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SMANTELLATA UN’ORGANIZZAZIONE DI SPACCIATORI A TOR BELLA MONACA

Un giro di spaccio da 10mila euro al giorno, 300mila euro al mese, diretto da due fratellastri che, dal carcere, amministravano una organizzazione che gestiva una delle piazze di Tor Bella Monaca. Dalle prime luci dell’alba, i militari dei Comandi provinciali dei carabinieri e della Guardia di finanza di Roma hanno eseguito 42 misure cautelari, 32 persone arrestate e condotte in carcere e 10 divieti di dimora a Roma, tutti appartenenti a un’organizzazione criminale dedita al narcotraffico, radicata nella Capitale e con base operativa e logistica nel quartiere di Tor Bella Monaca, nelle operazioni Gerico II dei carabinieri e Marrakesh della Guardia di finanza. L’R10, il complesso di alloggi popolari di via Scozza a Tor Bella Monaca, era più volte finito al centro di operazioni antidroga a cui si è arrivati anche attraverso le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia. A tenere le fila dell’organizzazione erano i due fratellastri Manolo Romano, alias Pisolo e Leonardo Bevilacqua alias Bruno lo zingaro, entrambi detenuti. I due, infatti, coordinavano le attività fornendo indicazioni ai diretti fiduciari per il tramite della compagna del più grande dei due fratelli, attraverso la quale ricevevano anche il sostentamento, con il denaro provento dello spaccio, necessario per il mantenimento della famiglia ed il pagamento delle spese legali.

Il pedigree criminale dei due era ampiamente noto per fatti di violenza che li avevano visti anche sequestrare un minorenne figlio di un pregiudicato che, a loro dire non aveva onorato pagamento di una partita di droga. Figure apicali dell’organizzazione sgominata da carabinieri e finanzieri sono anche altri pregiudicati che avevano il delicato compito di custodire la droga e che si avvaleva di manodopera nordafricana. Nel corso dell’indagine è emerso, in particolare, che i proventi dello spaccio, quantificati in oltre 10mila euro al giorno, erano suddivisi in base a un preciso criterio di riparto: l’80 per cento al capo; il 15 per cento agli incaricati del confezionamento e del rifornimento dello stupefacente e il restante 5 per cento agli spacciatori. Per le vedette la remunerazione, fissa, ammontava a 100 euro al giorno. A chi non rispettava le “regole” stabilite dai vertici, invece, veniva applicata la decurtazione della paga giornaliera o addirittura punizioni corporali. Questo è quanto accaduto a uno dei capi piazza, pestato e allontanato dall’organizzazione perché accusato di aver pagato parte della merce con soldi falsi.

Una struttura piramidale dell’organizzazione quindi, con ruoli ben determinati per gestire una piazza di spaccio aperta 24 ore su 24 con turni prestabiliti, sia di spacciatori che di vedette che nascondevano la droga nelle aiuole, sotto le piante, sotto delle pietre, dietro ai muretti, negli androni dei palazzi e così via. Lo spaccio sulla pubblica via rappresentava una vera e propria strategia di marketing adottata dalla piazza di spaccio per garantire introiti più remunerativi, in quanto pur essendo un’attività molto rischiosa per i vari spacciatori, è, allo stesso tempo, considerato il modo per attirare più clienti, i quali sarebbero titubanti ad entrare in un vicolo chiuso o in un portone per comprare gli stupefacenti. L’identikit dello spacciatore non era caratterizzante: sono stati individuati spacciatori di età compresa tra i 17 e i 45 anni, sia uomini che donne e di diverse nazionalità. Il mutuo assistenzialismo fra gli associati in caso di arresto ricorda sempre più le organizzazioni campane: una parte dei guadagni, infatti, è destinata al sostentamento dei sodali che, in caso di arresto, vengono immediatamente rimpiazzati. Un giro d’affari dell’organizzazione stimato dagli inquirenti in circa 300mila euro al mese. Contestualmente alle misure cautelari personali il Nucleo investigativo dei carabinieri di Frascati sta procedendo anche al sequestro preventivo di un’immobile, a Zagarolo e di due autovetture, riconducibili alla compagna di uno dei reggenti del sodalizio, per un valore complessivo di circa 300mila euro. Nelle fasi esecutive dell’operazione, inoltre, sono stati rinvenuti e sequestrati denaro contante, orologi di valore, auto e moto per circa 200mila euro.

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