SCONTRO TRA LA CASA DEI DIRITTI E ROMA CAPITALE, SFRATTO ILLEGITTIMO

“Il Comune di Roma Capitale richiede indietro i locali di via Giolitti in modo del tutto illegittimo, secondo un principio di legalita’ che finora ha prodotto solo abbandono, degrado e ricorsi amministrativi da parte di centinaia di associazioni di volontariato, consegnando, nei fatti, molti luoghi un tempo attivi al degrado e alla criminalita’ ormai dilagante nella citta’. L’associazione Focus-Casa dei Diritti Sociali, sicura di essere nel giusto, si e’ opposta a questo modo di far politica chiedendo al Tar Lazio una parola chiara che possa valere quale precedente al fine di salvare molte realta’
storiche dell’associazionismo di questa citta’. Attendiamo fiduciosi il verdetto del Tar Lazio promuovendo attivita’ di sensibilizzazione nel territorio per mettere al corrente i cittadini di quanto sta succedendo e delle conseguenze che deriverebbero dalla chiusura della sede di via Giolitti”. È quanto si legge in una nota dell’associazione in merito all’udienza pubblica che si e’ tenuta il 4 dicembre per l’annullamento del diniego di rinnovo e avviso di avvio del procedimento di rilascio degli immobili di via Giolitti dati in concessione all’associazione di volontariato laico Focus-Casa dei Diritti Sociali di Roma “oltre 20 anni fa”. Il ricorso e’ stato proposto dai legali dell’associazione Stefano Greco, Marco Galdieri, Andrea Scarozza, Elena Zaffino, Marco Viglietta e Gianluca Dicandia contro il comune di Roma Capitale all’indomani dell’arrivo delle lettere di rilascio nel 2016. L’associazione spiega di essere stata presente con i suoi avvocati in aula e i suoi volontari in strada, “mossa dalla preoccupazione di perdere un luogo prezioso per la citta’ di Roma dove tanti, italiani e non, hanno trovato un avvocato, un medico, un insegnante di italiano o piu’ semplicemente una persona con cui avere uno scambio amichevole.
L’associazione Focus-Casa dei Diritti Sociali agisce nel quartiere Esquilino dal lontano 1985 e nei locali in questione dal 1998. Negli anni questo tipo di intervento sociale e’ diventato un modello per tante altre realta’ associative che a Roma hanno aperto sportelli legali simili in altri quartieri dove
il disagio sociale cercava una risposta”.
E ancora: “Crediamo che il problema prescinda le singole vertenze e che sia diretta conseguenza di una politica cittadina incapace di disegnare un intervento sociale rispondente le necessita’ delle classi sociali piu’ vulnerabili della citta’ e qualificante del patrimonio associazionistico romano. Per questo- si legge ancora- crediamo che il 2020 dovra’ essere l’anno in cui Roma Capitale riaprira’ un discorso sincero e aperto con le associazioni del territorio per costruire e programmare un nuovo futuro per la citta’. Repetita iuvant: i diritti non si sfrattano!”.