Fatti di Roma

ROMA TRA LE CITTA’ PIU’ CARE D’ITALIA, BOLZANO LA PRIMA

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L’Istat conferma i dati preliminari dell’inflazione di gennaio, pari a +0,9 per cento su base annua. Effetto recessione. Confermata la gelata sui prezzi, che dall’1,6 per cento di ottobre crollano, in appena tre mesi, allo 0,9 per cento, scendendo del 44 per cento. Anche se le cause sono preoccupanti, il calo del Pil dello 0,2 per cento nel IV trimestre 2018 ed il Paese che riprecipita nella recessione, gli effetti, ossia la frenata sui prezzi, sono positivi, dato che risale il potere d’acquisto delle famiglie. Se cala il carrello della spesa, sceso a +0,6 per cento, è contenta la massaia che va al mercato a fare compere”. Lo afferma, in una nota, Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Per una coppia con due figli, la famiglia tradizionale di una volta, l’inflazione a +0,9 per cento significa avere una maggior spesa annua complessiva di 295 euro, ma solo 64 euro per il carrello della spesa, ossia per gli acquisti quotidiani – prosegue Dona – Per la coppia con un figlio, la tipologia di nucleo familiare ora più diffusa in Italia, la stangata è di 280 euro su base annua, ma solo 57 euro se ne vanno per le compere di tutti i giorni, mentre per l’inesistente famiglia tipo, l’incremento dei prezzi si traduce, in termini di aumento del costo della vita, in 242 euro in più nei dodici mesi, appena 48 per il carrello della spesa. Per un pensionato con più di 65 anni, il rincaro annuo dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona è pari a soli 30 euro, 26 euro per un single con meno di 35 anni”. “Rese noti oggi, invece – prosegue la nota – i dati dell’inflazione delle regioni e dei capoluoghi di regione e comuni con più di 150 mila abitanti, in base ai quali l’Unione Nazionale Consumatori ha stilato la classifica delle città e delle regioni più care d’Italia, in termini di aumento del costo della vita. Secondo lo studio dell’associazione di consumatori, in testa alla classifica dei capoluoghi e delle città con più di 150 mila abitanti più care in termini di rincari, si confermano Bolzano che, con un’inflazione a +1,7 per cento, ha la maggior spesa aggiuntiva, equivalente, per una famiglia tipo, a 565 euro su base annua. Al secondo posto, Reggio Emilia dove il rialzo dei prezzi dell’1,7 per cento, determina un aumento del costo della vita, per la famiglia media, pari a 477 euro, terza Verona, dove l’inflazione dell’1,4 per cento comporta un aggravio annuo di spesa di 369 euro. Le 3 città più convenienti, in termini di minori rincari, sono, invece, Potenza, che con l’inflazione più bassa, +0,2 per cento, registra, per una famiglia tipo, una spesa supplementare di appena 42 euro, al penultimo posto Firenze, dove la seconda inflazione più bassa (+0,4 per cento) genera un esborso aggiuntivo di soli 108 euro e Ancona, +0,5per cento, con un aumento del costo della vita pari a 109 euro. In testa alla classifica delle regioni più costose in termini di maggior spesa, il Trentino Alto Adige, che registra, per una famiglia tipo, una batosta pari a 368 euro su base annua. Segue l’Emilia Romagna, dove l’incremento dei prezzi pari all’1,2 per cento implica un’impennata del costo della vita pari a 326 euro, terza la Liguria, dove, pur avendo l’inflazione all’1,3 per cento come in Trentino, si ha un salasso annuo di 288 euro. La Basilicata si conferma la regione meno cara, con un’inflazione dello 0,4 per cento che si traduce in un rincaro di 81 euro, penultima la Sardegna, +0,5 per cento, pari a 94 euro”.
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