Fatti di Roma

IL MEGLIO IN EDICOLA DI VENERDÌ 16 GENNAIO 2015

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corriere della sera

Salario accessorio, trovato l’accordo Scoppia la tregua in Campidoglio (Ernesto Menicucci)

Dall’atto unilaterale di fine luglio all’accordo di metà gennaio. Nella trattativa fra Campidoglio e sindacati, conclusasi l’altra notte con la sospirata «fumata bianca», c’è tutta l’inversione «a U» compiuta dall’amministrazione Marino sui dipendenti comunali. Il finale, dopo mesi di scontro durissimo, è dolce come lo zucchero. L’accordo verbale, raggiunto alle quattro di notte, c’è già. Ma, come si dice nei contratti dei calciatori, per il sì definitivo manca solo la firma. Che arriverà, presumibilmente, tra «massimo 48-72 ore» (come dice Marino), quando gli uffici del Comune stileranno fisicamente il nuovo contratto. Le sigle dei lavoratori, però, sono soddisfatte: «Se non ci sono modifiche dell’ultima ora, va bene così». Secondo Marino «i sindacati hanno capito, ha prevalso la ragionevolezza. Abbiamo investito su merito e qualità dei servizi». […]

La cifra complessiva sul salario accessorio, 157 milioni di euro, verrà spesa per intero, senza il «taglio» da 60 milioni che si era paventato. Nei vari progetti di produttività, rientrano anche quelle categorie che fino all’altro ieri erano escluse: lavoratori museali, autisti, notturni. E si avvieranno altri interventi per gli uffici anagrafici, quelli che Marino ha aperto fino alle 18.30: l’ipotesi è che ci si possa recare anche su appuntamento. Sui vigili, vengono confermate tutte le anticipazioni: gli agenti non dovrebbero perdere neppure un euro in busta paga.

Mentre per le maestre, il nuovo piano (da 27 a 30 ore di lavoro coi bambini, sostituzione della malattia solo dalla seconda maestra in poi) partirà a settembre. Significa che, nelle pieghe di Bilancio, il Campidoglio dovrà trovare 6 milioni di euro, quelli che avrebbe risparmiato «tagliando» le supplenze. In generale, però, è il dato politico che conta. La «guerra» tra Campidoglio e dipendenti sembra finita, un attimo prima che i sindacati dichiarassero lo sciopero generale. […]

Messaggero
La svolta del Lazio: in 3 mesi già 2.140 posti di lavoro in più

Imprese, è iniziata la svolta sul fronte dell’occupazione: la ripresa è cominciata, ci sono 2.140 posti di lavoro in più nel primo trimestre 2015 e la nostra regione a trainare lo sviluppo. Ad annunciarlo è Unioncamere, che a livello nazionale prevede l’assunzione nello stesso periodo di 209.700 persone (201.300 invece le uscite previste) in base al monitoraggio trimestrale fatto assieme al Ministero del Lavoro nell’ambito del Sistema informativo Excelsior. Al Centro Italia, la regione trainante si conferma il Lazio, in controtendenza rispetto a tutte le altre, con Roma che da sola supera, con un saldo attivo di 2.500 unità, il dato medio regionale. Secondo i dati del monitoraggio, nella nostra regione i lavoratori complessivi in ingresso sono 20.820, in uscita 18.680 con un saldo positivo di 2.140 nuovi posti di lavoro. Anche Latina incrementa i posti di lavoro di 140 unità. Segno negativo invece per Viterbo -160, Rieti -80 e Frosinone -260.

