SALUTE MENTALE: UNA SITUAZIONE DIFFICILE PER I PAZIENTI E LE FAMIGLIE
Nel Lazio i pazienti in carico nel 2012 sono stati 84.000 circa, assistiti da 2500 operatori invece dei previsti 3600, con disponibilità di 286 posti letto per trattamento sanitario obbligatorio, anziché 529, come indica la normativa Regionale e Nazionale.
I posti letto in SPDC (servizi psichiatrici di diagnosi e cura) a Roma dovrebbero essere 282 ed invece sono soltanto 143: il numero complessivo di posti letto è individuato nella misura di 1 ogni 10.000 abitanti secondo i parametri minimi previsti dal Progetto obiettivo Regionale “promozione e tutela della salute mentale adulta”.
Una situazione del genere impedisce ai pazienti psichiatrici e alle loro famiglie i livelli essenziali di assistenza (LEA) mettendoli in grave sofferenza sanitaria e sociale.
I DSM che si interfacciano costantemente con i Servizi Sociali e le Associazioni di volontariato attraverso il sistema delle Consulte per la Salute Mentale dipartimentali, cittadine e regionali non sono supportati dalle Istituzioni che recalcitrano nel convocare tali Consulte: momenti di incontro che invece sarebbero essenziali per definire collaborazioni tra istituzioni, servizi, pazienti, familiari e volontari al fine di testare il soddisfacimento degli interventi e segnalare nuove problematiche.
Gli operatori della salute mentale evidenziano continuo depauperamento di servizi e personale, con rischio di abbandono dei pazienti più gravi e/o un’impropria medicalizzazione e soprattutto un impegno delle famiglie al di sopra delle loro possibilità: gestire in casa un paziente psichiatrico comporta un impegno ed un coinvolgimento che non può prescindere dalla collaborazione con le strutture pubbliche.
Al 30 luglio 2013 i provvedimenti relativi ai TSO (trattamenti sanitari obbligatori) emessi dal Dipartimento Promozione Servizi Sociali e Salute di Roma Capitale risultano essere stati 802, di cui 460 TSO, all’incirca 100 in più dello scorso anno. Un dato che rileva come sia sempre più necessario un monitoraggio sociale ed una maggiore attenzione rivolta alla prevenzione ed alla riabilitazione dei cosiddetti “fragili”.
Ma il sistema di gestione delle emergenze psichiatriche territoriali deve trovare una modalità organizzativa più funzionale ed efficiente con una più stretta collaborazione tra tutte le istituzioni preposte: Comune, Polizia Municipale, DSM e 118. La sinergia è l’unica strategia in grado di contenere una problematica che si fa sempre più evidente.
I responsabili dei Servizi di Salute Mentale sottolineano come soltanto percorsi di cura ed assistenza personalizzati (ospedalieri, territoriali e residenziali) a livello sia sanitario che sociale possano garantire trattamenti appropriati e quindi come sia indispensabile riprogettare l’intera organizzazione dei DSM che garantisca tale reale integrazione.
Ancora maggiore attenzione strategica va data alla situazione dei pazienti in OPG (ospedale psichiatrico giudiziario) laddove il coinvolgimento dei Servizi Sociali è determinante per il reinserimento nel tessuto cittadino anche in vista del superamento di tale istituzione.
Allo stato attuale dei fatti le DGR Lazio 465/11 e 155/12 assimilano i pazienti psichiatrici all’area disabilità, interrompendo le regolari erogazioni mensili e scompensando situazioni già gravemente precarie che comunque consentivano alle famiglie di non istituzionalizzare i loro cari gravando quindi meno sulla spesa sanitaria pubblica: un grave errore cui va posto rimedio.
Comune e Regione dunque devono riprendere un discorso interrotto sulla Psichiatria e con la Psichiatria: non essere sordi agli appelli delle famiglie e delle Associazioni ma neppure a quelli del personale che assiste questi malati. Il personale dei DSM vive ancora spesso situazioni di precariato che alimentano incertezza nel rapporto con i pazienti ed impediscono una continuità terapeutica che non giova a niente e a nessuno.
Nel giugno scorso ancora una volta i precari della psichiatria hanno richiesto audizione alla VII Commissione Politiche sociali e Salute della Regione per porre fine ad una situazione che persiste da anni: la tutela della salute mentale non è un problema da sottovalutare ed ha una ricaduta sociale di estrema incidenza.
E proprio per migliorare e valutare il disagio psichico deve essere creato un adeguato sistema di monitoraggio che consenta un effettivo lavoro di prevenzione sia sulle nuove patologie (compresi i disturbi del comportamento alimentare e le ludopatie) che sulle situazioni croniche di abbandono di tanti anziani e disagiati privi di sostentamento che vengono stigmatizzati come “matti”… ma se i matti fossimo noi?
Daniela Pieri