Fatti di Roma

AL PALLADIUM DOPPIO APPUNTAMENTO PER IL ‘MILITE IGNOTO’ DI PERROTTA

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Andrà in scena per due serate, lunedì 9 e martedì 10 aprile, al Teatro Palladium ’Milite Ignoto’, lo spettacolo di Mario Perrotta che racconta il primo, vero momento di unità nazionale. È infatti nelle trincee di sangue e fango che gli ’italiani’ si sono conosciuti e ritrovati vicini per la prima volta; veneti e sardi, piemontesi e siciliani, pugliesi e lombardi accomunati dalla paura e dallo spaesamento per quell’evento più grande di loro.

“Uno spaesamento acuito dalla babele di dialetti che risuonavano in quelle trincee – ha raccontato Perrotta – Per questo ho immaginato tutti i dialetti italiani uniti e mescolati in una lingua d’invenzione, una lingua che si facesse carne viva”.

Ho provato a cucire insieme nella stessa frase quanti più dialetti potevo – ha proseguito Perrotta – cercando le parole che consentissero passaggi morbidi o fratture violente. Ne è venuta fuori una lingua nuova che ha regalato allo spettacolo un suono sconosciuto ma poggiato sulle viscere profonde del nostro paese”.

Il titolo, ’Milite Ignoto’, mira a risaltare il valore del milite che, per l’ultima volta, proprio durante la prima guerra mondiale, ebbe ancora un senso nel suo agire solitario, mentre successivamente, o perfino negli ultimi sviluppi dello stesso, divenne, appunto, ignoto. “Per ignoto – ha continuato Perrotta – ho voluto intendere ’dimenticato’. Dimenticato in quanto essere umano che ha, appunto, un nome e un cognome. E una faccia, e una voce”.

Nella prima guerra mondiale, gradatamente, anche il nemico diventa infatti ignoto, non essendoci più campi di battaglia per un ’corpo a corpo’, ma solo trincee, nuvole di gas e aerei. Un conflitto spersonalizzato in cui gli esseri umani coinvolti sono semplici ingranaggi della macchina della storia, del meccanismo che li ingoia e li trasforma in cose.

“E proprio per questo – ha concluso Perrotta, come sempre accade nel mio lavoro, sono andato controcorrente e ho rivolto la mia attenzione verso le piccole storie, verso gli sguardi e le parole di singoli uomini che hanno vissuto e descritto quegli eventi dal loro particolarissimo punto d’osservazione, perché questo è il compito del teatro, o almeno del mio teatro. Esaltare le piccole storie per gettare altra luce sulla grande storia”.

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