Fatti di Roma

IL MEGLIO IN EDICOLA DI GIOVEDI’ 9 APRILE 2015

Papa Francesco


corriere della sera

Allarme abusivi online «A dicembre saranno 50 mila i posti illegali» (M. R. S.)

Per il Giubileo raddoppieranno gli abusivi, le stanze affittate nelle case, i b&b senza alcun controllo e senza alcuna regola. L’allarme lo lancia Federalberghi. «Oggi a Roma ci sono 25 mila posti letto abusivi. Stimiamo che a dicembre, con l’inizio del Giubileo, saranno almeno 50mila, il doppio – denuncia Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi, durante l’audizione alla commissione Turismo di Roma Capitale -. Questa deve essere la priorità, altrimenti scadiamo nell’illegalità più completa».

E precisa: «Non ce lo possiamo permettere, perché c’è anche l’allerta terrorismo: se oggi sono 25 mila abusivi, vuol dire che ci sono 25mila persone che dormono in posti che non conosciamo e soprattutto non sono note alle forze dell’ordine. Per il Giubileo saranno il doppio, con l’allarme sicurezza diventa un vero problema».

Una preoccupazione condivisa dal presidente della sezione turismo di Unindustria, Stefano Fiori: «Serve una chiara lotta all’abusivismo. Bisogna andare a colpire il sommerso perché il problema è che in questa città le persone non tornano perché gli abusivi non puoi controllarli». Secondo Fiori: «Uno dei più grandi problemi è il circuito web dove su diversi portali, da TripAdvisor a Airbnb, vengono pubblicati annunci di strutture in realtà non regolari. Il Comune su questo dovrebbe intervenire».

Il problema dell’accoglienza, dignitosa e regolare in previsione dell’arrivo di 25 milioni di persone, per l’Anno Santo straordinario sta mettendo sotto pressione le istituzioni. Secondo Orlando Corsetti, presidente della commissione commercio capitolina bisogna fermare nel centro storico la possibilità di aprire nuove attività ricettive, per evitare la desertificazione del centro, nel I e in parte del II Municipio, anche come strumento per fare emergere il sommerso. Ovvero si danno sei mesi di tempo per mettersi in regola e da quel momento non si aprono altre attività» . E aggiunge Corsetti: «Inoltre in questo modo si valorizzerebbero le zone periferiche della citta». Ieri l’assessore alla trasformazione urbana, Giovanni Caudo ha annunciato la riapertura dell’ostello al Santa Maria della Pietà. […]

Messaggero

L’asilo costerà fino a mille euro in più (Giuseppe Gioffreda – Fabio Rossi)

Dopo lo stop agli aumenti disposto dal Tar per quest’anno educativo, da settembre scattano i rincari per gli asili nido del Comune di Roma. E saranno piuttosto salati, dal 13 al 31 per cento in più, visto che si tratta in sostanza del secondo scalino di una crescita che sarebbe dovuta partire già nel 2014/2015, ma che i giudici amministrativi hanno congelato per un’annata.

Di contro, torna l’esenzione del terzo figlio dal pagamento della retta mensile, per le famiglie con un reddito Isee inferiore ai 20 mila euro. Mentre per chi ha un indice Isee tra i 20 mila e i 40 mila euro ci sarà uno sconto del 30 per cento. Stessa riduzione per chi ha due figli iscritti al nido contemporaneamente.

Le nuove tariffe sono state concepite per creare una forte differenziazione nelle rette tra le famiglie più abbienti e quelle con disponibilità economiche più limitate. In modo da scaricare sui nuclei familiari che guadagnano di più il costo di servizi di qualità. In un contesto in cui, tra tagli ai trasferimenti per il Campidoglio e riforma dei salari accessori delle stesse educatrici, anche i genitori dei bambini sono chiamati a contribuire a seconda delle proprie possibilità. In particolare, una famiglia con un reddito Isee di ventimila euro, che voglia mandare il figlio al nido nella fascia oraria 8-18, l’anno prossimo pagherà 212,69 euro al mese, contro i 174,05 di adesso – quasi 400 euro in più l’anno, ossia per i 10 mesi di iscrizione da settembre a giugno – mentre nel 2016/17 si arriverà 232,01. Nella fascia più alta, oltre i 41 mila euro, la retta mensile (sempre per l’orario lungo 8-18) passerà da 361,52 a 474,07 euro (oltre mille euro in più per tutto l’anno) fino ad arrivare a 530,35 l’anno successivo.

La decisione del Tar, che ha fermato gli aumenti per quest’anno scolastico, ha prodotto un effetto contabile reale nel bilancio 2015, con le casse del Comune che hanno dovuto rinunciare a un incasso di circa 3,5 milioni. […]

Repubblica

Def, Marino da Renzi: “Tagli insostenibili” (Giovanna Vitale)

