Fatti di Roma

IL MEGLIO IN EDICOLA DI VENERDI’ 6 MARZO 2015

giornali2-300x176


corriere della sera

 

Vento, pioggia, buche La città in ginocchio (Maria Rosaria Spadaccino)

Solo nel pomeriggio, quando le condizioni metereologiche migliorano, la città riesce finalmente a tirare un sospiro di sollievo. Traffico, alberi caduti, allagamenti hanno tormentato i romani che hanno vissuto un’altra giornata campale, a cui sono ormai abituati.

«La situazione del maltempo è sotto controllo e tutte le criticità registrate in queste ultime ore, a Prima Porta e a Pian del Sole, dove si erano allagate diverse cantine e garage e dove sono state impegnate 6 idrovore, stanno rientrando e anche i livelli idrometrici del Tevere e dell’Aniene sono in miglioramento, passando dal livello di pre-allarme al livello di attenzione», afferma nel pomeriggio una nota della Protezione Civile di Roma Capitale.

Intanto alle 16.30 la sala operativa dei Vigili del Fuoco lavora ancora a pieno ritmo. «Da questa mattina abbiamo già fatto cento interventi e venti sono attualmente in corso», spiegano. Il giovedì nero era annunciato da tempo, ma Roma non sembra mai troppo pronta, quando all’acqua si sommano anche le raffiche di vento. È stato colpito anche il tribunale, a piazzale Clodio, infatti, è crollata una piccola parte del controsoffitto, a causa delle infiltrazioni d’acqua. Secchi e recipienti sono comparsi non solo in tribunale, ma anche nei corridoi della Procura.
Stessa situazione, anche se per certi versi più grave, nella scuola dell’infanzia Sabin, dell’istituto comprensivo «Anna Celli», nel IV municipio: gli ottanta bambini, dai 3 ai cinque anni, hanno passato la giornata tra i secchi per raccogliere l’acqua. Nell’atrio, a causa delle infiltrazioni, ad un certo punto è anche saltata la luce.

Il traffico è impazzito in tutta la città, anche a causa dei numerosi incidenti, particolarmente impegnativa è stata la situazione sul Lungotevere.
La pioggia e il forte vento hanno danneggiato molte alberature: a via dei Quattro Venti, a Monteverde, intorno alle 10 un grande olmo è stato abbattuto dalle raffiche , il tronco ha distrutto un cassonetto e ha invaso completamente la carreggiata. «Ancora una volta solo la fortuna – si sfoga una residente – ha evitato una tragedia in vite umane».
Un altro albero è caduto, su un’autovettura in sosta, in piazza Adriana direzione piazza Pia. I rami del pino hanno invaso parte della carreggiata creando rallentamenti al traffico della zona circostante. […]

Messaggero

Ncc, l’altolà del Tar: «Troppe limitazioni, delibera da rivedere» (Fabio Rossi)

Ci saranno meno limitazioni per gli Ncc con licenza di altri comuni, ma che lavorano con un contratto fisso stipulato con privati: per loro, così come avviene per i colleghi che operano con la pubblica amministrazione, non sarà più obbligatorio comunicare quotidianamente tutti i dati relativi al servizio previsto per quel giorno. Lo ha deciso il Tar del Lazio che, due giorni dopo lo stop alla delibera sulle nuove tariffe della Ztl, ha sospeso (seppur soltanto in parte) le nuove norme, varate dalla giunta capitolina lo scorso 30 dicembre, che regolano «l’accesso nel territorio di Roma Capitale dei veicoli adibiti al servizio di noleggio con conducente autorizzati da altri Comuni». Il provvedimento aveva scatenato la dura protesta degli Ncc “forestieri”, che venerdì scorso hanno bloccato piazza Venezia con un corteo di 800 auto partito da Fiumicino.

La seconda sezione del Tar del Lazio non ha accolto in pieno la richiesta dei ricorrenti – guidati dall’Associazione nazionale imprese di trasporto viaggiatori (Anitrav) – che avrebbero voluto la sospensione dell’intera delibera, in attesa del giudizio sul merito, fissato per l’8 luglio. Ma hanno mosso rilievi che andranno inevitabilmente a modificare alcuni punti del novo regolamento. «I giudici amministrativi, però, hanno ritenuto di dover riesaminare tre punti della delibera – spiega l’assessore capitolino alla mobilità Guido Improta – L’istanza cautelare, pertanto, è stata accolta esclusivamente nei limiti della motivazione e non su tutta la delibera che, dunque, rimane vigente».

