Religioni

PAPA FRANCESCO: “AMARE I FRATELLI NON È FACILE”

“Amare i fratelli non è facile, perché appaiono subito i loro difetti e le loro mancanze, e ritornano alla mente le ferite del passato”. Lo ha scritto il Papa nell’omelia preparata per i Secondi Vespri, a conclusione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, e letta nella Basilica di San Paolo fuori le Mura dal cardinale Koch. La celebrazione avrebbe dovuto prevedere la presenza del Pontefice, che ha però dovuto rinunciare a causa della ricomparsa della sua dolorosa sciatalgia.

“Nella realtà odierna, – ha scritto Bergoglio- veloce e complessa, è facile perdere il filo, tirati da mille parti. Tanti si sentono frammentati dentro, incapaci di trovare un punto fermo, un assetto stabile nelle circostanze variabili della vita. Gesù ci indica il segreto della stabilità nel rimanere in Lui. Abbiamo bisogno della preghiera come dell’acqua per vivere”.

Bergoglio, nell’omelia letta da Koch, si è soffermato sul valore della preghiera: “La preghiera non può che portare all’amore, altrimenti è fatuo ritualismo. Non è infatti possibile incontrare Gesù senza il suo Corpo, composto di molte membra, tante quanti sono i battezzati. Se la nostra adorazione è genuina, cresceremo nell’amore per tutti coloro che seguono Gesù, indipendentemente dalla comunione cristiana a cui appartengono, perché, anche se non sono “dei nostri”, sono suoi. Constatiamo tuttavia che amare i fratelli non è facile, perché appaiono subito i loro difetti e le loro mancanze, e ritornano alla mente le ferite del passato”. Da qui il monito: “Chiediamo al Padre di recidere da noi i pregiudizi sugli altri e gli attaccamenti mondani che impediscono l’unità piena con tutti i suoi figli. Così purificati nell’amore, sapremo mettere in secondo piano gli intralci terreni e gli ostacoli di un tempo, che oggi ci distraggono dal Vangelo”.

C’è poi un terzo cerchio dell’unità, “il più ampio, – ha scritto il Papa – è l’umanità intera. Possiamo riflettere, in questo ambito, sull’azione dello Spirito Santo. Nella vite che è Cristo Egli è la linfa che raggiunge tutte le parti. Ma lo Spirito soffia dove vuole e ovunque vuole ricondurre all’unità. Egli ci porta ad amare non solo chi ci vuole bene e la pensa come noi, ma tutti, come Gesù ci ha insegnato. Ci rende capaci di perdonare i nemici e i torti subiti. Ci spinge ad essere attivi e creativi nell’amore. Ci ricorda che il prossimo non è solo chi condivide i nostri valori e le nostre idee, ma che noi siamo chiamati a farci prossimi di tutti, buoni Samaritani di un’umanità vulnerabile, povera e sofferente – oggi tanto sofferente -, che giace per le strade del mondo e che Dio desidera risollevare con compassione. Lo Spirito Santo, autore della grazia, ci aiuti a vivere nella gratuità, ad amare anche chi non ci ricambia, perché è nell’amore puro e disinteressato che il Vangelo porta frutto”. Quindi, il monito per la cura dell’ambiente: “Lo Spirito, che rinnova la faccia della terra, ci esorta anche a prenderci cura della casa comune, a fare scelte audaci sul modo in cui viviamo e consumiamo, perché il contrario del portare frutto è lo sfruttamento ed è indegno sprecare le preziose risorse di cui tanti sono privi”. 

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