Fatti di Roma

PER MAFIA CAPITALE LA CASSAZIONE RIBALTA IL VERDETTO, CADE IL 416 BIS

La sesta sezione della Corte di Cassazione ha accolto la richiesta delle difese e ribaltato la sentenza di appello del processo Mafia Capitale: l’associazione capeggiata da Massimo Carminati e Salvatore Buzzi non fu mafia. La sentenza della corte di Appello sul punto è stata annullata dalla Cassazione senza rinvio. I giudici hanno cancellato il 416bis, il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso per Carminati e Buzzi ed altri 12 imputati. Per gli ermellini le associazioni di Buzzi e Carminati sarebbero due associazioni distinte.

Per i tredici imputati del processo Mafia Capitale – Massimo Carminati, Salvatore Buzzi, Riccardo Brugia, Claudio Caldarelli, Matteo Calvio, Paolo Di Ninno, Alessandra Garrone, Luca Gramazio, Carlo Maria Guarany, Roberto Lacopo, Carlo Pucci, Fabrizio Franco Testa e Franco Panzironi (quest’ultimo in riferimento al concorso esterno in associazione mafiosa) – la Cassazione ha annullato la condanna dello scorso anno della Corte di Appello di Roma per associazione a delinquere di stampo mafioso in riferimento all’articolo 416bis del codice penale. Per questa ragione, si legge nel dispositivo della suprema Corte, un’altra sezione della corte di Appello di Roma dovrà riqualificare le pene “per i reati associativi come riqualificati”. Sono invece otto gli imputati per cui la condanna sarà definitiva. Si tratta di Mirko Coratti (4 anni e 6 mesi), Giordano Tredicine (2 anni e 6 mesi), Franco Figurelli (4 anni), Marco Placidi (5 anni), Andrea Tassone (5 anni), Guido Magrini (3 anni), Mario Schina (4 anni) e Claudio Turella (6 anni). Pene da rideterminare anche per Pier Paolo Pedetti, ex consigliere comunale Pd, Angelo Scozzafava e Michele Nacamulli, Emanuela Bugitti, Claudio Bolla, Giovanni De Carlo, Mario Cola e Antonio Esposito, assolti per alcuni capi d’imputazione e le cui pene andranno rideterminare. Questi ultimi però non erano stati condannati per associazione mafiosa. Assolti dai reati associativi perché “il fatto non sussiste” invece i due imprenditori Cristiano Guarnera e Agostino Gaglianone.

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