Angolo della Salute

SINDACATI IN AGITAZIONE PER 25 MILA LAVORATORI DELLA SANITA’ PUBBLICA

La Fp Cgil del Lazio annuncia che in vista dello sciopero nazionale degli operatori della sanità privata è stato comunicato lo stato di agitazione per i 25 mila lavoratori e lavoratrici del Lazio. In una nota il sindacato spiega che dopo 2 anni e 7 mesi, la trattativa per il rinnovo del contratto di sanità privata è ancora ferma al nodo delle risorse: nonostante gli spazi concessi da governo e regioni, le parti datoriali, Aris e Aiop, chiedono verifiche non necessarie e pretestuose, negando un dovuto e fondamentale adeguamento salariale nonostante i ricavi accumulati negli anni. Giancarlo Cenciarelli, segretario generale Fp Cgil Roma e Lazio, afferma: “I ringraziamenti e gli elogi pubblici che in questo periodo anche giustamente hanno acceso i riflettori sul personale sanitario, possono diventare un pericoloso alibi per allontanarsi ancora dalle proprie responsabilità e offuscare le reali disparità che negano ai lavoratori il giusto contratto. Proclamato lo sciopero nazionale della sanità privata e delle residenze sanitarie assistenziali, per il 18 giugno, anche nel Lazio con Cisl e Uil abbiamo comunicato lo stato di agitazione per i 25 mila lavoratori e lavoratrici del Lazio, diffidando le strutture al ricorso a straordinari e attività supplementari e garantendo le sole attività ordinarie di cura”.

“Con i grazie non si mangia – prosegue Cenciarelli -. Servono diritti, adeguamenti salariali, serve un rinnovo di contratto che i lavoratori attendono da oltre 13 anni, in alcune strutture peraltro mai applicato, serve aprire il confronto sul rinnovo del contratto Aiop Rsa, scaduto da 8 anni, e non siglato da Cgil, Cisl e Uil. Ogni anno di mancato rinnovo è un passo indietro: salari fermi e nel tempo maggiori oneri, come assicurazione e formazione obbligatorie, tutte a carico di lavoratrici e lavoratori. Partendo da pari preparazione e competenze specialistiche, da uguale lavoro e medesimo impegno, sia nell’ordinarietà che nell’emergenza, nell’erogazione di servizi pubblici alla salute, i lavoratori delle strutture sanitarie accreditate sono indietro su salario, tutele e opportunità di carriera rispetto ai colleghi del pubblico. Lo sforzo straordinario – aggiunge – che i lavoratori hanno fatto, al pari dei pubblici, nell’emergenza Covid, non solo non ha portato a una chiusura delle trattative, ma a un ulteriore e ancor più vergognoso ricatto per i lavoratori, di nuovo ostaggio del braccio di ferro dell’imprenditoria privata con le istituzioni per ottenere maggiori remunerazioni a fronte di minori obblighi verso il proprio personale”.

“Abbiamo chiesto a Regione Lazio e Asl – conclude il segretario generale di Fp Cgil Roma Lazio – la verifica dei requisiti necessari per l’accreditamento, inclusa la rispondenza attuale della forza lavoro in servizio e contrattualizzata. Troppo il ricorso a partite iva, cooperative e forme di lavoro autonomo, che precarizzano ancora di più i lavoratori e portano le strutture ad aumentare gli introiti risparmiando sul personale. È ora di dire basta e di riequilibrare il peso della governance istituzionale a garanzia del valore pubblico del servizio sanitario, partendo dal rispetto, dalla valorizzazione e dal riconoscimento delle professionalità che lo rendono possibile”.

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