Religioni

A ROMA IL 5° CAMPIONATO DI SCACCHI PER SACERDOTI E SUORE

scacchi


Sacerdoti, ma anche frati e suore, tutti intorno al tavolo degli scacchi. Prenderà il via domani la quinta “Clericus Chess” (4° Campionato Mondiale e 5° Campionato Nazione di Scacchi per sacerdoti e religiosi/e).

Ad ospitare la competizione sarà l’Istituto Santa Maria dei Religiosi Marianisti a Roma. “L’invito al torneo, da sempre riservato a sacerdoti e religiosi e religiose, da quest’anno – spiegano gli organizzatori – è stato allargato, anche ai ministranti, diaconi e accoliti”. Destreggiarsi tra torri e cavalli, alfieri e regine, è però anche una occasione per fare pastorale. Per questo la competizione sportiva sarà affiancata anche da una conferenza dal titolo: “L’importanza della promozione sportiva per lo sviluppo dello sport e del progresso sociale”.

“Ai secolari legami tra Scacchi e Chiesa contribuisce anche l’esistenza di un gruppo di religiosi, di diverse nazionalità, molto forte che pratica gli Scacchi regolarmente”, spiegano gli organizzatori del torneo. Campione mondiale attualmente in carica per la “Clericus Chess” è don Miroslaw Mejzner, polacco, sacerdote diplomato di patrologia presso Augustinianum a Roma e docente di questa materia alla Facoltà Teologica dell’Università di Kardynal Stefan Wyszynski a Varsavia; è anche un prete della Società dell’Apostolato Cattolico di Roma dei Padri Pallottini. Nel 2016, anno dell’ultimo campionato, aveva “soffiato” il primato a un italiano, ora secondo a livello mondiale ma confermato primo in Italia: padre Gennaro Cicchese, docente di Antropologia Filosofica della Pontificia Università Lateranense. Da domani la gare per le nuove classifiche.

Grande giocatori di scacchi fu Karol Wojtyla: il futuro Papa (e ora santo) Giovanni Paolo II, infatti, quando aveva 18 anni curava una rubrica di scacchi sulla rivista degli studenti universitari di Cracovia. Il gioco degli scacchi non è più, dunque, quello “strumento di peccato” che spinse san Pier Damiani (nel 1061) a infliggere una “proibizione” a un vescovo-scacchista, san Bernardo di Chiaravalle a mettere il gioco al bando (con il successivo avallo del Concilio di Parigi) e Girolamo Savonarola a bruciare le scacchiere in piazza.

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