Excelsior rileva un recupero delle entrate in valore assoluto, previste in aumento del 13,4% rispetto al I trimestre 2014 e una risalita delle assunzioni con contratto a tempo indeterminato (45.600 quelle preventivate entro marzo 2015 a fronte delle 39mila del I trimestre dello scorso anno). […]

Soddisfatto il presidente della Regione, Nicola Zingaretti: «La svolta nell’occupazione annunciata dai dati Unioncamere è la migliore testimonianza che stiamo vincendo anche questa sfida. Un obiettivo a cui putiamo unendo il rigore all’innovazione per sostenere le imprese e aiutare i cittadini nella ricerca di un impiego. Abbiamo scommesso sin dall’inizio sulle politiche attive e abbiamo investito in poco più di un anno circa 100 milioni di euro per nuove opportunità di lavoro e oltre 140 milioni di euro di fondi in arrivo con la nuova programmazione europea». […]

 

Repubblica
Rifiuti speciali e abiti usati Mafia capitale e camorra gestivano i cassonetti gialli (Maria Elena Vincenzi)

Chi lo avrebbe mai immaginato che quei cassonetti gialli dove molti lasciano gli indumenti vecchi potessero trasformarmi in un business illegale da milioni di euro? E invece è successo a Roma dove ieri gli agenti della squadra mobile, con la collaborazione di quelli della polizia provinciale, hanno notificato 14 ordinanze di custodia cautelare. Il business dell’associazione era proprio quello dei vestiti usati, recuperati nei cassonetti e venduti sul mercato africano, principalmente in Tunisia, senza averli prima trattati come previsto dalle legge.

[…] i vestiti lasciati dai cittadini nei cassonetti dedicati erano stoccati in punti di raccolta, ma non venivano “bonificati” prima dell’export: “l’igienizzazione” prevista dalla legge veniva certificata grazie a una serie di documentazioni false. Era questo il modo per rendere l’affare particolarmente vantaggioso: saltare quei passaggi, significava abbattere i costi e, quindi, guadagnare di più. Tra i personaggi principali dell’inchiesta, Danilo Sorgente, capo delle cooperative New Horizons Onlus e B&B Ecology, Rodolfo Marcello Ocana di Lapemaia, ma soprattutto Pietro Cozzolino. Formalmente un socio della coop di Sorgente, in realtà boss dell’omonimo disciolto clan camorristico, attivo nell’area vesuviana di Napoli fino agli anni Novanta. Secondo gli investigatori, Cozzolino, insieme al fratello Aniello, avrebbe messo a disposizione di Sorgente i contatti in Campania e la sua esperienza criminale.

Il sospetto di chi indaga è che anche questo giro d’affari sia avvenuto all’ombra di Mafia Capitale. […] Per il giudice, Simonetta D’Alessandro, «l’assenso» di Buzzi «è stato la premessa della ripartizione del territorio per la raccolta del tessile». Perché, continua il magistrato nell’ordinanza, «non può non pensarsi che la delibera, che aveva ripartito nel 2008 il territorio comunale in competenze ai consorzi dell’Ati Roma Ambiente, non obbedisca alle logiche spartitorie» e «non abbia coltivato le finalità speculative, rientranti negli interessi di Buzzi».

 

Tempo
Intascavano le vincite videolottery Presa la banda della truffa sul web (Luca Caso)

Una truffa milionaria sul web messa in atto da una banda di 11 persone, di cui 10 italiani e un romeno, specializzate negli accessi abusivi al sistema informatico di GTECH spa, cui hanno sottratto un milione e mezzo di euro attraverso false vincite con le cosiddette videolottery. Gli organizzatori sono due fratelli romani di 43 e 47 anni, Giorgio e Stefano Morroni. Quest’ultimo aveva accesso al sistema di GTECH, consulente informatico della società, che è uno dei concessionari incaricati della gestione dei giochi pubblici con vincite in denaro del ministero di Economia e Finanze.

In tal modo aveva libero accesso al sistema informativo che gestisce giocate e vincite e poteva inserire fraudolentemente i dati dei beneficiari di vincite in realtà mai avvenute. I soldi venivano poi fatti transitare sui conti correnti di persone compiacenti, individuate dal fratello Giorgio che, a fronte del riconoscimento di una provvigione del 20% circa, si prestavano al riciclaggio. La truffa è stata però smascherata dalle Fiamme gialle del Nucleo di polizia tributaria che, coordinati dalla Procura, sono riusciti anche a sequestrare l’intero gruzzolo degli indagati, circa 800 mila euro, nonché immobili ed esercizi commerciali per un valore di circa 700 mila euro.

