Fatti di Roma

ORA IL SILENZIO E IL RISPETTO PER UNA VITTIMA DEL PREGIUDIZIO

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In questa estate infuocata, una delle più problematiche degli ultimi decenni, non si placano le polemiche sulla morte del quattordicenne romano.

E così un ragazzino, che non c’è più, diventa la macabra star di una politica vuota che non sa dove andare a parare per prendere consensi, il simbolo di ideologie che sicuramente non rispecchiavano le sue angosce, l’emblema di battaglie che con lui non avevano nulla a che fare.

Nessuno si interroga sul perchè il suo disagio non fosse mai stato raccolto ed alleviato, nessuno si domanda come mai il suo suicidio programmato non sia mai stato degnato della minima attenzione da parte di nessuno.

Eppure lui l’ aveva studiata la sua morte, scrivendo addirittura un messaggio che riportava in elenco gli amici che sarebbero dovuti essere avvertiti..una lettera indirizzata al padre, non a caso, alla figura maschile di cui evidentemente aveva un gran bisogno e della quale temeva le reazioni.

Ma avvisare gli amici della sua morte, perchè? Una sorta di vendetta oppure il disperato bisogno di essere amato almeno nel ricordo?

Nessuno vuole scagliare un j’accuse ai genitori, per carità, nessuno di noi è nato padre o madre ed è innegabile che questo sia oggi più che mai un mestiere difficilissimo del quale nessuno ci fornisce adeguati strumenti interpretativi, ma come si fa a non percepire un figlio in difficoltà?

Forse il male di vivere a 14 anni è visto come fisiologico di fronte alla sopravvivenza quotidiana, ma anche sottovalutare la sofferenza o mettere la testa sotto la sabbia non aiuta a liquidare i turbamenti personali degli adolescenti e a volte può produrre drammi senza possibilità di recupero, perchè alla morte non c’è rimedio.

Tragedie come questa non possono non pesare sulla nostra coscienza collettiva, perchè tutti siamo responsabili in qualche modo, checchè ne dica la politica che ora pensa di lavarsi l’anima con la legge sull’omofobia , perchè, se ci fosse stata la legge il ragazzino si sarebbe sentito supportato e protetto, non si sarebbe sentito solo, avrebbe telefonato al legislatore per farsi spiegare se era omosessuale o no? E chi verrà indagato per “istigazione al suicidio”, facebook?

Per favore, non rendiamoci ridicoli nascondendoci dietro un dito né tantomeno dietro leggi e leggine che non avranno altro risultato che sgravare ancora di più le coscienze dalla responsabilità morale e civile che ognuno di noi dovrebbe avere verso l’altro: ci deve pensare lo Stato, lo Stato previene, lo Stato legifera e poi armiamoci e partite, tanto il lavoro è stato fatto, le interviste sono state rilasciate ad ogni piè sospinto, il politico di turno ha avuto il suo momento di gloria e noi siamo “protetti”.

E così la responsabilità si diluisce nel mare magnum della diatriba senza fine su chi debba fare cosa e quando e come, e infine tra una lacrima, un sospiro e un mazzo di fiori non cambia mai nulla: non cambiamo noi con i nostri egoismi e con questo assurdo e totale rifiuto di assumerci responsabilità e non cambia certo questo Paese che di leggi ne avrebbe abbastanza, se solo le facesse rispettare.

Daniela Pieri

 

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