Fatti di Roma

IL MEGLIO IN EDICOLA DI GIOVEDI’ 12 FEBBRAIO 2015

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corriere della sera

Prostituzione, le luci rosse si spengono Il direttivo Pd «convince» Marino e Santoro (Ernesto Menicucci)

Circola una battuta, dalle parti del Nazareno: «Marino e i suoi hanno ceduto con fermezza…». Chiamasi marcia indietro, o inversione ad U. Le «luci rosse» all’Eur non si erano ancora accese ma, da ieri, sono quasi ufficialmente spente. È bastato un direttivo convocato nella sede nazionale del Pd a «convincere» il minisindaco dell’Eur Andrea Santoro e la giunta capitolina. Addio allo zoning. Cioè all’idea, già bocciata dal prefetto («sarebbe favoreggiamento») , dal mondo cattolico e della politica di introdurre una «zona di tolleranza» all’ombra del Colosseo quadrato.

Un progetto che, in Italia, voleva richiamare l’esperienza di Mestre e che, all’estero, ha i suoi principali modelli ad Amburgo o Amsterdam. Per il momento, va tutto in soffitta. Lo «certifica» Matteo Orfini, commissario del Pd romano: «La prostituzione — dice — è sinonimo di sfruttamento e schiavitù. È un fenomeno che non va governato ma contrastato». Basta? Basta e avanza. Tanto che, di fronte ai quadri del Pd riuniti, Santoro prova a difendersi: «Ma io non avevo mai parlato di quartiere a luci rosse». Qualcuno, in sala, si è morso la lingua: «Altrimenti bisognava sconfessarlo del tutto…», racconta uno dei democrat presenti alla riunione.

Orfini, un po’ alla Renzi, detta la linea: «Ragazzi, questa è Roma. Ogni cosa che diciamo ha una cassa di risonanza nazionale, fa tendenza. Stiamo più attenti, quando parliamo. E concordiamo di più le cose, invece di pensare a finire sui titoli dei giornali…». Un messaggio chiaro, rivolto — pare di capire — più al sindaco che a Santoro. Perché, alla fine, quello che traspare nei Democratici è una preoccupazione crescente: «Manca un quadro di visione generale della città», dicono. E, qualche giorno fa, in Assemblea Capitolina, sia consiglieri che addetti ai lavori facevano fatica ad elencare «dieci provvedimenti amministrativi, fatti da Marino, che hanno un effetto diretto sulla vita dei cittadini». Malignità, forse. Ma il malcontento cresce. […]

Messaggero

Vigili assenteisti sequestrati i certificati delle finte malattie (Sara Menafra)

Sono 638 certificati medici, molti dei quali apparentemente identici, alcuni firmati pure dallo stesso medico. I pm Nicola Maiorano e Stefano Fava che indagano sulla tentata interruzione di servizio della notte di Capodanno da parte dei caschi bianchi assenti in massa nei turni notturno e seminotturno, li hanno acquisiti tutti. In seguito all’arrivo della relazione della vicecomandante Raffaella Modafferi, hanno dato indicazione alla polizia giudiziaria di acquisire tutte le “giustificazioni” presentate a vario titolo e trasformarle in formato digitale.

La maggior parte sono certificati medici che parlano di malattie durate «da un minimo di un giorno ad un massimo di 44 giorni» e provengono sia dai vigili che erano stati convocati per la turnazione «ordinaria» (571) sia quelli che non hanno risposto neppure alla chiamata di reperibilità, generalmente usata solo per casi particolarmente urgenti. E’ il primo screening per verificare gli errori più evidenti: i medici di base che hanno firmato le certificazioni avrebbero dovuto mandare i documenti attraverso computer direttamente all’Inps. In teoria, la procedura si esegue dal terminale del computer dello studio medico, dopo la visita ambulatoriale, ma appunto le verifiche della procura puntano a chiarire se tutto sia avvenuto secondo le regole anche da parte dei medici che, ad esempio, avrebbero quindi dovuto trovarsi nello studio medico il 30, il 31 o il 1 gennaio.

E’ per questo che la procura, una volta verificati i certificati e valutate quali siano palesi violazioni e quali no (ad esempio escludendo le malattie più lunghe) sta già valutando di ”selezionare” nel mucchio un gruppo più ristretto di medici e delegare la polizia giudiziaria perché vengano sentiti. Molto probabilmente, in questo caso saranno sentiti come indagati di falso, per dare loro tutte le tutele del caso.

