SCONTRO PD-M5S SUL PIANO SOCIALE PER ROMA
Il piano sociale 2019-2021 fa litigare M5s e Pd e contro il provvedimento approvato dalla giunta capitolina si schierano anche Cgil, Cisl e Uil. I sindacati confederali, insieme ad Asl, Regione Lazio e ministero delle Politiche sociali sono i soggetti con cui il piano è stato discusso negli scorsi anni. Si tratta di un provvedimento ambizioso – inserito nell’agosto 2016 tra le linee guida di governo della città dall’allora neo-sindaco Virginia Raggi -, un piano regolatore dei servizi sociali articolato in oltre 100 pagine che mappa domanda e offerta dei servizi sociali in città, fissando gli obiettivi di miglioramento nel corso di un triennio (nel caso specifico 2019-2021). Attraverso la firma di un accordo quadro e poi di diversi protocolli d’intesa con le Asl il piano si pone poi l’obiettivo di integrare i servizi sociali a quelli sanitari, con lo scopo dichiarato di offrire un servizio assistenziale “individualizzato” a chi ne ha più bisogno. “Ma questo piano nasce già vecchio”, ha attaccato il consigliere del Pd Giovanni Zannola questa mattina nel corso di una seduta dedicata della commissione capitolina Politiche sociali. Il piano, infatti, è basato su dati raccolti e riferiti al 2016 e al 2017. “E soprattutto – ha aggiunto il dem – l’emergenza Covid-19 ha generato una modifica dell’assetto sociale della città che non può essere trascurata: chiediamo di sentire gli stakehodlers e di aggiornare il docuemento. Approvarlo così servirebbe solo a fare campagna elettorale anche perché è un piano 2019-2021 che viene approvato a metà del 2020”. A Zannola ha replicato l’assessore alle Politiche sociali di Roma Capitale Veronica Mammì: “Questo piano è stato stra-condiviso con tutti gli stekeholder: con i sindacati, con il terzo settore, le Asl, i tribunali, il ministero delle Politiche sociale e del Lavoro. Dire che sia un piano approvato senza interlocuzione con gli operatori del settore è inaccettabile. I cittadini lo aspettano da anni ed è un dovere dal punto di vista politico approvarlo e realizzarlo”.
“Non c’è la parola Covid – ha proseguito Mammì – ma tutti i servizi sono già rimodulati rispetto all’emergenza, quindi questa è una polemica sterile”. La discussione maggioranza e opposizione non ha risparmiato neanche il direttore generale del dipartimento capitolino Politiche sociali Giovanni Serra. Il dirigente capitolino, infatti, se l’è presa con la Regione Lazio, colpevole, a suo dire, di aver ritardato l’approvazione dell’atto “fermando” la firma dell’accordo quadro, fondamentale per l’integrazione socio-sanitaria dei servizi e che il Campidoglio avrebbe voluto contestuale all’approvazione del piano sociale. Serra, infatti, sostiene che l’accordo quadro possa essere firmato direttamente dai direttori generali delle tre Asl romane (1,2,3) senza bisogno che intervenga la Regione (di cui le Asl sono un’emanazione). Questa insomma la ragione del blocco da parte della Regione Lazio. “Mai avevo assistito a un direttore di un dipartimento attaccare politicamente un’altra amministrazione. È un tecnico o lavora nello staff dell’assessore?”, ha replicato Zannola, prima che l’assessore Mammì ribadisse ancora più esplicitamente il concetto espresso da Serra: “Se la Regione vuole fermare l’accordo di programma con le Asl per scelta politica dovrà assumersene le responsabilità”, ha detto. Il dibattito è poi sfociato in un alterco da bar. Alcuni consiglieri e assessori di municipi a guida 5 stelle hanno ringraziato Serra “per l’opera di alfabetizzazione politica fatta nei confronti del consigliere Zannola”. Un’affermazione che ha mandato il consigliere del Pd su tutte le furie: “Non consento a nessuno di dire che devo essere politicamente alfabetizzato: io politica la faccio da tanto tempo, non ho iniziato a farla con il vaffaday…”.