Fatti di Roma

CAMBIANO I NOMI DI TRE STRADE INTITOLATE AI FIRMATARI DEL MANIFESTO SULLA RAZZA

In un momento storico in cui alla sopravvissuta alla shoah Liliana Segre è stata riconosciuta la tutela della forze dell’ordine per le minacce razziali ricevute, mentre nel Lazio il consiglio regionale ha approvato una mozione a sostegno della commissione proposta dalla senatrice Segre e anche l’Assemblea capitolina si appresta a discutere un atto in tal senso, la città di Roma manda un ulteriore segnale nella lotta alla deriva razzista e antisemita cancellando dalla sua toponomastica i nomi di due firmatari del manifesto della razza, il documento sottoscritto a partire dal 1938 da scienziati e intellettuali antisemiti e che creò le condizioni per l’affermazione in Italia delle leggi razziali. Da oggi, per volontà della sindaca di Roma Virginia Raggi, che ha lanciato mesi fa un progetto partecipativo in alcuni istituti scolastici della Capitale, nel municipio XIV via Donaggio diventa via Mario Carrara, largo Donaggio diventa largo Nella Mortara, mentre nel IX municipio via Zavattari si chiamerà via Enrica Calabresi. I tre nuovi intestatari sono scienziati, tra cui due donne, che si opposero e furono vittime di discriminazioni razziali durante il regime fascista. In attesa di scoprire le targhe toponomastiche è al momento in corso una cerimonia al cinema Andromeda di Roma. Per l’occasione il presidente della Camera Roberto Fico ha inviato un messaggio agli studenti che hanno scelto i nomi delle strade e ai presenti in cui si legge: “Questa cerimonia costituisce un monito per mantenere viva l’attenzione e l’impegno per il rispetto dei principi e dei valori costituzionali, frutto della Resistenza, contro ogni pericolo di discriminazione e odio razziale nella nostra società. Pericolo che emerge con evidenza nei preoccupanti focolai di antisemitismo e nel crescente ricorso a linguaggi d’odio. Non possiamo mai abbassare la guardia di fronte agli spettri del razzismo e ad ogni forma di odio e discriminazione verso particolari gruppi sociali, la cui preoccupante diffusione è un dato evidente. A essere minacciati – aggiunge Fico – non sono solo i singoli individui, ma è anche il nostro patrimonio comune di principi, la nostra identità, il terreno stesso su cui poggia la repubblica democratica.

Il dovere di ricordare quanto accaduto e di ribadire tutte le colpevoli connivenze deve quindi costituire un punto qualificante dell’impegno delle istituzioni e di tutti i cittadini, che devono sentirsi sempre in prima linea nella difesa dei valori democratici e dei principi di libertà sanciti dalla nostra Costituzione”. Il presidente della Camera conclude: “La vostra iniziativa coglie in pieno il senso e il valore di questo impegno: essa rappresenta un importante tassello nell’opera di sensibilizzazione civile e di diffusione della verità storica contro ogni tentazione negazionista”. La sindaca di Roma Virginia Raggi rivolgendosi agli studenti ha spiegato: “Il contributo di ciascuno di noi è fondamentale per scrivere le pagine della nostra storia. Dobbiamo imparare a capire il valore delle nostre azioni. Con questo atto, che io definisco storico, voi ragazzi avete fatto una scelta di campo netta e importante in un periodo storico come questo. Dobbiamo rimanere vigili, come sentinelle, e fare da argine alla riproposizione degli errori del passato. Nessuno pensi che voltarsi dall’altra parte significhi rimanere neutri. Anche l’indifferenza è una scelta. È indispensabile capire oggi quanto sia stato facile allora scivolare in un regime di violenza, nel fascismo, nell’indifferenza di quanti si sono voltati dall’altra parte”.

I tre nuovi intestatari delle strade sono persone che si sono opposte, anche con il sacrificio della vita, al manifesto della razza. Mario Carrara, nato a Guastalla in provincia di Reggio Emilia, nel 1866, studiò a Bologna dove si laureò in Medicina e chirurgia. Iniziò la carriera universitaria a Torino nel 1891, nel 1898 si trasferì a Cagliari e qui rimase fino al 1903, quando fu richiamato a Torino a ricoprire la cattedra di Antropologia criminale e medicina legale. Nell’autunno del 1931, i docenti universitari furono obbligati a prestare un giuramento di fedeltà al fascismo; soltanto in 12 si rifiutarono, perdendo la cattedra e il lavoro. Mario Carrara fu uno di questi, e venne escluso da tutte le cariche pubbliche. I suoi sentimenti antifascisti causarono prima la perquisizione della sua abitazione nel 1935 e poi il suo arresto nel 1936 con l’accusa di aver promosso attività contro il regime. Morì a Torino il 10 giugno 1937. Nella Mortara, nata a Pisa nel 1893, docente di fisica sperimentale divenuta direttore dell’Istituto fisico di via Panisperna nel 1938; il 18 marzo 1939, con decreto ministeriale, venne dichiarata decaduta dall’abilitazione alla libera docenza in Fisica sperimentale, con la motivazione “perché di razza ebraica, con effetto dal 14 dicembre 1938-XVII”. Si rifugiò allora in Brasile dal fratello maggiore Giorgio, a sua volta emigrato a seguito delle leggi razziali. Nel marzo del 1941 tornò con un viaggio avventuroso a Roma per riavvicinarsi alla famiglia e trascorse dall’ottobre del 1943 al luglio del 1944 un periodo di clandestinità presso le suore Orsoline polacche. Dopo la guerra fu reintegrata all’università e, nel gennaio del 1949, le venne confermata in via definitiva l’abilitazione alla libera docenza in Fisica sperimentale già ottenuta già nel 1934. Si è spenta a Roma nel 1988.