Altro passaggio importante sarà l’acquisizione della relazione che la Commissione di garanzia sullo sciopero sta per inviare prima al comando dei vigili e quindi, parallelamente, in procura. […]

Repubblica

Metro C, lavori lumaca maxi-penale alle imprese da 32 milioni di euro (Cecilia Gentile)

Una sanzione di 130mila euro al giorno, per un totale di 32 milioni. Il Campidoglio batte cassa per i ritardi della metro C. Secondo il cronoprogramma concordato nell’agosto 2013, il tratto Centocelle — Lodi avrebbe dovuto essere pronto entro settembre 2014, quello fino a San Giovanni nell’autunno-inverno 2015.
«Al 30 aprile, data di consegna del tratto fino a Lodi, saranno otto i mesi di ritardo rispetto ai termini previsti», ha spiegato ieri mattina in commissione capitolina Metro C l’assessore alla Mobilità Guido Improta. Dunque il consorzio Metro C, la cordata di imprese con capofila la Astaldi che sta costruendo la terza metropolitana, dovrà pagare. Ma già affila le armi e si prepara al contraddittorio perché si fa forte del ritardo nei pagamenti. «Centoventi milioni non pagati per lavori già fatturati — puntualizza l’assessore — e qui non c’è niente da dire, tranne che ricordare la difficoltà cronica delle pubbliche amministrazioni a corrispondere in tempo le cifre dovute».
Perciò si arriverà ad un accordo che sarà il risultato della dinamica “dare-avere”. «Qualcuno potrebbe chiedere perché non riscuotiamo subito — riprende Improta — ma il 22 dicembre scorso abbiamo convenuto con le imprese che avremmo calcolato l’ammontare della penale entro 30 giorni dalla consegna, che potrebbe essere anche anticipata o posticipata». «In ogni caso — puntualizza il presidente di Roma Metropolitane Paolo Omodeo Salè — abbiamo notificato a metro C che sono formalmente in penale». […]

Tempo

«A Roma per stare in grazia di Dio» (Vincenzo Imperitura)

«A Roma c’è posto per tutti» scrivevano una manciata di anni fa i giudici della direzione nazionale antimafia intendendo che la Capitale, in qualche modo, si prestava alle colonizzazioni delle consorterie criminali. E il clan di Domenico Pagnozzi, questo assunto semplice, lo aveva capito fino in fondo tanto che, in un’intercettazione captata dai carabinieri del nucleo investigativo della Capitale, è uno dei pezzi grossi del clan a ribadirlo: «A me mi avvelena il sangue, sai perché? Siete tra amici, ciò vuol dire siamo una sola famiglia, no, ci dobbiamo aiutare tra di noi…Ma che dobbiamo fare la fine di Napoli qua? Siamo venuti a Roma per stare in grazia di Dio» dice Ferdinando Silenti a un esponente della famiglia Calì – storicamente legata al clan che fa capo a Michele «’o pazzo» Senese – per fargli capire che sulla Capitale c’è più margine di movimento rispetto ad altre realtà.

E d’altronde il gruppo scovato martedì dalla distrettuale antimafia capitolina, a Roma ci aveva messo radici da tempo tanto che gli inquirenti si riferiscono al nuovo clan come «mafia autoctona» visto che ai primi affiliati di origine campana, via via se ne sono aggiunti altri nati e cresciuti a Roma. Domenico Pagnozzi d’altronde, come capo indiscusso del clan, aveva deciso di spostare i propri interessi dal beneventano direttamente nella Capitale, anche grazie a amicizie influenti come quella di uno dei quattro re di Roma: quel Senese con cui Pagnozzi era in affari fin dai tempi della guerra tra i clan che facevano capo a Carmine Alfieri e quelli che rispondevano invece ai dettami della nuova camorra organizzato di Raffaele Cutolo.

