Fatti di Roma

SCUOLA: POLEMICA ASSOCIAZIONI GENITORI CON IL MINISTRO, “ESCLUSI DA PROGETTO SU IDENTITÀ’ DI GENERE”

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Le Associazioni di genitori della scuola A.G.E., AGeSC e FAES, presenti nel FONAGS, chiamate in causa nell’intervista del Viceministro Maria Cecilia Guerra pubblicata dall’Agenzia Sir il 21 gennaio, hanno chiarito la propria posizione e segnalato alcuni aspetti critici della cosiddetta Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015).

Il documento – redatto da funzionari pubblici e un’unica categoria di associazioni, quella cosiddetta LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali) – è presentato come validato per il fatto di essere stato assunto da un Ministro: secondo le Associazioni una discussione fra i rappresentanti politici eletti dai cittadini e un confronto con tutte le rappresentanze della società civile sarebbero più adeguati per arrivare a decidere su temi decisamente delicati che vanno ad impattare direttamente nelle scuole sull’educazione delle giovani generazioni, a partire dalle scuole dell’infanzia.

Il Viceministro- continua la nota –  afferma che la Strategia nella parte riguardante le scuole intende fornire solo delle “indicazioni” e quindi “non c’è niente di predeterminato”: in realtà essa prevede – anche con finanziamenti pubblici previsti dal Decreto legge 12 settembre 2013, n. 104, art. 16 lettera d), oltre ai 500mila euro dichiarati dall’on. Guerra stessa – azioni di informazione, sensibilizzazione, monitoraggio e formazione su questa materia e afferma che “è necessario elaborare strategie e progetti formativi strutturali all’interno dell’attività didattica, in maniera adeguata e sistematica, che coinvolgano tutti gli attori della comunità scolastica, in particolar modo le seguenti categorie: gli studenti, i docenti e le famiglie”, in particolare valorizzando l’expertise delle associazioni LGBT. Un po’ più che mere “indicazioni”.

Secondo il Viceministro Guerra – aggiunge la nota – “si tratta di attività che vengono proposte, nessuna scuola è ‘obbligata’ a fare nessuna attività. Il ministero dell’Istruzione, d’accordo con noi, fa circolari che invitano a riflettere su questi temi.  Le associazioni familiari invece non sono state coinvolte perché le famiglie sono rappresentate direttamente nella scuola”. Due osservazioni in merito a quanto qui affermato: a) il confronto fra il “parere” di un piccolo gruppo di genitori di una scuola e “l’indicazione” che arriva da un Ministero dell’Istruzione che gestisce tutte le scuole statali appare in partenza “sbilanciato” a favore di quest’ultimo; b) se il Ministero decide da solo cosa “indicare”, perché ha istituito un Forum Nazionale delle Associazioni di genitori della scuola come organo consultivo?

Per questi motivi le Associazioni di genitori della scuola contestano il fatto che  tutto sia stato programmato e deciso senza il loro coinvolgimento, come invocato invece dalla Raccomandazione del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa agli Stati membri in merito: “Tali misure dovrebbero tener conto del diritto dei genitori di curare l’educazione dei propri figli”. Esse ritengono dunque, di diritto, che sul tema così delicato dell’“educazione all’affettività” la primaria responsabilità educativa dei genitori non può essere minimamente scavalcata e richiedono con forza  di partecipare alla definizione delle linee di intervento a scuola non accettando che vengano predisposte e attuate politiche scolastiche sullo sviluppo dell’identità sessuale, sull’educazione affettivo-sessuale e sulle altre tematiche citate senza il preventivo pieno ed esplicito accordo con le famiglie e le Associazioni di genitori che le rappresentano.

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