Fatti di Roma

SCENARIO NERO PER L’ECONOMIA ROMANA

È uno scenario nero quello che si delinea per l’economia romana dopo l’inasprimento delle misure a contrasto della diffusione del coronavirus.

Dopo il Decreto della presidenza del consiglio dei ministri del 9 marzo scorso, che ha dichiarato “zona protetta” tutto il territorio italiano, oggi numerosi negozi, bar, ristoranti e alberghi della Capitale hanno calato la serranda, annunciando la sospensione dell’attività per periodi più o meno lunghi. Molti restano chiusi fino al 16 marzo, altri fino al 3 aprile.

Secondo i dati elaborati da “Agenzia Nova” il primo colpo all’economia cittadina arriva dal turismo. Negli hotel romani per marzo e aprile è già stato annullato il 95 cento delle prenotazioni. Le disdette si stanno già estendendo anche al mese di maggio. “Alcuni alberghi hanno già chiuso, altri chiuderanno entro il fine settimana”, ha precisato Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi. Non va meglio per quanto riguarda i negozi: sono almeno il 70 per cento quelli che nella giornata di oggi hanno deciso per la serrata nel centro storico. Via Frattina, piazza di Spagna e vie limitrofe, via del Tritone e tutta l’area del Tridente erano deserte stamattina, mentre ora dopo ora noti brand del lusso annunciavano la chiusura: La Rinascente, il gruppo Lvmh, Richmond, Alberta Ferretti, Philosophy, Moschino e Tiffany, gli ultimi in ordine di tempo. Per David Sermoneta, presidente di Federmoda e di Confcommercio centro storico di Roma, “il comportamento del governo ci costringe a chiudere” ma “bisognava tutelare le piccole imprese che invece vengono lasciate allo sbaraglio”.

Drammatico lo scenario anche per bar e ristoranti, nei quali si stima una perdita dell’80 per cento del fatturato quotidiano, pari a circa 8,5 milioni di euro al giorno. A soffrire di più saranno i 6.300 ristoranti romani che perderanno 6,5 milioni di euro al giorno. Il settore, nel complesso, va “verso il fatturato zero”, ha precisato Luciano Sbraga, presidente della Fipe Confcommercio. E in questo scenario di crisi la Cna di Roma ha lamentato la confusione generata dall’ordinanza della Regione Lazio che ha obbligato alla chiusura poco più di 10 mila e 100 imprese (6.289 parrucchieri/barbieri, 3427 centri estetici, 387 tatuatori) e ha imposto l’uso della mascherina ai lavoratori che somministrano cibo o bevande. Le mascherine tuttavia non si trovano in commercio, pertanto molte attività nel Lazio hanno optato per la chiusura.

“Abbiamo registrato una cosa che non doveva accadere – ha sottolineato Stefano Di Niola, segretario della Cna di Roma -, l’esistenza di due diverse fonti normative: da un lato ci sono i Dpcm dell’8 e del 9 marzo, dall’altro c’è una ordinanza della Regione Lazio. Riteniamo che non sia opportuno in una fase di crisi spezzettare dei provvedimenti la cui violazione comporta un reato penale”. Per il presidente della Camera di commercio di Roma, Lorenzo Tagliavanti, tuttavia “con lo smart working e le teleconferenze le aziende si stanno approcciando a un mondo del lavoro più moderno, si va ridisegnando l’organizzazione aziendale. L’Italia in questo senso era in ritardo e ora sta recuperando. È indubbio che tutto questo cambierà la struttura dell’organizzazione aziendale anche per il futuro. È vero che è un momento di sofferenza, ma anche di grande trasformazione”.

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