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REGIONE, VISINI: NUOVI REQUISITI PER STRUTTURE SOCIO-ASSISTENZIALI

rita visini

Diventa più semplice la gestione delle case famiglia, delle comunità alloggio e delle case di riposo nel Lazio. La Giunta regionale ha modificato la normativa sui requisiti minimi per l’autorizzazione all’apertura e al funzionamento delle strutture socio-assistenziali residenziali e semi-residenziali che ospitano minori, disabili, anziani e persone con problematiche sociali.
I nuovi parametri fissati dalla Regione  sostituiscono quelli fissati nel 2004. Nel corso degli anni la normativa aveva mostrato alcune criticità segnalate sia dai Comuni che dalle realtà che gestiscono le strutture: gli standard strutturali ed organizzativi erano ritenuti troppo elevati e onerosi e rendevano spesso non sostenibile economicamente la gestione delle case di accoglienza. Un’analisi sistematica degli standard da parte della Regione ha portato quindi alla revisione dei requisiti.
“Abbiamo voluto liberare le strutture di accoglienza da una serie di obblighi e di oneri che rendevano più complicata la gestione dei servizi senza che ci fosse un beneficio per gli utenti – spiega l’assessore alle Politiche sociali, Rita Visini – Abbiamo prestato la massima attenzione per evitare che la semplificazione degli standard avesse un impatto negativo sull’offerta: anzi, grazie a questo provvedimento le case e le comunità saranno messe in condizione di potenziare le proprie attività per gli ospiti. Meno costi per la burocrazia si traducono in più risorse per la qualità e servizi più vicini alle persone”.
Nel dettaglio viene riparametrato il rapporto tra numero di operatori e numero di ospiti per ciascun tipo di struttura. Semplificati anche alcuni requisiti strutturali: per esempio viene eliminato il requisito del servizio igienico a uso esclusivo degli operatori nelle strutture familiari e comunitarie. Per quanto riguarda le case di accoglienza per donne in difficoltà, i bambini sotto i tre anni verranno esclusi dal computo della ricettività, mentre fino a oggi venivano conteggiati insieme alle loro madri finendo per ridurre il numero dei posti a disposizione in struttura per le altre donne. Diventano invece più stringenti i parametri sulla qualità del servizio e sull’idoneità del personale di struttura.
Viene introdotto il requisito di onorabilità per gli operatori, che non dovranno aver subito condanne per una serie di reati come quelli contro il buon costume, la famiglia e la persona, e dovranno dimostrare la propria idoneità psicoattitudinale alla mansione da svolgere. Vengono inoltre ridefiniti i titoli formativi e professionali richiesti a chi lavora nelle strutture. La Giunta ha anche riformato i requisiti per l’accreditamento delle strutture pubbliche e di quelle private convenzionate, sia residenziali che semiresidenziali. Chi vorrà entrare a far parte della rete dei servizi sociali pubblici dovrà garantire standard qualitativi elevati dal punto di vista del personale, della struttura e del benessere degli ospiti. Proprio gli utenti delle strutture saranno chiamati a dare una valutazione annuale del servizio ricevuto, che concorrerà alla valutazione complessiva da parte dei servizi sociali territoriali per la conferma dell’accreditamento. (omniroma)
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