Angolo della Salute

LA SAPIENZA E HARVARD ALLEATE PER NUOVO APPROCCIO IMMUNOTERAPICO AI TUMORI

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Due università, Sapienza e Harvard, alleate per sconfiggere i tumori con un nuovo approccio per l’immunoterapia del cancro. Il team internazionale ha identificato infatti una nuova terapia per i linfomi associati a infezione virale, che impedisce al tumore di evadere la risposta immunitaria.

I ricercatori hanno sfruttato un metodo innovativo, recentemente brevettato dai due atenei, per studiare l’interazione fra le cellule del sistema immunitario e quelle tumorali. I risultati dello studio sono pubblicati su ’Leukemia’. “Questa ricerca – sottolineano dalla Sapienza – amplia lo scenario dell’immunoterapia, a oggi basata prevalentemente sull’uso di anticorpi monoclonali con un margine di successo solo nel 20-40% dei casi”. Le cellule cancerose sono molto abili a eludere il sistema immunitario.

Numerosi studi hanno evidenziato la capacità del tumore di bloccare la risposta di difesa dell’organismo, producendo nel tempo proteine (per esempio Pd-L1) in grado di frenare l’attività delle cellule immunitarie, come i linfociti T, evidenzia la nota della Sapienza. In questo contesto, la ricerca coordinata da Pankaj Trivedi della università capitolina, in collaborazione con il Beth Israel Deaconess Medical Center (Bidmc) afferente alla Harvard Medical School, suggerisce un nuovo approccio terapeutico per i tumori di origine infettiva. I risultati sottolineano come due azioni combinate possano essere applicate per neutralizzare il meccanismo di immunoevasione: da una parte sfruttando anticorpi che ’rimuovano’ il freno all’attività dei linfociti T; dall’altra inserendo piccole molecole di Rna nella cellula tumorale in modo che non produca più la proteina ’frenante’.

Considerato che circa il 15% di tutti i tumori umani hanno un’origine infettiva – spiega ancora la Sapienza – il team di ricerca ha identificato il meccanismo di immunoevasione di un virus, l’Epstein-Barr Virus (Ebv), associato al linfoma di Burkitt, il linfoma diffuso a grandi cellule B, il linfoma di Hodgkin e il carcinoma nasofaringeo. L’osservazione diretta dell’interazione fra le cellule T del sistema immunitario e quelle tumorali è stata possibile grazie a un chip 3D in microfluidica, un metodo innovativo sviluppato da Eleni Anastasiadou laureata alla Sapienza, attualmente ricercatrice a Harvard e primo autore dello studio, che ha ottenuto un brevetto congiunto fra Bidmc, Harvard Medical School e Sapienza. Grazie a questo metodo i ricercatori hanno descritto il comportamento del virus e i conseguenti processi molecolari.

“Diversi tumori molto aggressivi – afferma Pankaj Trivedi del Dipartimento di Medicina sperimentale della Sapienza – esprimono sulla superficie delle loro cellule la molecola Pd-L1, che legandosi al recettore dei linfociti T, Pd-1, li disattiva, ingannando in questo modo il nostro sistema immunitario”. “La speranza è che la combinazione di anticorpi diretti contro Pd-L1 e di molecole di Rna – conclude Trivedi – possa avere una maggiore efficacia rispetto alle terapie tradizionali e aumentare significativamente le possibilità di successo fra i casi”.

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