Fatti di Roma

IL MEGLIO IN EDICOLA DI LUNEDI’ 23 MARZO 2015

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corriere della sera

Ostia, la giunta o lo spettro di nuove elezioni (E. Men.)

Da una parte c’è la questione della nuova sede dei vigili. Dall’altra c’è quella, ancora più complessa, degli scenari futuri. Per il destino della giunta di Ostia siamo ad uno snodo decisivo. Oggi il presidente Andrea Tassone sarà ascoltato in un audit dalla Prefettura, nell’ambito dell’attività di «indagine» su Mafia Capitale.

E, sempre oggi, il senatore Pd Stefano Esposito, «commissario» del litorale, tirerà le fila per capire se la super-giunta può essere varata. Il problema è che gli stessi big da calare, da Livia Turco a Marco Causi, sono piuttosto restii a scendere in campo in una situazione non chiara. Lo «spettro» del voto, molto temuto nel Pd, pare avvicinarsi. E le opposizioni, lista Marchini in testa, sono pronte a trasformare Ostia in un caso cittadino. Perché è chiaro che, se il centrosinistra perdesse il litorale, il futuro minisindaco diventerebbe un vero e proprio alter ego di Marino.

E poi c’è la questione della sede dei vigili, raccontata ieri dal Corriere, col bando vinto dalla Immobilgest (che gestisce gli immobili del Porto di Ostia, presieduto da Mauro Balini, citato in alcune inchieste giudiziarie) ma l’edificio individuato all’Idroscalo non ha i requisiti richiesti dal bando: è più piccolo di quanto necessario e non ha l’accatastamento ad ufficio pubblico. In Comune, adesso, stanno studiando. Il dossier è sul tavolo di Alfonso Sabella, che ha la delega sul litorale. E anche Alessandra Cattoi, neo assessora al Patrimonio, chiederà le carte agli uffici. […]

Messaggero

Regione, migliora il giudizio sui conti (Mauro Evangelisti)

Il rating della Regione Lazio dell’agenzia Fitch era BBB, ma con outlook (previsione), «negativo». Ieri l’outlook è cambiato, è passato a «stabile». Sembra un dettaglio, ma per la delicata situazione della Regione, schiacciata dal maxi debito pregresso, si tratta di una significativa boccata di ossigeno. E di fiducia. Per questo ieri il presidente Nicola Zingaretti ha commentato con un tweet: «Anche per le agenzie di rating il Lazio va sempre meglio. Avanti così».

A spiegare più nel dettaglio perché è importante l’indicazione di Fitch è l’assessore al Bilancio, Alessandra Sartore: «L’agenzia migliorando l’outlook da negativo a stabile, ha riconosciuto lo sforzo compiuto dalla Regione Lazio in questi due anni in tutti i settori strategici della nostra economia. C’è stato un miglioramento complessivo che ha riguardato la sanità, con una riduzione del deficit e la normalizzazione dei tempi dei pagamenti, e anche l’abbattimento del debito non sanitario, il contenimento della spesa che è stato possibile attraverso il piano di razionalizzazione delle società e degli enti regionali». Per pagare i debiti ereditati la giunta Zingaretti, utilizzando l’opzione prevista da un provvedimento del governo Monti, ha alzato l’aliquota regionale Irpef, anche se poi ha ampliato la platea degli esentati (non paga l’incremento chi guadagna meno di 25 mila euro all’anno).

Questo sforzo, racconta l’assessore Sartore, ha avuto effetti molto positivi: la Giunta Zingaretti al suo insediamento ha trovato 12 miliardi di debiti commerciali, di cui 5,5 nel settore sanitario. Oggi il debito sanitario è sceso a circa 2,5 miliardi. Il pagamento dei debiti pregressi ammonta a 8,4 miliardi di debiti, di cui 3,8 nel settore sanitario. Sartore: «Buoni risultati stanno arrivando dal percorso iniziato per la valorizzazione del patrimonio immobiliare regionale e da tutta la partita che abbiamo avviato per la rinegoziazione del nostro debito. Ogni misura è stata determinante ed è stata fondamentale l’attività legislativa svolta con il supporto di tutto il Consiglio». […]

Repubblica

Primavera, boom di turisti in arrivo (Alessandra Paolini)

