Angolo della Salute

LA TELEMEDICINA SALVA I PAZIENTI CON ANOMALIE DEL BATTITO CARDIACO: MORTALITÀ RIDOTTA FINO AL 50%

cuore


Nei casi di anomalie del battito cardiaco la telemedicina è un salvavita: riduce la mortalità fino al 50% dei pazienti con scompenso cardiaco. Lo rivelano i dati al centro del Congresso nazionale dell’Associazione italiana di aritmologia e cardiostimolazione (Aiac), in programma l’11 e il 12 aprile a Bologna.

Le aritmie, le anomalie del battito del cuore, interessano oltre mezzo milione di italiani ’over 65’ (4 su 100) e costituiscono una delle cause più frequenti di accesso al Pronto soccorso o di ricovero in cardiologia (circa il 13% degli accessi). “L’unione di competenze mediche, infermieristiche, tecniche ed informatiche permettono oggi la cura del paziente a distanza, la semplificazione dei percorsi e l’ottimizzazione delle risorse. La telemedicina riduce fino al 50% la mortalità dei pazienti con scompenso cardiaco, del 39% le ospedalizzazioni, del 50% il numero di visite in ospedale con un conseguente alleggerimento delle liste di attesa e degli accessi ai pronto soccorso per un risparmio del 60% dei costi sanitari”, riferisce l’Aiac.

“I benefici del monitoraggio remoto non sono solo sanitari, ma anche psicologici per il paziente e i suoi familiari che dimostrano da sempre un alto grado di accettazione e soddisfazione. Inoltre rappresentano la vera continuità assistenziale, in uno stretto binomio tra ospedale e territorio, anche secondo quanto raccomandato dalle linee guida internazionali – afferma Renato Pietro Ricci, presidente Aiac – In Italia circa il 50% dei defibrillatori e il 20% dei pacemaker sono in telemonitoraggio, nonostante ad oggi la prestazione non sia ancora stata codificata dal Sistema sanitario nazionale e non venga rimborsata alle strutture che la utilizzano e che, per questo, presentano ancora grosse difficoltà ad allocare le risorse necessarie”. Dispositivi sempre più sofisticati e monitoraggio a distanza: l’aritmologia italiana sta vivendo la sua ’rivoluzione 4.0’ – secondo gli esperti – grazie all’innovazione tecnologica con l’obiettivo di curare aritmie complesse in una popolazione che invecchia. “In Italia circa il 50% dei defibrillatori e il 20% dei pacemaker sono in telemonitoraggio, nonostante ad oggi la prestazione non sia ancora stata codificata dal Sistema sanitario nazionale e non venga rimborsata alle strutture che la utilizzano e che, per questo, presentano ancora grosse difficoltà ad allocare le risorse necessarie”, aggiunge Ricci.

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