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MATTARELLA ALLA COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO, “SEMPRE ACCANTO AI POVERI E AGLI EMARGINATI”

Sergio Mattarella (Foto Omniroma)
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Il Presidente Sergio Mattarella ha visitato la sede della Comunità di Sant’Egidio in occasione del 50° anniversario della sua fondazione. Nella sala Conferenze, presso il Capitolo di Santa Maria in Trastevere, si è svolto l’incontro con i membri della Comunità nel corso del quale hanno preso la parola il Fondatore Andrea Riccardi e il Presidente Marco Impagliazzo.
“Sono lietissimo di essere qui per contribuire a sottolineare il significato di questi cinquant’anni di attività di Sant’Egidio. Cinquant’anni fa – ha detto Mattarella – un gruppo di ragazzi si è riunito per riflettere e per capire cosa fare. Ascoltando l’interessante esposizione fatta dal Presidente Impagliazzo verrebbe da dire – secondo Dante – ‘poca favilla gran fiamma seconda’, oppure, in termini evangelici, come il granello di senape che è il più piccolo tra tutti i semi ma poi diventa un albero con tante fronde. Allora il campo di azione erano le periferie di Roma con le sue grandi emarginazioni, con la povertà, con l’esclusione che caratterizzava tante persone che erano estranee a quello sviluppo economico che era già cominciato nel nostro Paese. Il nostro Paese è cambiato, non vi è più quella condizione; le periferie sono cambiate, e a partire dagli anni 60 vi è stato un accesso diffuso e ampio all’istruzione, alla sanità, ai servizi, all’occupazione, ma i poveri non sono molti meno, l’emarginazione non è scomparsa. Vi sono altre tipologie di povertà e di emarginazione che nel corso del tempo si sono manifestate e continuano a presentarsi. D’altronde, qualche giorno fa, leggendo una pagina del libro di ‘quotidiana riflessione’ di Don Vincenzo, ho incontrato nuovamente quel passo che dice: i poveri li avrete sempre con voi, vi saranno sempre, e finché dura la condizione umana, con i suoi difetti e i suoi limiti, vi sarà l’esigenza di occuparsi di chi è in difficoltà. Poveri per tante ragioni: per difficoltà di sopravvivenza, per difficoltà dei mezzi per vivere, per difficoltà della malattia, per l’isolamento, per l’abbandono, per l’emarginazione sociale. Vi è una quantità di povertà diverse che vanno affrontate, e questa Comunità nel corso di questi decenni ha accompagnato il nostro Paese lenendo ferite, intervenendo attivamente per sollevare quelle condizioni, per operare concretamente”. “Mi verrebbe da dire che la Comunità di Sant’Egidio – prosegue ancora – ha attraversato il tempo, affrontando e curando le varie forme di povertà e di emarginazione. Ma mi viene anche da aggiungere che ha anche superato lo spazio e i luoghi perché è andata incontro alle condizioni di sofferenza, di emarginazione e di povertà anche lontano, in quella dimensione mondiale che abbiamo poc’anzi ascoltato dal Presidente Impagliazzo. È come se la Comunità avesse varcato i confini di tempo e di spazio, sempre individuando – per affrontarle e curarle – le condizioni di debolezza e di emarginazione. Questa è una condizione importante. Potremmo definire il movimento di Sant’Egidio come ‘glocal’. Io cerco di non usare mai parole che non siano della nostra lingua, che non siano italiane; però non dire ‘glocale’ non renderebbe l’idea. In effetti ‘glocal’ secondo l’enciclopedia Treccani viene definita come l’attitudine a occuparsi contemporaneamente della dimensione locale e di quella mondiale.

È questo che consente speranza nel mondo, quello di comprendere che non c’è una separazione e che né il rimedio alla povertà, ne’ il diritto alla libertà sono divisibili per territori: o tutti possono utilizzarli e fruirne o, in realtà, nessuno ne fruisce davvero appieno. Questa è la dimensione importante che la Comunità ha raggiunto. Il mondo è cambiato in questi decenni e Sant’Egidio ha seguito questo mutamento; non è che sia diventato piccolo, è più raccolto di prima e quindi richiede impegni come quelli che la Comunità ha assunto, con le sue iniziative. Abbiamo poc’anzi visto alcune immagini significative, quelle per la comprensione, per l’amicizia tra popoli e religioni, – mai come oggi tema fondamentale è quello della cooperazione fra le religioni – le iniziative per la pace, le iniziative contro la povertà, contro la pena di morte: una quantità di iniziative che hanno conferito alla Comunità di Sant’Egidio, sul piano internazionale, credibilità e autorevolezza. L’accordo di pace per il Mozambico, firmato a pochi metri da qui, è l’episodio più emblematico, di maggiore evidenza internazionale; ma è come la punta di un iceberg di un’attività ampia, diffusa che vi è in tante parti del mondo. E questo richiede una riconoscenza nei confronti dell’attività di Sant’Egidio. L’impegno rivolto e che continua a rivolgersi alle periferie nel nostro Paese, cambiate nel corso del tempo come collocazione, come identificazione, come caratteri, come fenomeni, e alle periferie del mondo è di grande significato e importanza. L’attività di Sant’Egidio è nata, come sappiamo, da un’ispirazione religiosa molto profonda; ma a me – come Presidente della Repubblica – interessa sottolineare che questa è stata anche un’iniziativa di pedagogia, di impegno e di convivenza civile di grande importanza. Lo è nel mondo, lo è nel nostro Paese che ha bisogno di solidarietà e – come ricordava Andrea Riccardi – di ritrovarsi come comunità, di avvertire i vincoli che tengono insieme e non quelli che separano e fanno guardare con diffidenza o con ostilità. Questo bisogno di solidarietà è una grande esigenza civile nel nostro Paese e per tutte queste ragioni questa sera sono qui per dire grazie a Sant’Egidio”.

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