Il Tar, in particolare, ha puntato il dito contro «la parte del provvedimento relativa alla disciplina delle modalità semplificate previste per i titolari di appalti di servizi aggiudicati da soggetti tenuti all’applicazione» del Codice sugli appalti (ossia le pubbliche amministrazioni, «non essendovi alcuna ragione perché tali agevolazioni non debbano trovare applicazione anche ai contratti stipulati dagli Ncc con operatori privati (ad esempio tour operator e agenzie di viaggio). Insomma, chi ha un contratto con un’azienda di Roma dovrà comunicare una tantum gli estremi dello stesso, per poi operare liberamente. Il Tribunale amministrativo vuole chiarimenti anche sulla parte del provvedimento del Campidoglio «in cui si fa riferimento al “territorio” di Roma Capitale, senza precisare quali siano i confini rispetto ai quali trova applicazione l’obbligo di comunicazione». Inoltre, secondo il presidente di Anitrav Mauro Ferri, «il pronunciamento del Tar evidenzia aspetti incostituzionali della modifica alla legge 21 che con ogni probabilità verranno rinviati alla Corte Costituzionale». In attesa che il Tar si pronunci nel merito della vicenda, l’amministrazione comunale vuole comunque modificare i punti sospesi, andando incontro ai rilievi mossi dalla giustizia amministrativa. […]

Repubblica

Comune, Ros a caccia alle delibere pro-Buzzi (Giovanna Vitale)

Mentre l’inchiesta su Mafia Capitale si nutre di nuovi capitoli — ieri il Ros è andato nella sede delle commissioni consiliari in Largo Loria per acquisire tutti i verbali relativi ai debiti fuori bilancio — si scopre che la “cupola” tentava di allungare i suoi tentacoli pure sulla vendita del patrimonio comunale. Obiettivo: accaparrasi alcuni immobili con l’80% di sconto. Grazie a una capillare attività di lobbying su funzionari e politici tesa a favorire non solo la coop 29 giugno, il cui quartier generale a Pietralata compare nell’elenco delle alienazioni, ma pure diverse associazioni comunque riconducibili al clan.

Secondo quanto ricostruito dai pm Giuseppe Cascini, Paolo Ielo e Luca Tescaroli, il boss Massimo Carminati e il suo braccio destro Salvatore Buzzi stavano lavorando — attraverso propri agganci nel dipartimento Patrimonio e nella commissione consiliare — alla stesura di alcuni emendamenti che avrebbero portato vantaggiose modifiche al provvedimento sulla vendita del patrimonio comunale (varata in giunta nell’ottobre 2013, ma poi licenziata in Aula “solo” venerdì scorso). Ipotesi investigativa che l’altro ieri ha portato i Ros in Campidoglio per acquisire tutti gli atti relativi alla delibera 88.

Scrive il gip Flavia Costantini nell’ormai nota ordinanza che il 3 dicembre scorso ha terremotato la politica romana, a proposito della compagna di Buzzi: «Alessandra Garrone, su sua indicazione, ed al fine di ottenere una riduzione dell’80% sul valore di vendita di alcuni immobili che il Comune di Roma avrebbe dovuto dismettere, elaborava degli emendamenti da presentare in sede di consiglio comunale ». Proposte che venivano realizzate «con la collaborazione dell’impiegata Dina Paone la quale, in cambio del proprio interessamento, otteneva l’assunzione della figlia come impiegata presso l’università Roma Tre, dove la cooperativa 29 Giugno ha svolto attività di manutenzione degli immobili, portierato e pulizia della biblioteca per il quadriennio 2010/2014». Centrale, dunque, sembrerebbe la posizione «dell’impiegata» capitolina Dina Paone, che a oggi non risulta comunque indagata.
Ma chi è la Paone? Funzionario comunale in pensione, è stata assunta a settembre 2013 per tre anni dalla giunta Marino su indicazione dell’ex assessore alla Casa Daniele Ozzimo (dimesso perché indagato) e spedita alla Commissione Patrimonio a fare la segretaria del presidente pd Pedetti. Dove avrebbe “lavorato” per favorire gli affari di Mafia Capitale. Annota il Ros nell’informativa ai pm: «Nel mese di novembre 2013, Buzzi curava i contatti con Pierpaolo Pedetti, Mirella Di Giovine (capo dipartimento) e Dina Paone, al fine di ottenere una riduzione dell’80 per cento sul valore di vendita di alcuni immobili del comune di Roma che sarebbero stati dismessi a breve, tra cui la sede della cooperativa 29 Giugno di via Pomona 63 e di via del Frantoio. In una conversazione intercettata il 19 novembre 2013 all’interno del quartier generale, Buzzi spiegava che avrebbero dovuto occuparsi di stilare il contenuto dell’emendamento da inviare poi alla Paone ». Secondo precise istruzioni, impartite subito dopo a una collaboratrice: «È chiaro… e lo mandi a Dina Paone, il contenuto per stacosa…perchénoi se compra-mo sto posto a du’ lire, non so se hai capito…».[…]
Tempo

