Fatti di Roma

RICORDANDO ANDREA, EDUCARE AL WEB PER EVITARE LA GOGNA DA WEB

Roma sanpietrini


Proprio in queste ore, da quando negli uffici di piazzale Clodio sono stati convocati i suoi compagni di classe, si ritorna a parlare di Andrea ragazzo di appena quindici anni, del Liceo Scientifico Cavour di Roma, che lo scorso 20 novembre si è suicidato.

Ritornano in mente quei tragici momenti di quel ragazzo deriso dai suoi stessi compagni di scuola e che la società, quella in cui viviamo, non ha saputo ascoltare, capire, difendere, da chi pensava (o forse lo pensa ancora) di essere più forte.

Questi atteggiamenti dimostrano la cecità di tutti quanti noi adulti, di come in una metropoli come Roma, possano accadere fatti così raccapriccianti. Si capisce quanto oggi si stiano crescendo intere generazioni di giovani desiderosi di essere ascoltati dalle famiglie, dalla scuola, dalla società, ma di essere lasciati soli senz’ascolto perché noi adulti non siamo in grado di prestargliene.

L’avvocato che difende Andrea e la sua famiglia, sostiene con una regolare denuncia depositata in Procura che la morte di Andrea possa essere conseguenza di un altro reato: “La diffamazione ripetuta” cui il giovane sia stato sottoposto per mesi da compagni e amici. Addirittura i suoi amici gli avevano intitolato una pagina su Facebook in cui postavano foto e commenti denigratori su di lui. Ancora una volta è il mezzo multimediale per eccellenza a essere messo sotto accusa. Quello stesso mezzo che secondo come si usa può esserti amico o nemico.

Può spalancarti le porte della conoscenza, ma se finisce nelle mani sbagliate, ti si può torcere addosso come un boomerang.

Proprio oggi in America è stato pubblicato uno studio condotto su 1000 utenti di diversi social (Facebook; Twitter; Pinterest, Instagram o Tumblr) con età compresa tra i diciotto e i trentaquattro anni, il 29% si è pentito di aver pubblicato almeno per una volta una foto, una frase, un commento, che può nuocere a se stessi o ad altri anche sul lavoro. Ancora una volta la dimostrazione che l’abuso del social è ricorrente, qualcuno riesce ad avere il rimorso o il rimpianto del giorno dopo, ma in tanti pensano invece che avere massima libertà espressiva è sinonimo di civiltà.

Purtroppo sono diversi i casi di chi fatica, o non riesce proprio a risollevarsi dalla gogna del social che per alcuni è solo un gioco da far subire agli altri. E’ la società degli adulti, la scuola, che dovrebbe farsi carico dell’educazione ai media ed ai social media.

Quanto la società contemporanea è pronta e preparata per spiegare e diffondere il verbo del rispetto per l’altro, sul web come nella vita reale. Forse proprio dalla scuola si potrebbe iniziare da subito senza aspettare e rimandare, la partecipazione, l’educazione, la consapevolezza che Internet, i social, il web, sono strumenti di accrescimento ed arricchimento culturali se saputi utilizzare.

E’ il progresso tecnologico, che deve essere conosciuto e non nascosto, apprezzato per la parte migliore che può dare e non taciuto, da quanti lo usano e lo subiscono ma non hanno gli strumenti per apprezzarlo. Il sindaco Marino e il presidente Zingaretti colgano questo grido d’allarme e approntino da subito campagne informative e educative partendo proprio da dove si crea cultura: “La scuola” di ogni ordine e grado.

Alfonso Benevento

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