Religioni

PAPA FRANCESCO, “SEGNALI DI PACE TRA LE DUE COREE”

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Segnali positivi sono giunti dalla penisola coreana. La Santa Sede guarda con favore ai dialoghi e si augura che possano affrontare anche le questioni più complesse con atteggiamento costruttivo e condurre a soluzioni condivise e durature, cosi’ da assicurare un futuro di sviluppo e di cooperazione per l’intero popolo coreano e per tutta la Regione”. Lo ha detto Papa Francesco nel discorso al Corpo Diplomatico.
“Nel corso dell’ultimo anno – ha poi aggiunto – vi sono stati alcuni significativi segnali di pace, a cominciare dallo storico Accordo tra Etiopia ed Eritrea, che pone fine a vent’anni di conflitto e ripristina le relazioni diplomatiche fra i due Paesi. Anche l’intesa sottoscritta dai leader del Sud Sudan, che consente di riprendere la convivenza civile e di riattivare il funzionamento delle istituzioni nazionali, e’ un segno di speranza per il Continente africano, dove tuttavia permangono gravi tensioni e diffusa povertà”.
Secondo il Papa, “nel complesso, occorre pure rilevare che l’Africa, al di la’ di diverse drammatiche vicende, rivela un potenziale dinamismo positivo, radicato nella sua antica cultura e tradizionale accoglienza. Un esempio di solidarietà effettiva tra le Nazioni e’ costituito dall’apertura delle frontiere in diversi Paesi per accogliere generosamente i rifugiati e gli sfollati”.
“Seguo con speciale attenzione – ha quindi continuato Francesco – l’evolversi della situazione nella Repubblica Democratica del Congo, esprimendo l’auspicio che il Paese possa ritrovare la riconciliazione che da tempo attende e intraprendere un deciso cammino verso lo sviluppo, ponendo fine al persistente stato di insicurezza che interessa milioni di persone, tra cui molti bambini. A tal fine, il rispetto del
risultato elettorale e’ fattore determinante per una pace sostenibile”. “Parimenti – ha concluso il Pontefice – esprimo la mia vicinanza a quanti soffrono a causa della violenza fondamentalista, specialmente in Mali, Niger e Nigeria, o per le perduranti tensioni interne al Camerun che seminano non di rado morte anche tra la popolazione civile”.

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