Sociale

ROMA: A SAN BASILIO SI COSTRUISCE L’IDEA DICOMUNITA’ CON LA “SANBA”

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SanBa
 il progetto artistico audiovisivo, orientato al quartiere San Basilio di Roma, è arrivato a conclusione. Iniziato nello scorso mese di marzo ha visto il coinvolgimento attivo dei cittadini del quartiere, delle scuole, del Municipio Roma IV, oltre che dei due muralisti internazionali Liqen e Agostino Iacurci, dell’Ater e delle associazioni ideatrici dell’evento: Walls e Kinesis. Lo scopo, per altro pienamente centrato e raggiunto, è stato quello di portare in vista il quartiere della periferia NordEst di Roma, San Basilio, attraverso l’arte pubblica della street art, un film documentario ed un laboratoro di scrittura creativa.

Come ha spiegato Simone Pallotta, curatore dell’evento, questo progetto: “Rappresenta realmente un intervento di Arte Pubblica perché ha reso gli abitanti del quartiere partecipanti attivi, tenendo conto dei loro desideri e delle loro esigenze manifestate in vere e proprio assemblee come se fossero riunioni di un unico grande condominio”. Inoltre aggiunge sempre Pallotta: “La differenza rispetto ad altri interventi di arte pubblica delle zone più centrali di Roma è netta, dal momento che il desiderio è di valorizzare territori difficili creando nuovi flussi dal centro alle periferie”. Il progetto SanBa si può quindi descrivere con tre parole che lo caratterizzano: Comunità, Rigenerazione e Sviluppo.

Con il senso di comunità, la gente del quartiere ha vissuto l’accoglienza tra loro dei due artisti che hanno partecipato alla vita del rione per comprendere e integrare le loro rappresentazioni artistiche con il vissuto quotidiano e la struttura sociale del posto. La voglia di Rigenerazione si avverte nel film documentario, realizzato dai ragazzi del Liceo Von Neumann, con cui hanno potuto illustrare l’intero evento dalla nascita al suo compimento. Voglia di Sviluppo è ciò che si vede “nella stazione SanBa”, una fermata immaginaria della metropolitana realizzata completamente in legno proprio da questi stessi ragazzi, insieme agli architetti del team Orizzontale, costruita nella piazza adiacente al circolo bocciofilo, a testimonianza di quel desiderio che anche li “i mezzi pubblici importanti” possano arrivare e fare diventare pure loro parte integrante del circuito cittadino della capitale.

Sviluppo, inteso come riscatto sociale, è il laboratorio di scrittura creativa, realizzato dai bambini della scuola elementare Gandhi insieme alla ceramista Ilaria Creta, con pensieri scritti su tavolette d’argilla, realizzate direttamente da loro, e incastonate in un murales tridimensionale in via Fabriano. Sviluppo come sinonimo di apertura sociale sono i manifesti del progetto, creati dagli studenti della scuola media Fellini durante il corso di serigrafia tenuto da Irene Rinaldi, con cui tutto il quartiere è stato tappezzato. Girando per il quartiere e ascoltando le voci della gente sicuramente l’entusiasmo è la prima cosa che si percepisce; ma anche l’orgoglio di appartenere a un quartiere oggi conosciuto, attraverso proprio questo progetto, in maniera nuova, diversa e lontana da come purtroppo la criminalità quotidianamente lo lascia raccontare.

E’ lo stesso orgoglio e senso di appartenenza espresso dal presidente del municipio Emiliano Sciascia, che dichiara giustamente: “Soddisfazione e gioia per il successo del progetto e di tutta la manifestazione, della vivacità dei colori dei murales e della voglia di riscatto che dimostra di avere tutta questa gente sana del quartiere”. Una frase, tra le tante ascoltate, e varie volte ripetuta mi è rimasta impressa. La gente di qui quando viene in centro dice “vado a Roma”, eppure loro sono Roma. Ma è la stessa gente che mi da la risposta poiché si sente, effettivamente, non appartenente a Roma. Percepisce la lontananza delle istituzioni locali e nazionali dai loro bisogni, dalle loro necessità dalla loro quotidianità. Soffre il senso dell’abbandono dello stato, vive il più alto tasso di disoccupazione della città, percepisce la scuola come l’ultimo avamposto delle istituzioni locali con il più alto tasso di abbandono da parte dei giovani, ma soprattutto è consapevole che non può essere l’arte a riqualificare un intero quartiere se per prima non agiscono: lo stato, le istituzioni e la politica.

Alfonso Benevento

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