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BALLOTTAGGIO; ACLI ROMA E CISL ROMA-RIETI: IL 52% DEI VENTENNI ROMANI IN FUGA DALLA POLITICA, PRIMA EMERGENZA IL LAVORO PER IL 54,2%

Acli


Il 52,6% dei giovani romani è informato sui temi dell’attualità politica, ma preferisce non impegnarsi in prima persona. Il motivo è chiaro: se si domanda loro quali siano i sentimenti provati pensando alla politica, “rabbia”, “disgusto” e “sconforto” ottengono percentuali di risposta comprese tra il 36,3% e il 39,3%; il primo sentimento positivo è la “speranza” ma solo per il 17,8% degli intervistati.

È quanto emerge dall’indagine promossa nell’ambito del progetto “Job to Go, il lavoro svolta!” e realizzata dalle Acli provinciali di Roma e dalla Cisl di Roma Capitale e Rieti con la collaborazione scientifica dell’Iref e realizzata su un campione di 1029 ragazzi romani di età compresa tra i 16 e i 29 anni (54,4% ragazze, il 45,6% ragazzi). L’età media del campione è molto bassa: 21 anni. Sotto il profilo della residenza: 9 intervistati su 10 abitano a Roma.

Dalla ricerca emerge che i ragazzi romani sono in fuga dalla politica (solo il 4,9% ha dichiarato di esserne appassionato). Su questo crescente distacco pesano il senso di diffusa incertezza e le vicende politiche e giudiziarie che hanno caratterizzato il panorama politico romano degli ultimi anni, ma soprattutto l’attenzione che i giovani pongono al tema del lavoro e di conseguenza al loro futuro.

In tale contesto, si è chiesto ai ragazzi romani di manifestare il proprio accordo (usando una scala da uno a dieci) rispetto alla frase “il lavoro deve essere un piacere”, il valore mediano ottenuto è 7,3.

Un altro dato significativo del dossier dice che il 78% dei giovani romani è disposto a trasferirsi fuori dalla regione pur di trovare un impiego. In tale ambito il 58% andrebbe anche all’estero, il 20% si trasferirebbe solo in un’altra regione italiana. Il 33%, invece, si dichiara disponibile a fare un lavoro per il quale non si è studiato (tale percentuale sale al 41% i giovani di sesso maschile tra i 25 e i 29 anni, mentre scende al 26% tra le ragazze under 25). Infine, quasi un intervistato su quattro (23,7%) sarebbe disponibile a lavorare “in nero”.

Comunque l’interesse per il lavoro in sé è stato indicato dal 54,2% degli intervistati; l’uso delle proprie capacità dal 23,2%, la possibilità di accrescere le competenze professionali, l’utilità sociale del lavoro e l’espressione della propria creatività ottengono, rispettivamente, il 18,3%, il 13,8% e il 12,2%. C’è da dire che a fronte di questa connotazione espressiva e centrata sulla realizzazione personale è presente anche un forte orientamento “strumentale”. Difatti il 60,2% degli intervistati ritiene importante la retribuzione, il 33,2% la stabilità del posto di lavoro e il 21% la possibilità di fare carriera.

I giovani sono disillusi e credono sempre meno nel posto fisso a Roma che è ormai una chimera. Più di un terzo (34,9%) pensa di fare il libero professionista, l’8,5% l’imprenditore: nel complesso, il lavoro autonomo attrae il 43% del campione; il lavoro dipendente raccoglie una percentuale simile, ripartita tra il 23,6% di intervistati che tra dieci anni pensa di fare l’impiegato e solo il 18% che si vede come dipendente pubblico.

Con una buona dose di realismo, misto a disillusione, secondo il 23,5% dei giovani contattati per l’indagine oggi per trovare lavoro serve l’aiuto di persone influenti. A questo disincanto occorre aggiungere anche un 12,8% di intervistati per i quali la cosa più importante è avere fortuna e un 10% che afferma la necessità di sapersi accontentare.

Per il passaggio alla vita adulta avere un reddito sufficiente è la condizione indispensabile per il 69,2% degli intervistati; la stabilità del lavoro è invece stata indicata dal 63,5%. Inoltre, secondo il 65,7% degli intervistati l’ambito da privilegiare nel campo delle politiche per i giovani è il lavoro. I servizi alle famiglie, la casa e il credito non sono percepiti così importanti dal momento che ottengono percentuali attorno al 10%.

“Un’indagine – spiega LIDIA BORZÌ, presidente delle ACLI di Roma e provincia – condotta incontrando faccia a faccia ognuno degli intervistati è il segno tangibile della volontà di valorizzare il protagonismo attivo dei ragazzi perché fermamente convinti che sia proprio l’ascolto il presupposto per una Buona Politica. Partire dal loro ascolto ci consegna però una grande responsabilità, quella di fermarci a riflettere sui bisogni concreti al fine di orientare il nostro impegno nel territorio e consegnare spunti importanti anche a chi si troverà, tra pochi giorni, a governare questa città.”

“I risultati – aggiunge BORZÌ – mostrano chiaramente che c’è un progressivo sfilacciamento del tessuto sociale con un conseguente allontanamento dei giovani dalla politica e cosa ancor più grave, dalla speranza di un futuro. Proprio da questi risultati emerge la necessità di attivare misure puntali ed idonee per offrire risposte concrete a partire dalla promozione di un’alleanza sul Lavoro, nel segno sussidiarietà circolare, che coinvolga la società civile, i sindacati, le istituzioni e la scuola anche per contrastare la rassegnazione di quel 78% di giovani disposto a lasciare Roma, la regione e addirittura il Paese”.

“I risultati emersi dalla ricerca mostrano dati preoccupanti sulla disoccupazione giovanile, il cui tasso a Roma si attesta a fine 2015 a circa il 31,5% – commenta PAOLO TERRINONI, segretario generale della Cisl di Roma Capitale e Rieti -. Così come trova conferma anche il problema annoso dei giovani che non studiano, non lavorano e non sono inseriti in nessun percorso formativo, i cosiddetti NEET, un fenomeno che riguarda circa 50.000 famiglie romane. Una complessa situazione di transizione che, se da un lato evidenzia la preoccupazione e l’incertezza che deriva da un precariato generalizzato e un mercato del lavoro sempre più destrutturato, dall’altro rileva un atteggiamento positivo per molti aspetti sul futuro con una grande vitalità dei giovani del nostro territorio. Per questo, è prioritario sostenere con interventi mirati l’innovazione e l’apprendimento continuo promuovendo un incisivo rapporto tra Scuola, Industria, Università e Istituti di Ricerca, per rinsaldare le eccellenze e aiutare lo sviluppo di nuove competenze e professionalità, soprattutto tra le nuove generazioni”.

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