista, ma sia marginale. Il 49,5 % ritiene che invece il proprio lavoro sia fortemente correlato con il proprio percorso di studi, percentuale che cresce al 61,9% per i giovani con laurea e diplomi post lauream. Alla richiesta di individuare le ragioni della disoccupazione giovanile, la risposta più ripetuta è lo spostamento in avanti dell’età pensionabile (il 46,3% di risposte), mentre per il 38,8 % la causa è il mancato funzionamento dei meccanismi che favorisce o l’incontro di domanda e offerta. Il Censis ha chiesto solo ai disoccupati e agli inattivi tra gli intervistati le ragioni per le quali non riescono a trovare lavoro: il 40,4% dei primi ritiene di non riuscire a trovare lavoro di nessun tipo nonostante lo cerchi attivamente, il 24,1 non ne trova uno adatto a sé, mentre il 50,3% dei secondi non lavora perché ha deciso di riprendere a studiare.

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