Il killer confessa. Presi gregari e mandanti (Fabio Di Chio)

Era il killer a pagamento della malavita. Non voleva sapere perché doveva uccidere. Intascava tremila euro per una gambizzazione e 25 mila per un omicidio. Lui si chiama Gianfranco Orsini, romano, 48 anni, della zona di Montespaccato. Fino a poco tempo fa era considerato un malvitoso come tanti. Però dopo la sua cattura nel luglio scorso tutto è cambiato. Si è pentito. Ha rivelato la sua professione di assassino e ha aperto uno squarcio sulla Roma criminale. Ieri sono state arrestate sei persone, tra presunti mandanti e complici degli agguati da lui compiuti. Sono Massimiliano Alfano, l’albanese Elvis Demce, Carlo Gentile, Massimiliano Leoni, Massimiliano Prosperi e Andrea Useli. Per alcuni fatti di sangue si sa chi ha sparato ma non conosce il movente. Per gli altri, invece, la sentenza a morte è chiara. Si sarebbe voluto fare piazza pulita degli spacciatori che facevano concorrenza nel mercato della droga. Un ordine che sarebbe partito anche dagli albanesi.

Secondo le indagini, è sull’incarico e la collaborazione degli indagati che tra gli anni 2013 -2014 il killer professionista avrebbe messo a segno i sei episodi violenti, uccisioni e ferimenti. Il 22 giugno 2013, a Tor San Lorenzo, la gambizzazione di Mirco Maccarinelli. Il 24 luglio dello stesso anno, a Roma, il ferimento di Cinzia Pugliese, già coinvolta nell’operazione Alba Nuova contro il clan Fasciani a Ostia. Due mesi dopo, il 24 settembre l’assassinio a Velletri di Gianfranco Di Meo. Il 9 ottobre, a Casal Palocco la sentenza a morte contro l’imprenditore Sesto Corvini. Il 2 dicembre, al Trullo la gambizzazione durante la rapina del commerciante Giulio Morelli. E il 23 gennaio scorso, l’omicidio di Roberto Musci, a Casalotti. Le ordinanze di custodia sono state eseguite dai carabinieri del Reparto operativo del colonnello Lorenzo Sabatino e dagli agenti della Squadra mobile di Renato Cortese, chieste dal procuratore aggiunto Michele Prestipino della Direzione distrettuale antimafia e dai pm Cascini, Minisci e De Cecilia. Emesse dal gip Alessandra Boffi. […]

gazzetta_dello_sport

Cataldi regista in 500 E la Lazio gira a mille (Nicola Berardino)

E’ una corsa lucida e fresca, quella di Danilo Cataldi. Non solo per i suoi vent’anni che possono incantare facilmente. Ma proprio per la tenacia e la qualità che spingono il centrocampista della Lazio. Sotto la pioggia dell’Olimpico, nella semifinale di Coppa Italia di mercoledì sera contro il Napoli, ha catturato anche lo sguardo del c.t. azzurro Antonio Conte. Un altro passo nel suo futuro, che di giorno in giorno diventa sempre più fitto di aspettative.

Dal 24 gennaio, giorno della vittoria contro il Milan, è diventato titolare nella squadra di Pioli, con l’unica parentesi della gara di Udine quando è subentrato nella ripresa. Ha debuttato in A il 18 gennaio contro il Napoli, ingresso al 36’ della ripresa con boato dell’Olimpico. Una coccola per il cucciolo cresciuto nel vivaio, capitano della Primavera scudetto di Bollini (2013), in prima squadra dopo la stagione di Serie B a Crotone. Appena 45 giorni dopo, sempre contro il Napoli, Cataldi è diventato un protagonista. Arrivando al cuore della Lazio. Attraverso tanti percorsi. Tutti da raccontare.