[…] Le Fiamme gialle hanno anche scoperto all’interno del locale commerciale di uno degli appartenenti alla banda, in via Flaminia, due video delle telecamere di sorveglianza nel locale che documentano il pestaggio di uno dei riciclatori che non erano riusciti a restituire il denaro. Aggressione ripetuta alcuni mesi dopo, con minacce di morte da altri due presunti componenti della banda, Angelo Franchi e Alessandro D’Alessandro. Per i fratelli Morroni e per Franchi e D’Alessandro è stata disposta la custodia cautelare in carcere.

 

avvenire
Aberrante uccidere in nome di Dio ma la fede degli altri va rispettata (Mimmo Muolo)

Non si può uccidere in nome di Dio. Ma anche la libertà di espressione ha un limite. Che è precisamente quello che «non si può insultare la religione degli altri». Franco ed esplicito come di consueto, Francesco non gira intorno ai problemi e ai media d’Oltralpe che gli pongono la domanda sul rapporto tra libertà di pensiero e libertà religiosa (temi toccati dal Papa anche nei discorsi in Sri Lanka) risponde ribadendo da un lato il principio assoluto della non violenza, ma dall’altro invocando rispetto per le credenze religiose. […]

Il riferimento ai fatti della capitale francese è esplicito. «Andiamo a Parigi, parliamo chiaro», dice il Papa quando gli viene posta la domanda. Quindi articola il suo pensiero: «Libertà religiosa e libertà di espressione sono diritti umani fondamentali – esordisce –. Ognuno ha il diritto di praticare la propria religione senza offendere, liberamente, e così vogliamo fare tutti». Dunque, come già affermato in altre occasioni, ribadisce: «Non si può offendere, fare la guerra o uccidere in nome della propria religione, in nome di Dio. E se adesso ci stupiamo di quanto succede, dobbiamo ricordare la nostra storia e riconoscere che anche noi siamo stati peccatori in tal senso. Lei pensi alla notte di san Bartolomeo», dice al giornalista de La Croix che gli ha fatto la domanda (il riferimento è alla strage degli Ugonotti, nel 1572, ndr).

«Ma non si può uccidere in nome di Dio – ripete Francesco –. È una aberrazione. Ognuno deve poter praticare la propria religione senza offendere, senza imporre e senza uccidere».

Tuttavia, prosegue il Papa, «ognuno ha non solo il diritto e la libertà, ma anche l’obbligo, di dire quello che pensa per aiutare il bene comune. Ma senza offendere». E qui fa un esempio per farsi comprendere meglio. «È vero che non si può reagire violentemente, ma se il dottor Alberto Gasbarri mio grande amico (l’organizzatore dei viaggi papali, che è al suo fianco, ndr), dice una parolaccia contro la mia mamma, si aspetta un pugno. È normale. Non si può provocare, non si può insultare la fede degli altri, non si può prendere in giro la fede». Papa Benedetto, ricorda quindi Francesco, «aveva parlato in un suo discorso di questa mentalità post positivista secondo cui le religioni sono una sorta di sottocultura. Sono tollerate, ma sono poca cosa. Questo è un retaggio dell’Illuminismo e tanta gente sparla di altre religioni, le prende in giro, si prende gioco della religione degli altri. Questi provocano e può accadere quello che accadrebbe al dottor Gasbarri se dicesse qualcosa contro la mia mamma». «C’è un limite – ripete il Papa –. Ogni religione ha dignità. Ogni religione che rispetta la vita e la persona umana. E io non posso prenderla in giro. E questo è un limite. Ho preso questo esempio del limite, per dire che nella libertà di espressione ci sono dei limiti».

