Fatti di Roma

SPORT; US ACLI: PER IL 40% DEI GIOVANI ROMANI E’ UN LUSSO, REDDITO FAMILIARE DETERMINANTE

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Per il 40% dei giovani romani a Roma l’offerta sportiva risulta troppo costosa. Lo sport, dunque, nella Capitale non è accessibile a tutti se non con grandi sacrifici economici. Tra i fattori determinati per chi invece accede alla pratica sportiva risultano: un alto reddito famigliare (32,8%) e la vicinanza degli impianti (84%). I giovani che possono avere un più facile accesso alle discipline sportive a Roma sono quelli con alle spalle una famiglia con un reddito che va dai 25 mila ai 50 mila euro all’anno.

E’ questo il dato emerso dal progetto “Impariamo a stare bene. Screening sugli stili di vita e capacità motorie nella scuola” realizzato dall’ Us Acli Roma, Asdrc La Biglia e l’Università degli studi di Roma di Tor Vergata su un campione di 400 ragazzi delle scuole medie inferiori dell’Istituto Comprensivo Salvatore Pincherle grazie a due cicli di test fisici EUROFIT (European Test of Physical Fitness) e al sostegno di un team di 10 valutatori. L’indagine è anche il frutto dei dati raccolti con la somministrazione di questionari su tale argomento a 51 medici dell’Unione Nazionale Pediatri, 13 dell’Asl Roma/C, 38 di altre Asl della provincia di Roma e a 148 genitori dei ragazzi coinvolti.

Secondo l’indagine rimane in ogni modo elevato il numero di giovani studenti che praticano sport nella Capitale (80%) di questi l’87% sono italiani e 13% di stranieri. Il 56% sono maschi, mentre il 42% ha 12 anni, il 27,5% ne ha 13, il 26,3% quattordici.

Gli sport più praticati sono: il calcio (18,3%), il nuoto (11,7%) e la pallavolo (10,8%). Seguiti da danza (5,4%), tennis (5%), pattinaggio (3,8%), Rugby (21,1%), ginnastica artistica (1,7%) equitazione (1,3%), kickbox (1,3%), palestra (0,8%), scherma (0,8%), viet wodao (0,4%), ginnastica ritmica (0,4%), karate (0,4%) beach volley (0,4%).

“Dall’indagine – dichiara Andrea Basadonne, presidente Asdrc La Biglia –  è emerso chiaramente come l’elevato costo dell’attività sportiva condizioni le famiglie. Sempre più genitori, infatti, rinunciano a far praticare sport ai propri figli per problemi economici. Per quelli che riescono a praticarlo, invece, vanno in secondo piano nella scelta la qualità degli impianti e del servizio offerto. Ciò crea un discriminazione sociale nella nostra città. Proprio per questo abbiamo voluto fare un’indagine per approfondire meglio questo fenomeno.”.

“Nel corso degli anni – dichiara Luca Serangeli, presidente Us Acli Roma – lavorando con i ragazzi delle periferie romane ci siamo resi conto come lo sport è a tutti gli effetti uno strumento formativo e d’ inclusione sociale. A volte basta un pallone per evitare che i ragazzi passino il loro tempo tutto il giorno davanti ai videogames o nel peggiore dei casi si avvicinino alle droghe e all’alcol. Per questo cerchiamo attraverso il nostro lavoro quotidiano di offrire la pratica sportiva anche a chi non può permettersela. E’ fondamentale però che istituzioni, mondo dell’associazionismo e le famiglie dialoghino e collaborino per rendere lo sport veramente accessibile a tutti nella nostra città”.

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