Un’onda lunga cominciata ieri con la maratona. I runner-turisti sono appena partiti, con la pettorina in valigia e il ricordo di una stracittadina purtroppo sotto la pioggia, ma per alberghi, B&B, bar e ristoranti la maratona dell’accoglienza è solo all’inizio. «Vacanze di Pasqua con i turisti in aumento del 3 per cento rispetto a un anno fa», prevede Giuseppe Roscioli, presidente della Federalberghi romana. Un elemento che fa ben sperare visto che già nel 2014 i dati erano stati buoni visto che a pochi giorni di distanza si era celebrata la canonizzazione dei due Papi, con la città invasa dai pellegrini.
Ma anche stavolta, calendario alla mano, gli appuntamenti per Roma non sono pochi. Archiviata la maratona di ieri che ha portato molte coppie giovani e non solo a dormire in città, sarà la volta della “Bolla papale”. Il 12 aprile, per l’esattezza, quando Bergoglio darà l’annuncio ufficiale del Giubileo 2016 e durante l’Angelus spiegherà il perché di un Anno santo a sorpresa. Poi seguiranno i ponti del 25 aprile. E poi del 1 maggio. Data importante questa per Milano con l’inaugurazione dell’Expò. Importante per Milano e per tutta l’Italia. Roma compresa «Abbiamo già avuto tantissime prenotazioni per quel giorno, già di per sé in alta stagione ma che quest’anno coincide con l’apertura dell’esposizione milanese – continua Roscioli – Ci aspettiamo che molti turisti prima di approdare nella città meneghina facciano scalo a Fiumicino per trascorrere qualche giorno tra i siti archeologici romani. […]
Tempo

Il calvario dei romani tra strisce blu e ricorsi (Vin. Bis.)

Mentre in Prati sembrano convivere dipendenti di serie A e di serie B, i romani vivono una nuova settimana di passione aspettando che tra sentenze e ricorsi, si decida sulla conferma degli aumenti dei parcheggi a pagamento. Altro che 2 mesi di “anarchia”. Infatti, non dovrebbero durare più di due settimane gli effetti della sentenza del Tar che ha bocciato gli aumenti delle strisce blu ordinato dalla Giunta a settembre scorso. Il Comune, insieme al ricorso al Consiglio di Stato, ha presentato richiesta di sospensiva del provvedimento che ha riportato da 1,50 a 1 euro l’ora di sosta sui 75mila stalli presenti in città.

La sospensiva potrebbe essere accolta in virtù dei grossi problemi che la sentenza sta provocando a livello amministrativo: i lavori di riconversione dei parcometri e della segnaletica orizzontale, infatti, non possono durare meno di un mese e, una volta terminata questa operazione, un’eventuale sentenza del Consiglio di Stato contraria a quella del Tar costringerebbe l’Atac a ricominciare l’iter daccapo. Un paradosso burocratico, per il quale il Comune rischia di perdere la bellezza di 70mila euro al giorno in virtù dei “parcheggi liberi”, dato che Atac ha dato disposizione ai suoi ausiliari del traffico di non multare nessuno, proprio per evitare che i cittadini sanzionati possano poi vincere agevolmente i ricorsi; poi ci sono i costi di aggiornamento dei parcometri, ancora da calcolare, che peseranno comunque sul bilancio non proprio florido della municipalizzata. L’obiettivo, tuttavia, è ottenere la sospensiva entro il mese di marzo, al massimo nei primi 10 giorni di aprile, per poi poter preparare a dovere il ricorso al Consiglio di Stato. […]

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Capitan Futuro torna dal passato La Roma a Cesena rialza la testa (Massimo Cecchini)

Dal punto di vista coreografico, a Cesena finisce come era cominciata: ovvero con i tifosi della Roma che gridano «Tifiamo solo la maglia». Ma stavolta è (quasi) solo apparenza, perché lo 0-1 finale firmato da capitan De Rossi può rappresentare il punto di svolta di questo malinconico finale di stagione giallorosso, e per una serie di motivi. Il primo è che impedisce il sorpasso della Lazio al 2° posto. Il secondo è che la Roma ritrova quel successo che mancava in campionato dall’8 febbraio (a Cagliari), allontanando nella corsa Champions Napoli e Fiorentina e interrompendo quella caduta libera che nel girone di ritorno ha portato lo stesso bottino di punti alla classifica delle due rivali: appena 12. L’inerzia dell’ansia, però, a questo punto resta in casa romagnola che, dopo aver fermato Juve e Inter, torna a perdere in casa e vede ora la zona salvezza a 5 punti.

