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LA VERITÀ SU TORRE MAURA: TRA I ROM RICOLLOCATI ANCHE MALATI, DISABILI E DONNE INCINTE

Il pulmino, con a bordo i nove nomadi, che ha lasciato il centro di accoglienza a Torre Maura, alla periferia di Roma, 3 aprile 2019.  ANSA/MASSIMO PERCOSSI
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Gravidanze all’ultimo mese, 32 bambini, disabili gravissimi, uomini e donne con gravi patologie, anziani e anche un italiano. Sono le 77 persone che dovevano essere accolte nel centro di via Codirossoni a Torre Maura e che invece sono state portate via dal Campidoglio dopo le veementi proteste dei residenti, supportati da Casapound e Forza Nuova. Ora alcuni di loro sono tornati nei campi, altri sono stati distribuiti nei centri ordinari di accoglienza delle fragilità del Campidoglio, dove uno di loro questa notte è morto. A raccontarlo questa mattina durante la seduta della commissione capitolina Trasparenza dedicata alla vicenda è stata la dirigente responsabile della direzione Accoglienza e Inclusione del dipartimento Politiche sociali e direttrice dell’ufficio speciale rom, sinti e camminanti, Michela Micheli. “Dopo i disordini – ha spiegato – abbiamo fatto un’azione di ricollocamento di tutte le persone in tutte le strutture ordinarie dell’accoglienza delle fragilità della città, insieme a italiani, altri rom e immigrati, ciascuno a seconda dei posti che avevamo a disposizione. Abbiamo dato un’alternativa di accoglienza. Alcuni non hanno accettato la separazione con il coniuge che avrebbe dovuto essere ricollocato in una struttura protetta per madri con bambino e hanno preferito prendere una strada autonoma”. Micheli è poi entrata nel dettaglio: “In sessanta erano stati spostati da Toraldo a Codirossoni perché in 17, tre famiglie, non hanno fatto in tempo ad arrivare quando erano già iniziati i disordini. Erano tre famiglie con bambini piccoli, una aveva avuto un neonato tre giorni prima. Venivano dalla chiusura del Camping River e non hanno accettato la divisione familiare hanno dormito fuori alcune notti, e adesso, due famiglie hanno deciso di rientrare nel campo di via Candoni, un’altra in quello de La Barbuta”.

La dirigente capitolina Micheli ha poi parlato dei sessanta rom che invece erano entrati in via Codirossoni, a Torre Maura, ma sono stati costretti ad abbandonare la struttura. “Tre adulti, due uomini anziani, di cui uno è deceduto questa notte, e una donna siero positiva sono stati portanti in un centro nel municipio VII, dov’è stato portato anche un nucleo familiare di cinque persone, 4 adulti e un minore disabile. Tre adulti con fragilità socio-sanitarie e due minori sono stati invece trasferiti in un centro del V municipio, dove sono stati portati anche un nucleo di due adulti e quattro minori e un altro di sei persone, tre minori, una donna disabile gravissima e un uomo con una patologia neurologica certificata. Una coppia con due bambini molto piccoli è stata invece portata in una struttura nel XV municipio. Poi c’è il capitolo di chi ha rinunciato all’accoglienza o è tornato nei campi. Non solo rom. Tra loro, ha raccontato Micheli, anche un italiano “con gravi problemi psichiatrici diagnosticati che abbiamo provato collocare in diverse strutture senza successo, e alla fine se n’è andato spontaneamente”. “Un altro gruppo – ha spiegato ancora la dirigente – era composto da cinque persone, due adulti, lei incinta al nono mese, e tre bimbi piccoli. Non volevano separarsi e ci hanno pregato di raggiungere il campo rom di via Candoni perché tra pochi giorni lei partorisce”. Stessa sorte toccata a una madre e al suo bambino che hanno preferito tornare anche loro nel campo di via Candoni. Infine una famiglia di tre persone, mamma (anche lei incinta), papà e bambino “hanno rifiutato e ci hanno detto che sarebbero andati presso parenti”. Micheli ha infine parlato degli effetti del trasferimento obbligato sul rapporto con la cooperativa che vinse la gara per la gestione del centro di via Codirossoni: “Il rapporto contrattuale con Medihospes è stato sospeso. Codirossoni era stata allestita per la semi-autonomia quindi rescindere il contratto comporta un importante rischio di contenziosi”. (Xcol4)

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