Infine Enrica Calabresi nata a Ferrara nel 1891. Studentessa di scienze alla facoltà di matematica, assunse a ventisette anni l’incarico di segretario della società Entomologica italiana. Nell’autunno del 1933, per non essere costretta a tornare sconfitta nella casa di famiglia, si iscrisse al Partito fascista e così ricevette un incarico al Regio Istituto tecnico Galileo Galilei. Nel 1935 conseguì l’abilitazione all’insegnamento medio e l’anno dopo fu nominata professore incaricato di entomologia agraria e direttrice del corrispondente istituto alla Facoltà di agraria dell’Università di Pisa. Nel 1938, in seguito alle leggi razziali, le furono tolti tutti gli incarichi e l’abilitazione alla libera docenza. Decise di non emigrare, rimase a Firenze senza rinunciare all’insegnamento, istruendo, dal 1939 al 1943, gli alunni ebrei espulsi dalle scuole pubbliche nella scuola ebraica di via Farini. La coraggiosa scelta le costò molto cara. Nel gennaio del 1944 fu arrestata e portata a Santa Verdiana, un ex-convento trasformato in carcere. Sapeva che da lì sarebbe stata deportata al lager di sterminio di Auschwitz. Si sottrasse a questo tremendo destino ingoiando, il 18 gennaio 1944, un veleno che da tempo portava sempre con sé. Morì durante la notte fra il 19 e il 20 gennaio.



Alla cerimonia è intervenuta Noemi Di Segni, presidente delle comunità ebraiche italiane, che ha spiegato: “Vi porto il saluto delle 21 comunità ebraiche italiane. La storia che oggi ricordiamo è stata vissuta pochi decenni fa. Non avete nelle vostre materie una materia che si chiama libertà, che non bisogna mai dare per scontata. Voi oggi potete scegliere come vivere, cosa diventare, viaggiare è qualcosa che negli anni del fascismo è stato negato a molti. Dalle parole di odio dette o ignorate si è passati alle armi. Pochi hanno resistito al percorso di decadenza umana e hanno deciso di dare alla storia che vivevano un significato diverso e hanno combattuto per la libertà di tutti noi. Oggi grazie all’iniziativa del Comune di Roma e della sindaca Raggi, a cui va riconosciuto una coerenza di mente e di cuore, stiamo vivendo un momento storico. Arturo Donaggio ed Edoardo Zavattari hanno firmato un manifesto di odio, la Calabresi, Mortara e Carrara hanno firmato un manifesto della vita. La sindaca Raggi ha poi lanciato una sfida a studenti e insegnanti: “Si fa ancora distinzione tra italiani e rom, i rom sono italiani e quando si dice che devono tornare al Paese loro la risposta è che già sono nel Paese loro – ha detto Raggi – Sull’Olocausto, su cui abbiamo tante informazioni, è facile scegliere da che parte stare, adesso facciamo un passo in più e lancio agli insegnanti questa sfida si rifletta su questo”, sulla questione dei rom. A termine della cerimonia al cinema Andromeda, durante la quale gli studenti hanno posto diverse domande, sono state scoperte le targhe toponomastiche. Alla cerimonia sono intervenuti anche la presidente della Comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello, Mario Venezia, presidente della fondazione Museo della shoah, Lea Polgar, che da bambina fu espulsa da scuola per effetto delle leggi razziali, l’ambasciatore d’Israele, Dror Eydar, l’ambasciatore degli Stati Uniti d’America, Lewis M.Eisenberg, il vicesindaco Luca Bergamo, il presidente del municipio XIV, Alfredo Campagna, l’assessore alla Scuola del municipio IX, Carmela Lalli, l’assessore alle Politiche giovanili del municipio XIV, Monica Ruffa, il produttore cinematografico Lucisano. È stata anche proiettata una sintesi del film “1938. Quando scoprimmo di non essere più italiani” presentata dal regista Pietro Suber.

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