Ma se è vero che a Roma c’è posto per tutti, è anche vero che lo stesso posto, i nuovi arrivati se lo devono guadagnare, anche a costo di scalzare altri gruppi che si erano insediati nel medesimo territorio. «Pensa che noi a Mimì Di Giovanni dicemmo: Mimì levati davanti che noi lo dobbiamo uccidere» spiega Silenti a Massimo Fedeli rispetto a un contrasto nato con il clan dei Casamonica per affari legati allo spaccio di droga in strada. Un contrasto che pareva insanabile e che invece sarebbe stato risolto grazie all’intervento di una terza persona che per spegnere gli ardori tra i due gruppi rivali aveva tirato in mezzo il nome di Senese. […]

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Roma sorridi: De Rossi torna e vuole essere protagonista (Massimo Cecchini)

Era l’Uomo di Ferro. Quello che niente avrebbe fermato se non la sconfitta. Ma siccome il destino si diverte a giocare a dadi con la vita degli uomini, Daniele De Rossi – a 31 anni – sta imparando dal calcio una nuova lezione: il dover convivere con l’ansia da infortunio. La storia è nota. Negli ultimi otto mesi il centrocampista della Roma si è fermato per tre volte a causa di un infortunio al polpaccio destro. Non esattamente nello stesso punto, per fortuna, ma quanto basta per creare apprensione al coraggio di un giocatore-guerriero, che ieri è tornato in gruppo dopo l’ultimo stop arrivato nella trasferta di campionato contro la Fiorentina.

La «via crucis» è cominciata al Mondiale, durante la seconda partita del girone contro la Costa Rica. […]

Per la prima volta da quando è diventato titolare inamovibile nella Roma, poi, De Rossi scopre una vera concorrenza, nonostante l’infortunio di Strootman lo abbia privato di un «rivale» (si fa per dire) di primissimo piano. In mediana, infatti, c’è da farsi spazio tra lo stakanovista Nainggolan, il geniale Pjanic, l’emergente Paredes e, soprattutto, l’esperto Keita – l’unico vero concorrente nel ruolo di centrale davanti alla difesa – che Rudi Garcia stima moltissimo per la capacità di giocare a due tocchi e la propensione di portare il pressing alto in puro stile Barcellona. Non è un caso, perciò, che in alcune partite chiave – complici anche momenti personali poco felici – De Rossi sia partito dalla panchina, cosa che fino ad un anno fa sarebbe stato impensabile.

Rientrare contro il Parma, poi, psicologicamente consentirebbe a Daniele di ricominciare la caccia al gol. Se in Nazionale il centrocampista è saldamente il cannoniere del gruppo azzurro forgiato da Antonio Conte, stupisce come nell’anno solare 2014 il giallorosso sia andato a segno solo una volta. Tutto questo, forse, anche per poca efficacia della squadra di Garcia nell’andare a rete da palla inattiva, specialità in cui invece De Rossi eccelle. […]

Coraggio, Berisha Per te e la Lazio è tempo di rivincite (Elmar Bergonzini)

L’anno scorso a Udine incassò i primi due gol in campionato con la maglia della Lazio, ma riuscì comunque a vincere. Domenica, sempre al Friuli, vuole tornare al successo, magari tenendo la porta inviolata. Etrit Berisha quest’anno in campionato non è stato molto fortunato: sei partite, cinque sconfitte. Eppure, l’anno scorso, la sua avventura a Roma era partita bene. L’esordio in A fu convincente e fruttò ai biancocelesti 3 punti: 1-0 all’Inter nella prima partita del Reja-bis. Poi la trasferta di Bologna (0-0), quindi Udine, dove la Lazio si impose per 3-2. A febbraio, in Europa League, il primo passaggio a vuoto, che risultò decisivo ai fini del risultato: Bezjak del Ludogorets lo trovò impreparato con un tiro dalla distanza. I bulgari riuscirono così ad espugnare l’Olimpico. Alti e bassi, insomma, ma complessivamente la sua prima stagione italiana è stata positiva.

Mentre quest’anno le cose non sono andate finora altrettanto bene. Dopo la serie negativa in campionato (cinque sconfitte in sei partite: una sola vittoria, contro il Cesena) Etrit ha ora la possibilità di strappare applausi, probabilmente per due gare di fila: oltre a Udine potrebbe infatti giocare anche contro il Palermo. Nello scontro con Niang, nel match di lunedì col Genoa, Marchetti ha subito l’infrazione di una costola. Per domenica è comunque squalificato, ma rischia di saltare per infortunio pure la gara successiva. Per questo il portiere albanese può invertire la tendenza. Magari prendendo spunto dalle sue prestazioni stagionali in Coppa Italia: quattro gare, tutte vittorie, un solo gol incassato (col Torino). Ora serve far bene anche in campionato.

Anche perché le prossime partite potrebbero essere una vetrina importante per lui: Etrit non ha mai nascosto di voler giocare con maggiore continuità e nella prossima sessione di mercato potrebbe lasciare la Lazio (a titolo definitivo o in prestito) per tornare titolare. […]

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