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FESTA DI TUTTI I SANTI, ZUPPI: “NON DIMENTICARE I PIU’ DEBOLI, GLI ANZIANI E I RIFUGIATI”

zuppi


I nomi di tanti che hanno sofferto per la malattia, ma che sono morti accompagnati dalla misericordia. E la vita di tanti poveri scomparsi, di cui si è fatto memoria leggendone il nome e accendendo per ognuno una candela. Questa mattina sono stati ricordati con commozione a Santa Maria in Trastevere, in una basilica affollata dai familiari e dalla Comunità di Sant’Egidio che è stata vicina a tutti loro.

A presiedere la celebrazione liturgica, nella festa di Tutti i Santi, è stato il vescovo ausiliare di Roma, Matteo Zuppi, alla sua prima uscita pubblica dopo la nomina ad arcivescovo di Bologna. Nella sua omelia ha parlato della misericordia come sentimento da assumere per non dimenticare le persone care scomparse ma anche i vivi, a partire da chi soffre per la guerra e l’’abbandono: “Non dimenticare gli altri e avere misericordia – ha detto – sono i sentimenti dei santi del cielo e della terra. Gli uomini spesso dimenticano, per la debolezza, certo, ma soprattutto per il poco amore. Quanti uomini dimenticati da vivi, la cui disperazione non commuove nessuno, anzi, assurdamente, fa paura!”.

E qui monsignor Zuppi – “don Matteo” per la Comunità di Sant’Egidio e per tutti a Trastevere dove è stato parroco per dieci anni – ha ricordato anche i rifugiati, chi soffre per la guerra o per l’abbandono, come quella donna anziana di cui ci si è accorti a Roma dopo ben due anni dalla sua morte, nel quartiere di Ponte di Nona: “Penso ai bambini che muoiono scappando dalla guerra, doppiamente vittime del male, che distrugge le case e che le chiude davanti a loro. Non possiamo mai abituarci e non vogliamo dimenticarli, almeno nella preghiera. Sono nostri figli e fratelli! Ma sono dimenticati anche tanti anziani, i nostri vecchi. Quando non c’è misericordia non c’è per tutti, lontani e vicini, stranieri e paesani. E’ stato così per quella donna anziana, a Roma, che per due anni è stata dimenticata morta nel suo appartamento”. E ha concluso: “La vittoria sulla sofferenza è la presenza, il ricordo, la visita, l’umiltà di stare vicini agli altri”, mentre “la vera onnipotenza di Dio è la tenerezza di prenderci tutti sulle sue spalle”.

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