L’argomento della libertà religiosa e della sfida fondamentalista ritorna anche in altre domande. Gli chiedono ad esempio se teme per la sua incolumità e quella dei fedeli che lo incontrano e come si può rispondere a queste minacce. «Il miglior modo per rispondere – ribatte – è la mitezza. Essere mite, umile. Io sono qui. Ma c’è gente che non capisce questo. A me preoccupano davvero i fedeli e ne ho parlato con la sicurezza vaticana, c’è il dottor Giani (il capo della gendarmeria vaticana, ndr) che è l’incaricato di questo. Ho paura, ma ho un difetto: una bella dose di incoscienza. Qualche volta mi son fatto la domanda: se mi accadesse questo? Ho detto: ‘Signore soltanto ti chiedo una grazia. Che non mi faccia male’. Perché non sono coraggioso davanti al dolore. Sono nella mano di Dio. Ma so che si prendono misure di sicurezza adeguate».

Il Papa condanna poi gli attentati kamikaze, specie quando coinvolgono i bambini. Chi li commette o li organizza è affetto, dice, da una forma di «squilibrio umano, non so se anche mentale». Tanti missionari danno la vita per il bene delle loro comunità. Ma non si può accettare che qualcuno dia la vita per distruggersi e di- struggere. Quanto poi ai bambini, il Papa ricorda con dolore le tante forme di sfruttamento – sul lavoro, come schiavi, di carattere sessuale – cui vengono sottoposti. […] Si passa quindi all’argomento ecologico, dato che Sri Lanka e Filippine sono state toccate negli anni scorsi da disastri naturali. La colpa dei cambiamenti climatici è principalmente degli uomini? «In effetti – risponde Francesco – in grande parte è l’uomo che schiaffeggia la natura. Ricordo ciò che mi diceva un vecchio contadino. Dio perdona sempre. Gli uomini alcune volte. La natura mai. Se la schiaffeggi, lei schiaffeggerà te. E credo che abbiamo sfruttato troppo la natura». Il Papa cita la deforestazione dell’Amazzonia «polmone del mondo», le monocolture che a lungo andare inaridiscono la terra. Fa riferimento a Hiroshima come evento disastroso. Ma nota che «grazie a Dio oggi ci sono voci » che lanciano l’allarme. «Vorrei ricordare il mio amato fratello Bartolomeo (patriarca di Costantinopoli, ndr) che da anni predica su questo. Io ho letto tanti suoi scritti per preparare l’enciclica». E proprio a proposito del documento in gestazione, Bergoglio annuncia che nel mese di marzo dedicherà una settimana al lavoro di definitiva revisione del testo, dopo che la terza bozza è stata esaminata dalla Congregazione per la dottrina della fede, dalla II sezione della Segretaria di Stato e dal teologo della Casa pontificia «perché verificassero che io non dica stupidaggini». «Se il lavoro delle traduzioni va bene – prevede – a giugno o luglio potrà uscire. L’importante è che ci sia un po’ di tempo tra l’uscita dell’enciclica e il Summit di Parigi (nel mese di dicembre, ndr) ». In vista del quale afferma: «Speriamo che a Parigi siano più coraggiosi» nell’adottare misure di salvaguardia del creato.

[…] E quanto al rapporto con il buddhismo, che fino al secolo scorso era considerato dai missionari una religione del diavolo, il Papa ha detto: «Quando facevo il catechismo io, andavano all’inferno anche i protestanti. Ma nella nella Chiesa è cresciuto molto il rispetto e la consapevolezza dei valori che ci sono nelle altre religioni, come insegna il Concilio Vaticano II. Ci sono stati tempi oscuri, ma dobbiamo dirlo senza vergogna, perché anche noi siamo in un continuo cammino di conversione dal peccato alla grazia. E questa interreligiosità, sempre rispettandosi come fratelli, è una grazia».

