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SI CHIUDE A ROMA “UNA VITA DA SOCIAL”, CAMPAGNA DELLA POLIZIA POSTALE CONTRO IL BULLISMO

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Partita da Matera, capitale europea della cultura, si conclude a Roma la 6a edizione di “Una vita da social”, la campagna educativa itinerante realizzata dalla Polizia postale e delle comunicazioni in collaborazione con il ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca e del Garante per l’infanzia e l’adolescenza, nell’ambito delle iniziative di sensibilizzazione e prevenzione dei rischi e pericoli della rete per i minori.

I social network sono ormai uno strumento di comunicazione del tutto integrato nella quotidianità dei teenager e, in virtù del numero sempre maggiore degli adolescenti presenti sul web, hanno determinato una crescita esponenziale dei minori vittime di reati contro la persona.

Ancora oggi i ragazzi si esprimono e sembrano pensare che il web sia un po’ “una terra di nessuno”, dove si scambiano messaggi e post senza pensarci troppo e le azioni online vengono valutate spesso come un gioco privo di conseguenze. Ciò che accomuna e caratterizza l’uso dei social network è, infatti, che gli utenti hanno quasi la sensazione di agire in una sorta di spazio personale in cui si crea un tale senso di intimità che spinge – più che nella vita reale – ad esporre la propria vita privata, a rivelare informazioni personali a scapito della propria privacy e di quella altrui.

Attraverso il progetto “Una vita da social”, gli operatori della Polizia Postale e delle Comunicazioni hanno incontrato oltre 1 milione e 700 mila studenti sia nelle piazze che nelle scuole, 180.000 genitori, 100.00 insegnanti per un totale di 15.000 istituti scolastici, 250 città raggiunte sul territorio e due pagine Twitter e Facebook con 126.000 like e 12 milioni di utenti mensili sui temi della sicurezza online. Il truck, allestito con un’aula didattica multimediale, è partito dalla città di Matera e conclude, dopo aver toccato le principali città italiane, il suo tour a Roma, con una tappa, oggi, nel piazzale antistante l’ingresso del BioParco di Roma, sito in Piazzale del giardino zoologico, dove gli operatori della Polizia postale incontreranno studenti, genitori e insegnanti sui temi della sicurezza online con un linguaggio semplice ma chiaro adatto a tutte le fasce di età.

Si parlerà inoltre del fenomeno del cyberbullismo, dei casi affrontati dalla Polizia Postale e delle, purtroppo spesso gravi, conseguenze che gli atti di cyberbullismo possono determinare nella vita e nel mondo di un adolescente. L’evento vedrà l’intervento di altre specialità, della Polizia stradale, della Polizia scientifica, del gruppo cinofili, del Reparto a cavallo e l’esibizione di atleti delle Fiamme oro. Inoltre, quest’anno gli studenti attraverso il diario di bordo sulla pagina Facebook “Una vita da social” potranno lanciare il loro messaggio positivo contro ogni forma di prevaricazione online e offline.

Aziende come Baci Perugina, Facebook, Euronics, FireEye, Google, Instagram, Nexi, Karpesky lab, Skuola.net, Vodafone, WindTre, Youtube e società civile sono scese in campo insieme alla Polizia di Stato per un solo grande obiettivo: fare in modo che il dilagante fenomeno del cyberbullismo e di tutte le varie forme di prevaricazione connesse ad un uso distorto delle tecnologie, non faccia più vittime. Secondo una recente ricerca di Skuola.net per la Polizia di Stato, che ha coinvolto 6.500 ragazzi tra i 13 e i 18 anni, il 24 per cento di loro ha scambiato almeno una volta immagini intime con il partner via chat o social (sexting).

