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OSSERVASALUTE: LAZIO REGIONE CON IL MINOR RISCHIO DI ALCOLISMO GIOVANILE, MA CON MAGGIOR NUMERO DI FUMATORI

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Il Lazio è la Regione in cui vivono meno giovani con consumi pericolosi di alcolici, infatti la prevalenza di consumatori a rischio di 11-17 anni è la minore in Italia per entrambi i sessi, pari al 12,0% dei maschi (valore medio Italiano 22,0%), al 9,8% per le femmine (valore medio italiano 17,3%), per un totale dell’11,0% dei giovani in questa fascia d’età (valore medio italiano 19,7%). Per consumi a rischio si intendono comportamenti quali l’eccedenza quotidiana rispetto ai limiti raccomandati (in realtà i giovani mon dovrebbero proprio consumare alcolici quindi viene considerata eccedenza qualunque tipo di consumo da parte loro) o la pratica del binge drinking. Ma il Lazio è la Regione con più fumatori: sono il 23,6% della popolazione regionale di 14 anni e oltre (media nazionale 20,9% – anno 2013).

Sono alcuni dei dati che emergono dalla dodicesima edizione del Rapporto Osservasalute (2014), un’approfondita analisi dello stato di salute della popolazione e della qualità dell’assistenza sanitaria nelle Regioni italiane presentata oggi all’Università Cattolica del Sacro Cuore. L’indagine è pubblicata dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane che ha sede presso l’Università Cattolica e coordinata dal Professor Walter Ricciardi, direttore dell’Osservatorio e del dipartimento di Sanità Pubblica del Policlinico Universitario “Agostino Gemelli”, il rapporto è frutto del lavoro di 195 esperti di sanità pubblica, clinici, demografi, epidemioligi, matematici, statistici ed economisti distribuiti su tutto il territorio italiani che operano presso Università e numerose istituzioni pubbliche nazionali, Regionali e Aziendali (Ministero della Salute, Istat, Istituto Superiore dì Sanità, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto Nazionale Tumori, Istituto Italiano di Medicina Sociale, Agenzia Italiana del Farmaco, Aziende Ospedaliere e Aziende Sanitarie, Osservatori Epidemiologici Regionali, Agenzie Regionali e Provinciali di sanità Pubblica, Assessorati regionali e Provinciali alla Salute).

ANZIANI – Nel Lazio nel 2013 il 10,5% dei cittadini ha tra 65 e 74 anni, a fronte di una media nazionale del 10,6%, mentre le persone tra 75 e 84 anni sono il 7,3% della popolazione regionale, a fronte di una media nazionale del 7,6%. Gli anziani di 85 anni ed oltre sono il 2,9% della popolazione regionale, a fronte di una media nazionale del 3%.

SPERANZA DI VITA – Nel Lazio i maschi hanno guadagnato 2,1 anni di vita dal 2002 al 2012, passando da una speranza di vita alla nascita di 77 anni a una di 79,1. Nello stesso arco di tempo le donne hanno guadagnato 1,3 anni di vita passando da 82,5 a 83,8. La mortalità nel Lazio è pari a 108,2 per 10.000 abitanti tra i maschi contro una media nazionale di 106 per 10.000 abitanti, mentre è paro a 69,8 per 10.000 abitanti tra le donne (67,1 media nazionale).

CONSUMO DI FARMACI – per quanto riguarda il consumo territoriale di farmaci a carico del SSN nel 2013 il Lazio presenta un consumo di 1.190 DDD/1.000 ab die, il maggior livellp do consumo in Italia, a fronte di un valore medio nazionale.di 1.032. Nello stesso anno la spesa pro capite per consumo di farmaci a carico del SSN è paro a 216,2 euro (la media nazionale è di 187,7 euro).

A livello nazionale in 10 anni è migliorata la salute degli italiani, ma la minaccia arriva da ritardi e carenza di investimenti in prevenzione. Sedentarietà e altre cattive abitudini dure a morire restano i principali nemici degli italiani. La crisi economica legata all’invecchiamento e all’aumento dell’aspettativa di vita rendono ancora più urgenti interventi preventivi mirati per garantire una vecchiaia attiva e in salute.

“Morire per mancanza di prevenzione – ha dichiarato Roberta Siliquini, presidente del Centro Superiore di Sanità – è inaccettabile e insostenibile economicamente. Gli italiani non seguono stili di vita sani e per questo dovremmo ripensare alle nostre azioni preventive. Bisogna puntare quindi a modalità di comunicazione mirate che vadano ad impattare sulle fasce a rischio individuate”.

“Siamo entrati in una nuova fase – ha affermato Walter Ricciardi, direttore dell’osservatorio – strutturale, nella quale incertezza e precarietà non sono eccezionali, ma consuetudine. Appare quanto mai preoccupante lo scenario che si prospetta per il settore della sanità, uno dei pilastri del sistema welfare del nostro paese. È impensabile che stiano tornando casi di trasmissione di aids, sifilide e gonorrea tra i giovani. Le azioni da intraprendere sono tre: investire nella prevenzione, poiché solo questa salva la vita delle persone. Rafforzare le informazioni per i cittadini che sono sempre di più disinformati e riorganizzare i servizi, realizzando concretamente il patto stato regioni”.

Giuseppe Pallotta

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