 

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Anderson senza pace: out 20 giorni. Arriva Hoedt (Stefano Cieri)

Sembra un poema epico più che la normale narrazione delle vicende di un calciatore. Quel che sta accadendo a Felipe Anderson ricalca le vicende di certi eroi della mitologia greca che, quando si avvicinavano troppo agli dei, venivano poi brutalmente puniti per aver osato tanto. E così il giocatore della Lazio nel giro di pochi giorni è passato da una situazione paradisiaca (prestazioni da fenomeno, gol e assist, elogi e paragoni con Cristiano Rolando) a una serie di guai da non credere.

Prima la tragica vicenda che ha visto protagonista il padre in Brasile (lunedì ha investito, uccidendole, due persone al termine di un inseguimento con la sua auto), ora un infortunio che lo mette fuori causa per almeno una ventina di giorni. La nuova tegola si è abbattuta sull’ex calciatore del Santos al termine dell’allenamento di ieri mattina a Formello. La diagnosi non lascia scampo: trauma distorsivo del ginocchio sinistro con interessamento del legamento collaterale mediale.[…] E come non bastasse, ieri l’allenatore biancoceleste ha anche dovuto incassare il no definitivo al recupero di De Vrij per domenica. L’olandese deve fermarsi a causa della fascite plantare che lo tormenta da un po’ di tempo: dovrebbe rientrare con il Milan. E non è finita perché pure Mauri (affaticamento muscolare) non è al meglio, ma per domenica dovrebbe farcela. In ogni caso tra squalificati (uno, Marchetti) e infortunati (otto, quattro dei quali titolari) Pioli si trova in una situazione di emergenza totale.

La società, intanto, stringe i tempi per portare subito a Formello il difensore Wesley Hoedt. La trattativa con il suo club, l’Az Alkmaar, è alle battute finali, tanto che il giocatore potrebbe sbarcare in Italia già nelle prossime ore. […] Oltre a Hoedt, la Lazio ha messo le mani pure sul centrocampista inglese Ravel Morrison, carattere esuberante, ma elemento tecnicamente molto interessante. Gioca nel West Ham e ha il contratto in scadenza a giugno. […]

E ora Strootman non esce più: «Voglio il titolo»

«Alla Roma è più il tempo che ho passato da infortunato che quello trascorso in campo: come potete pensare che non abbia voglia di spaccare il mondo?». Firmato Kevin Strootman. Pesante come un macigno, perché pesante è il suo ritorno nell’economia di gioco di Rudi Garcia. Del derby restano nell’occhio soprattutto il selfie e le prodezze di Totti. Ma senza l’ingresso dell’olandese l’orchestrina giallorossa a centrocampo avrebbe fatto la fine di quella del Titanic. E invece no. E invece all’improvviso #dajekevin a Roma è tornato un hashtag di moda, Garcia ha per larghi tratti rivisto il giocatore della stagione scorsa e i compagni hanno ritrovato un punto di riferimento costante anche in partita (nello spogliatoio non è mai mancato, in verità). In tempi di mercato, il rinforzo la Roma se lo ritrova in casa. «E adesso non fatelo più uscire», è il sentimento comune del mondo giallorosso. Così sarà. Domani a Palermo Strootman giocherà. […]

A protezione dello scudetto, l’obiettivo dichiarato dalla Roma quando ancora il centrocampista era infortunato: «Possiamo vincerlo, vogliamo vincerlo. Siamo più forti rispetto al campionato scorso», dice Strootman. E la Roma è più forte con l’olandese. Lo dicono i numeri, qualcosa vorrà pur dire se con lui in campo dal 1’, tra lo scorso campionato e questo, la Roma ha incassato solo 16 reti in 26 partite: una media di 0,61 ogni 90 minuti, contro lo 0,73 quando l’olandese è rimasto fuori dai titolare. Copertura e sostanza, doti che non sfuggono a nessuno. […]

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