Tra questi, il 15 per cento ha subìto la condivisione con terzi, senza consenso, di questo materiale. Il motivo più frequente, riportato dalle vittime? un banale “scherzo” (49 per cento), che mostra quanto possano essere sottovalutate le reali conseguenze di tale diffusione. Tra le altre motivazioni, con numeri rilevanti: il ricatto (11 per cento) o la vendetta (7 per cento). Insomma il revenge porn, che pure è presente, viene surclassato dalla leggerezza e dalla goliardia. Ma gli effetti sono comunque gli stessi. A dispetto di quanto si potrebbe pensare leggendo i casi di cronaca, il fenomeno è più maschile che non femminile. Sia in termini di propensione allo scambio che di fughe di contenuto. La reazione più diffusa nella maggior parte dei casi è il silenzio (il 53 per cento ha fatto finta di niente, il 31 per cento non ha detto nulla per non essere giudicato). Sono soprattutto le ragazze ad aver paura del giudizio rispetto ai ragazzi. Non manca chi, pur non subendo la condivisione del proprio materiale intimo, ne è stato minacciato: qui la percentuale è del 12 per cento. In questo caso è determinante la motivazione del ricatto (44 per cento) e della vendetta (18 per cento).

In buona sostanza la minaccia è usata soprattutto come strumento di pressione psicologica per ricatto o vendetta, invece la diffusione vera e propria dei contenuti avviene più per scherzo che per effettivo desiderio di colpire la persona. Tuttavia non bisogna solo diffidare dei partner più o meno conosciuti, a volte la minaccia arriva dai social. Secondo un altro campione di 14mila studenti tra gli 11 e i 19 anni, quest’ultimo fenomeno è tutt’altro che raro. Infatti a 1 adolescente su 10 è capitato almeno una volta di essere contattato da un profilo sconosciuto per una sessione di “sesso virtuale” in cambio di denaro. Il 20 per cento di questi non si è fermato e ha accettato la proposta, espondendosi poi al rischio di sextorsion. Non è raro infatti che questi profili oltre alla prima richiesta di compenso, formulino ulteriori pretese una volta acquisito un filmato della vittima.

“Oggi i ragazzi trascorrono in rete sempre più tempo; in rete studiano, si conoscono, intrattengono relazioni, giocano, acquistano, ascoltano musica, guardano film, in altre parole, sulla rete hanno una propria vita virtuale. In questo scenario diventa assolutamente necessaria la diffusione di consigli, suggerimenti ed indicazioni a giovani e genitori, finalizzata all’utilizzo consapevole del web ed alla conoscenza degli strumenti a disposizione per proteggersi dai rischi della rete. Prevenzione e formazione sono i mezzi attraverso cui la Polizia Postale si pone come obiettivo quello di consentire ai ragazzi di navigare in sicurezza”, dichiara in una nota Nicola Zupo, dirigente del compartimento della Polizia postale e delle comunicazioni per il Lazio.

Nel corso dell’anno scolastico 2018/2019 gli operatori del compartimento Polizia postale e delle comunicazioni per il Lazio hanno effettuato incontri coinvolgendo 250 istituti scolastici del Lazio, coinvolgendo 33.327 studenti, 2.235 genitori e 1.730 docenti e trattando argomenti come adescamento on line, truffe, furti di identità, cyberbullismo e hackering. Oltre alle innumerevoli iniziative volte a fornire le dovute informazioni sui rischi del web, la Polizia postale e delle comunicazioni per il Lazio ha espletato un importante attività volta a prevenire la commissione dei rati di propria competenza, in particolare, tra quelli che maggiormente coinvolgono i minori, in materia di contrasto ai reati informatici contro la persona (molestie, minacce, trattamento illecito di dati personali, accesso abusivo sui profili social network, stalking, sextortion e diffamazione on line) sono stati trattati 1.215 casi, monitorando oltre 8.069 spazi virtuali e riscontrandone circa 177 con contenuti illeciti. Per fare della Rete un luogo più sicuro crediamo che occorra continuare a diffondere una cultura della sicurezza in rete e in questo contesto si inserisce il concorso #Zerobullismo per un uso corretto e consapevole del web. Il concorso ha l’obiettivo di raccogliere proprio dai ragazzi il loro contributo per parlare del bullismo e come affrontarlo. I ragazzi potranno proporre video, sceneggiature, poesie e canzoni per raccontare il loro punto di visto, direttamente sul sito zerobullismo.com. Tutto il materiale verrà valorizzato e messo a disposizione delle scuole per trattare il tema durante il prossimo anno scolastico”.

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