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CHIUDE IL CARA DI CASTELNUOVO, I LAVORATORI IN AGITAZIONE

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Con la notizia dei trasferimenti e dell’imminente chiusura del Cara di Castelnuovo di Porto, i lavoratori della Coop Auxilium, Siar e azienda Itaca lì impiegati sono da ieri in stato di agitazione. Giovedì 24 gennaio dalle 15 alle 18.30 Fp Cgil, Fisascat Cisl e Uil Fpl saranno in presidio con i lavoratori sotto la sede del Mise, a via Molise (Roma), per scongiurare la crisi sociale, che, oltre allo sradicamento degli ospiti oramai integrati nel territorio, riguarda anche lavoratori e cittadini dell’area”. Lo dichiarano in una nota Fp Cgil, Fisascat Cisl e Uil Fpl. Secondo Fp Cgil di Roma e Lazio, “305 migranti lasceranno il Cara (Centro accoglienza richiedenti asilo) entro il 26 gennaio, a pochi giorni dall’avviso della Prefettura, e altri 22 lasceranno lo Sprar. Il Cara di Castelnuovo, una struttura pienamente funzionante che in 11 anni ha ospitato anche 1000 richiedenti asilo insieme, resterebbe aperto con soli 220 ospiti. A oggi sono circa 800 gli ospiti del Centro, tra singoli e intere famiglie. Richiedenti asilo vulnerabili, ma non riconosciuti come rifugiati o aventi diritto alla protezione sussidiaria. Dei 110 circa lavoratori lì impiegati, nella cooperativa Auxilium, di cui 42 abitanti di Castelnuovo, è previsto un esubero di 60 persone. Si tratta sia di operatori addetti all’ospitalità e alla gestione della struttura, sia professionisti dedicati ai percorsi educativi e di integrazione, dai mediatori culturali agli insegnanti di lingua”. Prosegue la Fp Cgil di Roma e Lazio: “Senza alcun rispetto per i percorsi già avviati e per le buone esperienze di accoglienza e integrazione sul territorio, bambini e ragazzi che hanno frequentato fino a oggi le scuole della cittadina, vengono di colpo spostati con le loro famiglie. Sono gli effetti drammatici del Decreto Sicurezza, che cancella i permessi di soggiorno umanitari (una delle tre forme di protezione che potevano essere accordate ai richiedenti asilo), e con essi anche esperienze decennali di ottima gestione, come in questo CARA, dove si è garantito fino ad oggi un percorso di due anni che includeva accesso al lavoro, alle prestazioni sociali e all’edilizia popolare. Le Prefetture di tutta Italia stanno procedendo con interventi simili, iniziando a spostare le persone ospitate nei Cara e nei Cas in altre regioni”.

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