Nel pieno della bufera, Garcia prepara alcune sorprese: punta sul criticatissimo Doumbia («da riatletizzare») e lancia per la prima volta come titolare il talentuoso Ucan (che si era visto solo a novembre), sostituito poi dall’esordiente Pellegrini (classe ‘96), rispolverando anche il ritrovato Ibarbo. Il messaggio è duplice e chiaro: 1) ho questi in rosa, e questi giocano; 2) meglio qualche giovane vivace che titolari alla frutta. Lo sparigliamento qualche risultato lo fa vedere perché in avvio il pallino del gioco è della Roma che, approfittando della difesa alta predisposta da Di Carlo, corre bene sulle fasce. Quella destra principalmente, soprattutto, con Florenzi e Ljajic sullo stesso binario. Detto che Doumbia dà qualche segnale di esistenza in vita, il baby turco – pur trascurando a volte la pressione su Mudingayi – sa muovere la palla, lasciando il lavoro sporco a Nainggolan, spesso straripante su Giorgi, e De Rossi, che in impostazione viene lasciato troppo libero da Carbonero, deputato a passeggiare sulle sue zolle. Ne risulta che nei primi 15’ i giallorossi tirano verso lo specchio della porta 6 volte – in questi tempi anemici, un record – con Leali che deve intervenire in 3 occasioni su Ljajic, Ucan e Gervinho, ancora in panne. Insomma, la difesa bianconera deve soffrire, soprattutto a sinistra, dove Krajnc – centrale adattato ad esterno – patisce più degli altri, e lo si vede anche in occasione del vantaggio romanista (41’), quando sul cross di Holebas non stoppato da Ucan, De Rossi lo brucia sotto misura. Il Cesena invece in avanti è poca cosa, vivendo soprattutto sulle spizzate di testa di Djuric per gli inserimenti di Defrel e Carbonero che stavolta però latitano quasi del tutto. Non è un caso perciò che nel primo tempo De Sanctis – ben protetto da Manolas e Astori – non debba fare neppure una parata, anche se al 21’ Giorgi sfiora la traversa con un gran tiro dal limite. […]

La Lazio ingrana la sesta ma il sorpasso non riesce (Fabio Bianchi)

Fonti bene informate danno Claudio Lotito in pellegrinaggio a Brasilia, in preghiera davanti alla casa di Felipe Anderson. Già che c’è darà la sua solidarietà alla presidenta Dilma Roussef, visto che nel suo piccolo di contestazioni se ne intende. Gli consiglierà di prendere uno tipo Felipe nel governo per far tornare i consensi. Il magico Anderson rischia di essere l’affarone del secolo per lui. Non solo ha firmato fino al 2020, così avrà tutto il tempo per far lievitare il suo valore per la gioia della cassa presidenziale. Ma si sta trasformando anche in una sorta di capo popolo. Dopo il prolungamento ha detto: «Ora tutti allo stadio». Beh, più di 40 mila tifosi hanno riposto all’appello. Una cifra così, per una sfida non di cartello, all’Olimpico si era registrata un anno fa contro il Sassuolo. Ma i 41mila presenti erano accorsi per un solo motivo: insultare Lotito. Come cambiano le cose. Stavolta un solo coro contro, tanto per non perdere l’abitudine, ma poi sono stati tutti strameritati canti e applausi per la Lazio, che col Verona coglie la sesta vittoria di fila in campionato. E la quarta senza prendere gol. De Vrij e Mauricio hanno blindato la difesa.

È stata una pura formalità. La squadra di Pioli si conferma tra le più in forma del campionato. Il magico Anderson per l’occasione ha aggiunto un numero al suo repertorio: ha segnato il suo primo gol di testa. L’ha firmato dopo 4 minuti, grazie al cross di Basta e alla collaborazione di un incerto Benussi. E siamo a nove reti in campionato, che lo fanno diventare il capocannoniere delle aquile. Poi il dolce Felipe si è esibito nel repertorio classico. Un passaggio filtrato in un buco impossibile da pescare per i comuni mortali che ha creato l’occasione sprecata da Klose. Numeri d’arte varia di un uomo che fa innamorare di lui. E una galoppata di 60 metri nel secondo round conclusa con un tiro deviato da Benussi sulla traversa. Cose impensabili se pensiamo all’Anderson di un anno fa. Ma, appunto, le cose cambiano. Pioli l’ha tolto a una manciata dalla fine per regalargli il giusto tributo in solitaria.

Candreva, con una sassata su punizione sotto la traversa appena sfiorata da Mauri appostato in mezzo alla barriera, aveva già scritto le parole «The end» al tramonto del primo round. Il Verona è rimasto più che altro a guardare. Non c’è niente da capire. Troppa Lazio per questa Verona. Mandorlini ha provato a blindarsi cambiando il sistema con un 4-1-4-1, con Obbadi davanti alla difesa e il povero Toni orfanello nell’area avversaria. L’esperimento ha nuociuto all’offesa. E non è servito per fermare l’orchestra Pioli. Il tecnico è tornato al 4-3-3 dopo l’intervallo, quando ha inserito Nico Lopez per lo smarrito Tachtsidis a avanzato Christodoulopoulos ma non è cambiato molto. Un tiro per caso in porta per i veneti, a opera di Moras, finito sul palo. E un angolo a tempo scaduto. Tutta qui la misera produzione. Frutto di un atteggiamento passivo e di zero grinta. Il solo Hallfredsson si è guadagnato la pagnotta dannandosi l’anima per tentare qualche straccio di ripartenza. La Lazio invece di gol poteva farne altri. C’è de registrare un’altra traversa, del sontuoso Biglia, un faraone a centrocampo coadiuvato dal moto perpetuo Parolo. E qualche errore sotto porta di un Klose al solito generoso ma impreciso. Per chiudere il telegiornale delle buone notizie, si è rivisto Lulic dopo due mesi e mezzo ai box. Altro tassello prezioso per la corsa Champions.

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