CANTONE SULLA CORRUZIONE, “PREOCCUPANTE MA NON GIRANO PIÙ LE MAZZETTE DI TANGENTOPOLI”
La corruzione, benché all’apparenza sia scomparsa dal dibattito pubblico, rappresenta un fenomeno radicato e persistente, verso il quale è necessario tenere alta l’attenzione. Tuttavia, a fronte di una situazione preoccupante, la situazione non appare devastante, anche perché non siamo più ai tempi di tangentopoli. Le mazzette, infatti, sono di piccolo calibro, tra i 2 e i 3 mila euro, e il funzionario corrotto spesso si accontenta di un posto di lavoro per un familiare o di prestazioni professionali. È quanto emerge dal rapporto dell’Anac relativo all’ultimo triennio, presentato alla stampa estera dal presidente Raffaele Cantone, che dalla prossima settimana lascerà l’incarico per rientrare in magistratura. A oggi, sono 41 gli appalti per i quali l’Anac ha chiesto e ottenuto il commissariamento. Le ordinanze di custodia cautelare per corruzione sono state 117. In pratica, sono stati eseguiti arresti ogni 10 giorni e ad essere interessate sono state quasi tutte le regioni d’Italia, a eccezione del Friuli Venezia Giulia e del Molise. Dal punto di vista numerico, spicca il dato relativo alla Sicilia, dove sono stati registrati 28 episodi di corruzione (18,4 per cento del totale), quasi quanti se ne sono verificati in tutte le regioni del Nord (29 nel loro insieme). A seguire, il Lazio (con 22 casi), la Campania (20), la Puglia (16) e la Calabria (14). Il 74 per cento delle vicende (113 casi) ha riguardato l’assegnazione di appalti pubblici. Ma chi è che si fa corrompere più facilmente? Nel periodo in esame sono stati 207 i funzionari pubblici indagati e i Comuni rappresentato gli enti maggiormente a rischio. I politici invece sono stati 47, il 23 per cento del totale. Di questi, 43 sono stati arrestati: 20 sindaci, 6 vicesindaci, 10 assessori (più altri 4 indagati a piede libero) e 7 consiglieri.
Quanto al prezzo della corruzione, si assiste a una “smaterializzazione” della
tangente. Il denaro continua a rappresentare il principale strumento dell’accordo
illecito, ma spesso per importi esigui (2 mila-3 mila e in alcuni casi
addirittura 50-100 euro). A fronte del calo del contante, a causa anche delle
difficoltà di occultare le somme, si manifestano nuove forme di corruzione, a
partire dal posto di lavoro. Soprattutto al Sud, l’assunzione di famigliari è
stata riscontrata nel 13 per cento dei casi. A seguire, si colloca
l’assegnazione di prestazioni professionali (11 per cento), specialmente sotto
forma di consulenze. Le regalie sono presenti invece nel 7 per cento degli
episodi. Oltre a ricorrenti benefit di diversa natura, come benzina o pasti, ci
sono anche le ristrutturazioni edilizie, le riparazioni, i servizi di pulizia,
il trasporto dei mobili, lavori di falegnameria, giardinaggio, tinteggiatura e
prestazioni sessuali. Tuttavia, aumentano le segnalazioni riguardanti gli
illeciti avvenuti sul luogo di lavoro (whistleblowing): nei primi nove mesi
dell’anno l’Anac ne ha ricevute oltre 700.
In definitiva, a eccezione di Mafia Capitale, l’assenza di grandi scandali e
delle relative somme sembra essere la cifra della corruzione odierna.
“Questa circostanza – sottolinea la relazione – induce in primo luogo a
ritenere fuorviante ogni parallelismo con la stagione di Tangentopoli, durante
la quale la corruzione di fatto rappresentava uno stabile meccanismo di
regolazione della vita pubblica sotto forma di finanziamento”. Ciò non
significa affatto che la “corruzione pulviscolare” di oggi non sia pericolosa.
“In ogni caso innegabile che per molti versi essa sia più agevole da aggredire
rispetto ai primi anni Novanta, non regolando più la vita pubblica ma essendo
espressione di singoli gruppi di potere, le cosiddette cricche, o di realtà
economiche alternative e talvolta persino antagoniste alla vita delle istituzioni.