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L’ITALIA SPENDE MENO DI TUTTI IN EUROPA PER L’EDUCAZIONE

Un'insegnante durante una lezione in classe in una foto d'archivio. ANSA/ ALESSANDRO DI MEO
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L’Italia spende meno della media europea in educazione. La percentuale di spesa pubblica in educazione rispetto al Pil in Italia è del 3,9% (2016), contro la media Ue che è pari al 4,7% del Pil. Il dato italiano è  anche al di sotto di quello dei maggiori paesi europei, in particolare Francia (5,4%) e Regno Unito (4,7%). E’ quanto emerge dall’ultimo dossier dell’Osservatorio sulla povertà realizzato da ’Con i Bambini’ e Fondazione ’Openpolis’.

La crisi economica iniziata nel 2008 – viene sottolineato – ha posto una forte pressione sui bilanci pubblici degli stati, in particolare quelli europei. Il risultato, come ha segnalato anche Ocse nel suo ultimo rapporto ’Education at a glance 2018’, è stata una sensibile contrazione della percentuale di spesa pubblica dedicata all’istruzione. Per l’Italia si tratta di un aspetto particolarmente sensibile. Già prima della crisi il
nostro paese si trovava nella seconda metà della classifica europea per percentuale di spesa in istruzione rispetto al pil.
Dal 2011 si colloca stabilmente negli ultimi posti. Nel 2016 (ultimo anno disponibile con i dati Eurostat) risultava quintultima tra i 28 paesi dell’Unione europea.
In termini assoluti, la contrazione del capitolo di spesa dedicato all’istruzione in Italia è coincisa con i primi anni della crisi, tra 2009 e 2012. In questo periodo la spesa in educazione (intesa dalle scuole per l’infanzia alle università ) è calata da 72 miliardi annui a 65,4. Una tendenza che si inserisce nel quadro di un contenimento della spesa pubblica, come ricostruito da Eurydice, la rete informativa sull’istruzione istituita dalla Commissione europea. Su questa cifra si è grosso modo stabilizzata negli anni successivi, e nel 2016 la spesa totale in educazione vale 65,6 miliardi. Se si considera la spesa rispetto al numero di studenti (calcolata da Ocse), dopo il 2012 si è registrato un incremento. Ma esso è stato inferiore rispetto a quello di altri grandi paesi europei, come Francia e Germania.
“La quantità di spesa da sola – spiega l’Osservatorio sulla Povertà – non è una garanzia, né tantomeno un indicatore, della qualità del sistema educativo. Ma questi dati messi in fila raccontano di un paese che spende meno degli altri maggiori partner europei nell’istruzione. Una scelta che rischia di essere miope. Nell’immediato, per le opportunità offerte ai più giovani. Sul lungo termine, per gli stessi presupposti di crescita del paese”.

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