VITAMINA D, L’80% DEGLI ITALIANI NE È CARENTE
“La vitamina D è presente nel nostro organismo principalmente grazie al processo di sintesi cutanea che avviene esponendo la nostra pelle ai raggi del sole, mentre è minima la percentuale introdotta con l’alimentazione”. Ma “se l’Italia è il paese del sole non è quello della vitamina D. Secondo gli ultimi dati disponibili, infatti, l’ipovitaminosi arriva a colpire circa il 80% della popolazione”. Con queste parole Andrea Giustina, professore ordinario di Endocrinologia all’università San Raffaele di Milano, illustra il tema al centro della III International Conference on Controversies in Vitamin D, di cui è coordinatore scientifico, al via da oggi al 13 settembre a Gubbio, alla presenza di oltre 30 tra i massimi esperti mondiali di vitamina D.
La vitamina D, in Italia, è da tempo un ’sorvegliato speciale’. Nel nostro paese, infatti – ricorda una nota – le sue prescrizioni sono oggetto di una discussione articolata e spesso complicata. Se, da un lato, la sua assunzione in concomitanza alle terapie anti-riassorbitive risulta fondamentale per la riduzione del rischio di frattura nei pazienti osteoporotici (sempre più frequenti in una popolazione anziana come quella italiana) dall’altro il suo utilizzo si scontra con la necessità di una valutazione in termini di costo-beneficio finalizzata a modulare la spesa sanitaria ad esso collegata. Per rispondere a queste domande, si dovrebbe trovare quindi il punto di equilibrio tra le raccomandazioni della scienza, che lavora da tempo alla definizione di linee guida univoche basate sull’evidenza e le scelte di una politica sanitaria che punta a salvaguardare la sostenibilità del Ssn italiano. E’ in questo scenario che si inquadra la Consensus conference umbra, organizzata sotto l’egida di Gioseg (Glucocorticoid Induced Osteoporosis Skeletal Endocrinology Group).
Ma i dati parlano chiaro: fino all’80% della popolazione soffre di ipovitaminosi. “Le soluzioni – sostiene l’esperto – sono molteplici e prevedono sia interventi farmacologi, quali la supplementazione di vitamina D, sia l’adozione di piccole accortezze nello stile di vita quotidiano. Per la maggioranza delle persone infatti, una dieta equilibrata e 20 minuti al giorno trascorsi all’aria aperta, con avambracci e gambe scoperti, sarebbero sufficienti a garantire il fabbisogno giornaliero di vitamina D”.
Anche i ’numeri’ dell’osteoporosi Italia sono eloquenti: 600 mila fratture all’anno con un costo stimato per il Servizio sanitario nazionale di 9,4 miliardi di euro. Osteoporosi che colpisce 5 milioni di persone nel nostro Paese, in maggioranza donne in post-menopausa, mentre sono circa 18 mila all’anno quelli che diventano disabili a causa di una frattura del femore. La complicanza più temibile dell’osteoporosi sono infatti le fratture, che sono soprattutto a carico di: femore, colonna vertebrale, polso e omero. I dati riportano come il 28% delle donne e il 37% degli uomini ricoverati per frattura di femore da osteoporosi muoiano entro un anno dall’evento. E ancora: durante la ’tre giorni’ umbra saranno illustrati i risultati dello studio ’Clicon’ relativi alla prevenzione secondaria nei pazienti con osteoporosi che hanno già subito una frattura. In questa specifica categoria, infatti, è stato possibile analizzare come su 100 pazienti con osteoporosi in trattamento con farmaci solo 60 seguano correttamente la terapia di supplementazione con vitamina D come da indicazioni della Nota79 Aifa. I dati dello studio dimostrano in sintesi come i pazienti che eseguono correttamente le terapie e la supplementazione con vitamina D abbiano in primo luogo una consistente riduzione del rischio di incorrere in un’altra frattura e portino al Ssn un decremento di spesa complessiva (farmaci, ricoveri ospedalieri) misurato in circa 1.500 euro all’anno.