Immigrazione

AL BAOBAB TERZO GIORNO DI SGOMBERI E IDENTIFICAZIONI

Terzo giorno consecutivo di sgomberi e identificazioni a piazzale Spadolini. È quanto scrivono, in un post su Facebook gli attivisti di Baobab experience.

“Un dispiegamento di forze impressionante – aggiungono – una esibizione degna di una parata. Protagonisti e spettatori increduli sono richiedenti e titolari di asilo politico, giovani uomini a cui è stata riconosciuta protezione internazionale o sussidiaria, con diritto all’accoglienza, diritto quotidianamente ignorato, umiliato, calpestato. Da che parte è la legge? Chi non la sta rispettando? ‘Non ho fatto niente, giuro’ sussurrano. Mostrano i loro titoli di soggiorno e non capiscono e non possono capire perché li stiano facendo salire su una camionetta in direzione della Questura per stranieri di Roma. Il riconoscimento e la verifica potrebbero essere immediati, eppure li aspetta un’intera mattina e un intero pomeriggio per un controllo punitivo. Il crimine è l’esistenza stessa. La vita di strada non è una scelta per queste persone; è una costrizione impartita da inefficienza amministrativa e irresponsabilità politica. Per autorità, alcuni media e sedicenti Comitati di quartiere, l’ineludibile presenza fisica sul territorio significa ‘bivacco’ “.

A piazzale Spadolini, si legge ancora nel post degli attivisti di Baobab experience, “ci sono ragazzi in cassa integrazione, persone che hanno perso il lavoro a causa del coronavirus, esseri umani che nonostante la propria legalità sul territorio non hanno incontrato altrettanta legalità da parte di nostrani datori di lavoro e lavorano, quindi, in nero, per pochi soldi. Ci sono persone che non si sono più potute permettere l’affitto di una stanza. C’è una moltitudine infinita di situazioni individuali, che lo Stato, a tutti i suoi livelli, ha scelto consapevolmente di lasciare indietro. E infine ci sono i transitanti, migranti che vogliono andare altrove in cerca di una vita migliore, alla stregua di tanti giovani italiani. L’Italia è per loro solo una penisola del mediterraneo: le mete sono Francia, Germania, Scandinavia. Contro il loro desiderio, sono rimasti incastrati qui a causa delle ulteriori restrizioni agli spostamenti decretati per l’emergenza Covid, già ostacolati dall’impermeabilità di tante frontiere”. Per porre fine al fenomeno dei senza fissa dimora di Tiburtina Est “non servono camionette e forze dell’ordine. Serve ripristinare e ripensare la libertà di movimento. Serve rispettare i diritti di chi ne è titolare e riattribuire dignità e visibilità a coloro che si sono visti spogliare, legge dopo legge, governo dopo governo, di ogni riconoscimento e tutela. Serve politica”.

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