Un ragazzo semplice. Vive con i suoi genitori a Tomba di Nerone. Al papà Francesco,c he ogni mattina si alza alle quattro per trasportare bibite a bar e ristoranti, ha regalato una Clio con i suoi primi guadagni. Danilo gira con una 500 acquistata ai tempi della Primavera. E ancora oggi esce spesso con mamma Patrizia, che, da bambino, lo accompagnava agli allenamenti. Appassionato da sempre di tennis: Federer il suo idolo. Passione per i tatuaggi: tiene moltissimo a quello legato allo scudetto Primavera con tanto di tricolore e data (9 giugno, quel giorno segnò una doppietta). È su Facebook, seguitissimo per i suoi commenti dove spesso prende il sopravvento la spinta del tifoso. Dopo il bel gol al Palermo, ha scritto a Candreva: «Gli hai tirato uno scaldabagno…». Immagine che è piaciuta tanto nel tam tam biancoceleste. Subito ben voluto nello spogliatoio. Già prima di andare a Crotone, era legatissimo a Ledesma. Pronto ad assorbire consigli dal play argentino per muoversi meglio a centrocampo. Ora, piace per umiltà e buon carattere in un gruppo che Pioli ha saputo ben integrare anche nei rapporti interpersonali. Nella gara di Coppa Italia, a Torino, quando è rientrato in squadra dopo i tre mesi di stop per uno stiramento poi bissato, ha innescato il ritorno al gol di Klose. A fine gara ha confessato la sua emozione per l’assist al goleador della storia dei Mondiali. […]

De Rossi, la crisi nera di mister 6,5 milioni (Massimo Cecchini)

Questa è una storia che non avrà lieto fine. Comunque vada, qualunque sia l’esito sportivo che attende la Roma da qui al giugno 2016 – quando scadrà il suo contratto – il rapporto tra Daniele De Rossi e la Roma (inteso nel senso globale del composito universo giallorosso) non sarà mai più lo stesso. Troppo amore, troppe ferite, troppo Grande Raccordo Anulare in un rapporto con la città che forse, per essere perfettamente efficace, avrebbe dovuto essere fin dall’inizio più distaccato, più solo «professionale».

Ma indietro non si torna e adesso è il momento della resa dei conti. D’altronde, emotivamente squasserebbe chiunque passare dall’essere, insieme a capitan Totti, l’idolo della tifoseria a finire capro espiatorio di quasi tutti i momenti neri che la squadra di Garcia sta attraversando in questa stagione. Morale: il giocatore ormai divide il pubblico come mai. Cosa paga De Rossi? Al netto delle prestazioni – che valuteremo – innanzitutto il fatto di essere il giocatore più pagato del calcio italiano (6,5 milioni, bonus compresi). Un piccolo retroscena: alcuni beninformati sulle vicende del giocatore raccontano come probabilmente Daniele avrebbe accettato anche un ingaggio non troppo lontano dal precedente (circa 4 milioni), ma la richiesta di riduzione dello stipendio irrigidì le parti in una trattativa già complessa. A quel punto decise il libero mercato, e visto che in quel periodo (febbraio 2012) tanti grandi club lo volevano, economicamente la Roma lo «pagò» salato. In ogni caso, da quel momento tutti da lui si aspettano che faccia sempre la differenza, mentre in questa stagione in alcune partite chiave (prima di tutte quella col City in casa) è finito addirittura in panchina o è stato sostituito dopo prove scialbe. Ma il centrocampista paga anche altro. L’ostracismo di quella potente parte dell’etere romano i cui alfieri lui ha pubblicamente bollato come «papponi» o «maiali». Il fatto è che papponi e maiali in riva al Tevere hanno un loro seguito e questo, in un momento di crisi, si paga.

Una cosa però è certa: anche a causa dei tre infortuni al polpaccio che lo hanno colpito a partire dal Mondiale (e a causa del quale non ha potuto fare nemmeno una preparazione completa) il rendimento del giocatore di De Rossi non è all’altezza dei suoi standard migliori. Non parliamo dei gol, che pure in giallorosso sono quasi scomparsi del suo repertorio, ma di tutto il resto. Eppure le cifre raccontano quello che vedete a fianco: con lui in campo la Roma fa più punti (1,9 contro 1,5 di media a partita), segna di più (1,5 gol contro 1,4), ne prende di meno (1 contro 1,2 reti), subisce più falli (14,1) e ne commette di meno (12,5). La precisione nei passaggi però è inferiore (78,2% contro 81,6%). I numeri però, ovviamente, non spiegano tutto, anche perché altrimenti il vero De Rossi non avrebbe conosciuto tanta panchina come in questa stagione. A Trigoria dicono che metabolizzi troppo le critiche e perciò anche le vicende extra-calcistiche che lo hanno visto protagonista – l’arresto della moglie e la non commendevole intercettazione con Giovanni De Carlo, il presunto boss di «Mafia Capitale» – non è escluso che abbiano contribuito a renderlo meno sereno. […]

Tags

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close