Religioni

DA OGGI SI CELEBRA IL CAPODANNO EBRAICO

Oggi, 18 settembre 2020, è il giorno del Rosh Ha-Shanah, il capodanno ebraico religioso. Sarà il capodanno numero 5781 nella storia dell’ebraismo. Insieme allo Yom Kippùr – giorno dell’espiazione–, è la ricorrenza più solenne per il popolo ebraico e le celebrazioni ci saranno dal tramonto di questa sera sino a domenica 20 settembre.

Il Rosh Ha-Shanah arriva a 162 giorni di distanza dalla Pasqua ebraica e in questo periodo di tempo ogni ebreo deve analizzare il suo ultimo anno di vita per chiedere perdono delle trasgressioni compiute nei confronti dei precetti ebraici e nei confronti delle altre persone, per poter chiedere perdono non solo metaforicamente, ma anche materialmente a chi è stato danneggiato.

La presidente della Comunità Ebraica di Roma, Ruth Dureghello, ha scritto per la ricorrenza un messaggio augurale attraverso il portale Shalom.it: “Credo di interpretare il sentimento di tutta la Comunità nell’affermare che mai come quest’anno abbiamo atteso l’arrivo di Rosh Hashana con grande impazienza. Stiamo lasciando alle nostre spalle un anno terribile, in cui una pandemia globale ha colpito l’intera umanità non risparmiando ovviamente neanche la nostra Comunità. Nel volgere lo sguardo indietro il nostro pensiero è fisso al ricordo di coloro che hanno sofferto ed a coloro che ci hanno lasciato a causa di questo virus, diverse persone, alcune troppo giovani per non essere con noi oggi. Sia il loro ricordo di benedizione”.

“Il 5780 è stato comunque – scrive ancora Dureghello – un anno significativo. Sono venuti a mancare dei pilastri di questa Comunità come Piero Terracina e Joseph Varon, sopravvissuti all’orrore dei campi di sterminio. Ci hanno insegnato che dobbiamo tenere alta la voce contro ogni forma di antisemitismo e odio. Non abbiamo paura di fronte ai nostri nemici e continueremo nel loro ricordo a contrastare tutti coloro che ci odiano. In conclusione vorrei poi condividere una riflessione con voi: quest’anno in molti non potranno accedere ai Bate Hakneset per i moadim per i vincoli che ci impongono numeri limitati nell’accesso alle diverse sinagoghe. A coloro che saranno all’interno a pregare con un minian, spetta la responsabilità maggiore di far giungere le preghiere anche di chi è rimasto a casa. Sentiamo il peso di questa responsabilità collettiva, di un ebreo nei confronti dell’altro. I nostri auspici e le nostre speranze sono le stesse. Una Comunità unita e forte che superi presto questo momento difficile”.

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