Religioni

MORTO DON GIUSEPPE SORANI, DI FAMIGLIA EBREA SI SALVÒ DAL RASTRELLAMENTO DEL GHETTO DEL 1943

FOTO DON GIUSEPPE SORANI


Presso il Centro Don Orione, poco prima della mezzanotte tra il 19 e il 20 settembre 2018, è morto Don Giuseppe Sorani, sacerdote religioso dei Figli della Divina Provvidenza di Don Orione. Di famiglia ebrea, la sua storia è fortemente segnata dagli avvenimenti del periodo delle leggi razziali e della persecuzione che in Italia esplose durante l’occupazione nazista dall’ottobre del 1943 al giugno del 1945. Quando aveva 14 anni, fu accolto e salvato assieme al fratello Giovanni nella casa orionina di Via Induno a Trastevere. Il 29 giugno 1945 ricevette il Battesimo e poi si avviò alla consacrazione come religioso e sacerdote orionino. Amava ripetere: “Ho passato i mio primo ventennio di vita come ebreo, il secondo come cristiano, il terzo – dopo il Concilio Vaticano II – come ebreo cristiano”.

È stato uno dei protagonisti del dialogo ebraico-cristiano e dell’ecumenismo post-conciliare. Per molti anni ha offerto il suo contributo nel SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), è stato animatore dell’Amicizia ebraico-cristiana, membro della Commissione diocesana di Roma per l’ecumenismo e il dialogo.

Lui stesso si racconta: “Dopo la caduta del governo fascista, il 25 luglio 1943, a Roma ci fu un momento di euforia popolare con manifestazioni e saccheggi dei simboli fascisti. Quell’esaltazione fu gelata improvvisamente quando i nazisti ripresero il controllo di Roma dopo la famosa battaglia a San Paolo, l’8 settembre. Poi, come noto, il 16 ottobre di quel 1943, ci furono la razzia e gli arresti nel ghetto di Roma cui seguì la ricerca, da parte dei nazisti e del fascismo, degli ebrei che abitavano anche fuori del ghetto. Dall’anagrafe del Comune avevano tutte le indicazioni sugli ebrei. Quello è stato il momento più brutto perché hanno deportato e ucciso molta gente”.

Sempre don Sorani: “Tutti ci siamo nascosti come potevamo, nei paesi, nei casolari. Il papà, Garibaldo, era medico condotto e la nostra famiglia viveva, benvoluta, alla stazione sanitaria di Acilia. Mamma, Emma, era morta qualche anni prima per le angustie delle leggi razziali del 1938. Io ero un ragazzo di 14 anni e mio fratello Giovanni ne aveva 16. In un primo tempo, papà ci ha nascosti presso qualche contadino che ci conosceva. Dopo lo sbarco di Anzio del 22 gennaio 1944, siamo venuti a Roma, in un appartamentino in via Giovanni Miani, dalle parti di Porta Ostiense, che i miei avevamo in affitto; qui siamo rimasti nascosti solo noi due. Papà trovò protezione all’ospedale Fatebenefratelli dell’isola Tiberina, sotto altro nome, alternandosi nel ruolo di medico e in quello di ammalato, a secondo dell’opportunità. Poi, quando c’è stato lo sfollamento di Acilia ed era troppo pericoloso per noi due rimanere nell’appartamento di via Miani, io e Giovanni siamo stati portati all’Istituto di Don Orione di Via Induno, a Trastevere, come orfani sfollati. Eravamo piccoli di statura ma già grandi di età; ci portarono amici nostri del Comune di Roma, senza dire niente della nostra realtà ebraica: solo che eravamo sfollati”.

Dopo un rapido periodo di declino, Don Sorani si è spento all’età di 88 anni di età, 68 di professione religiosa e 60 di sacerdozio. Era nato a Roma, il 29 dicembre 1929. La Salma può essere visitata nella Cappella dell’Istituto Mutilatini di Via della Camilluccia 112. La Messa di commiato sarà celebrata nella Parrocchia Mater Dei alle ore 11 di venerdì 21 settembre.

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