Angolo della Salute

ALLERGIA AI POLLINI PER IL 18% DEGLI ITALIANI, I CONSIGLI PER IL “GIARDINO IDEALE”

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Primavera sinonimo di quintali di fazzoletti e colliri per gli italiani alle prese con le allergie da pollini, “circa il 18% della popolazione generale” che in questa stagione inizia a starnutire e lacrimare copiosamente. I rimedi ci sono, dai farmaci antistaminici ai vaccini ormai ampiamente utilizzati per ridurre la sensibilità alle temute piante di cipresso o ulivo. E anche chi ha un giardino o vuole “organizzarlo” a misura di allergia, può farlo.

A suggerirlo Mario Di Gioacchino, professore di Allergologia e medicina del lavoro all’Università d’Annunzio di Chieti e vicepresidente della Società italiana di allergologia, asma e immunologia clinica (Siaic). “Basta sostituire le piante anemofile, i cui pollini viaggiano con il vento e sono molto allergizzanti, cioè graminacee, parietarie, ulivo, cipresso, nocciolo, betulla, ambrosia – spiega l’esperto all’Adnkronos Salute – con le entomofile, i cui pollini vengono trasportati dagli insetti e non danno reazioni: al classico prato all’inglese, molto allergizzante, si può preferire un manto di trifogli nani, e si devono scegliere molte varietà rampicanti, alberi come la pianta di Giuda o piante da frutto, che non provocano starnuti”.

“Tutti i pollini – prosegue – sono oggi molto più potenti di un tempo dal punto di vista allergenico, sia per gli effetti del riscaldamento atmosferico, che ha reso i periodi di fioritura più prolungati e abbondanti, sia per lo smog. Bisogna infatti considerare che l’unione tra i pollini e le particelle inquinanti derivate dagli idrocarburi potenzia ancora di più l’effetto allergizzante delle piante”. Lo starnuto primaverile può insorgere a qualsiasi età e all’improvviso: “Per cause ambientali, alimentari, infettive o emotive – evidenzia Di Gioacchino – d’un tratto si diventa allergici. Ho un paziente che è diventato allergico al cipresso a 82 anni. Si tratta di una malattia acquisita e quindi multifattoriale. Spesso da un raffreddore da virus si passa a una allergia, e anche lo stress può portare a questo problema. La nostra psiche, infatti, influenza il sistema immunitario, tanto che oggi esiste una branca della medicina chiamata neuro-immuno-psico-endocrino-immunologia che studia tutti questi fattori, assolutamente connessi. Può accadere anche di essere allergici e poi di non esserlo più, ma questo succede soprattutto fra i bambini e i ragazzi”.

Per quanto riguarda le terapie, “è diventato fondamentale il vaccino, l’unico in grado di modificare l’evoluzione della malattia allergica, che si presenta con una sorta di ’marcia’: molti pazienti iniziano con una dermatite atopica e/o allergia alimentare da piccoli, poi diventano rinitici e il 30-40% arriva all’asma”. “Questa – spiega – è appunto una ’marcia’ e il vaccino limita questo passaggio di gravità, soprattutto dalla rinite all’asma, e l’avvento di nuove sensibilizzazioni. L’effetto si protrae per circa 7 anni, dopodiché occorre fare un nuovo ciclo di immunizzazione. Per chi non vuole o non può ricevere il vaccino, i classici antistaminici locali (nasali o oculari) o generali (orali) vanno assunti con l’unica raccomandazione di non bere alcol: i farmaci infatti rallentano molto i riflessi e questo effetto si somma a quello di eventuali drink. L’allergico, dunque – ammonisce – meglio che non guidi in primavera”.

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