Il redde rationem è previsto per le otto a Palazzo Chigi. È nella sede del governo che stamattina una delegazione dell’Anci guidata da Piero Fassino incontrerà il premier Matteo Renzi e il ministro dell’Economia Piercarlo Padoan, dopo giorni e giorni di polemiche e la pace armata siglata alla vigilia. Oggetto del chiarimento: i tagli, pesantissimi, previsti dalla Legge di Stabilità sulle città metropolitane che da quest’anno hanno sostituito in tutto e per tutto le province. Un miliardo in totale, «il 70% dei quali a carico di Roma, Firenze e Napoli», ha tuonato di nuovo ieri il primo cittadino partenopeo Luigi De Magistris, denunciando «un meccanismo di ripartizione ingiusto e inaccettabile».
In scia con l’allarme già lanciato da Ignazio Marino, secondo cui alla capitale verranno a mancare 87 milioni nel 2015, 175 milioni nel 2016 e 262 milioni nel 2017, riduzioni «cinque volte superiori a quelle imposte a Milano e quattro volte rispetto a Torino. Insostenibili perché se finora siamo riusciti a risparmiare senza toccare i servizi, così non sarà più possibile farlo». Sperequazione che ha finito per spaccare il fronte dei sindaci metropolitani, ormai impegnati più a litigare fra loro – epico lo scontro fra Nardella (Firenze) e Merola (Bologna) – che a trovare una soluzione condivisa.
L’inquilino del Campidoglio, sul quale peraltro incombe l’organizzazione del Giubileo, lo dirà chiaro oggi al presidente del consiglio: chi, come Roma, ha già fatto e bene i compiti a casa, applicando i costi standard ed eliminando ogni spreco, non può essere penalizzato ancora. E se pure dall’altro Matteo, stavolta Orfini, è giunto a Marino un caldo invito a non alzare i toni né a fare barricate contro il governo, il sindaco-chirurgo è intenzionato a farsi sentire. Per due ragioni: intanto perché la mannaia sulla città metropolitana rischia di avere un effetto domino sul bilancio di Roma Capitale, già messo a dura prova dal piano di rientro; e poi come avvertimento preventivo rispetto ad eventuali nuovi tagli ai Comuni, che il Def non ha ancora calcolato.
Ma guai a parlare di «guerra», Fassino ieri è stato chiaro: le questioni sul tavolo riguardano piuttosto la possibilità di ottenere un fondo perequativo sul regime Imu-Tasi, «dal momento che il governo ha deciso di applicare la Local Tax dal 2016» e «l’onerosità» della scure calata sulle città metropolitane «sollevata dai sindaci di Firenze, Roma e Napoli». D’accordo con Marino sulla necessità di «individuare dei meccanismi idonei a premiare i comuni virtuosi e penalizzare i non virtuosi». Concetto assai caro al sindaco della capitale, che richiesto di scegliere tra i litiganti Merola e Nardella, ha sfoderato l’aria da primo della classe: «Io non sto né con l’uno, né con l’altro, ma dalla parte del giusto, ovvero quello del rigore contabile che Roma ha già messo in pratica». […]
Tempo

«I bambini non sono mai un errore ma il frutto più bello e un dono di Dio» (Pina Sereni)

«I bambini non sono mai un errore. Ma un dono di Dio». Papa Francesco è tornato, nell’udienza generale di ieri, a parlare della famiglia. E dei bambini «come il frutto più bello regalato dal Signore all’uomo e alla donna». Il pensiero di Josè Maria Bergoglio non lascia dubbi: «Qualcuno osa dire che è stato un errore farli venire al mondo i bambini. Questo è vergognoso. Non scarichiamo le nostre colpe sui bambini per favore».

Ma i bambini del Papa sono quelli «rifiutati», «abbandonati», «derubati dalla loro infanzia e del futuro». E per loro che il Pontefice si rivolge al mondo e ai fedeli chiedendo responsabilità. «I bambini – insiste il Pontefice – non sono mai un errore. La loro fame non è un errore come non lo è la loro povertà fragilità abbandono, e non lo è neppure la loro ignoranza, tanti bimbi non sanno cosa è una scuola». Non è certo la prima volta che Bergoglio tocca il tema dell’infanzia negata e dei bambini abusati.

Ma ora tira in ballo anche «la nostra responsabilità, la responsabilità sociale delle persone e dei Paesi». «Troppo spesso – riflette Bergoglio – sui bambini ricadono gli effetti di vite logorate da un lavoro precario e malpagato, da orari insostenibili e trasporti inefficienti. I bambini pagano anche il prezzo di unioni immature e separazioni irresponsabili». Il Papa li considera «le prime vittime» degli «esiti della cultura di diritti soggettivi esasperati». E ancora: «Assorbono violenza che non sono in grado di smaltire e sotto gli occhi dei grandi sono costretti ad assuefarsi al degrado». Già durante le via Crucis del Venerdì Santo il Pontefice aveva tovvato il tema dei bambini «violati», ossia quelli soldati o abusati. Ma oggi arriva il suo rimprovero ferma e la condanna decisa: «Con i bambini non si scherza». Compresi i 3.500 rimasti intrappolati nel campo profughi di Yarmouk, in Siria, assediati dai miliziani dello Stato islamico.

Il discorso del Papa è piaciuto a «Save the Children», l’organizzazione dedicata dal 1919 a salvare la vita dei bambini e difenderne i diritti. […]

gazzetta_dello_sport

Lulic, ancora lui Questa Lazio è inarrestabile Disastro Napoli (Fabio Bianchi)

Il Napoli perdona, Senad Lulic no. Soprattutto se si tratta di Coppa Italia. Due anni fa si prese il trofeo segnando il gol partita nel derby, ora regala a Pioli le sue prime finali. Quella di Coppa ma anche la Supercoppa italiana, dato che lo scudetto alla Juve non lo toglie nessuno. Higuain perdona, Lulic no. L’argentino fallisce alcune occasioni importanti sullo 0-0. Il bosniaco non soltanto segna, ma poi va anche a evitare i supplementari tirando fuori dalla porta il tiro di Insigne, appena entrato, a conclusione di un’azione fantastica. Lazio meno brillante del solito, bloccata per lungo tempo, ma più cinica. Napoli sprecone e punito dalla vecchia e sempre valida legge del calcio: se sbagli, finisce che paghi. Non si può dire che Benitez sia fortunato ma certo non si può parlare di furto. E adesso non resta che l’Europa League per il sogno Champions, perché sarà dura recuperare 8 punti alla banda Pioli.

Avete presente Fiorentina-Juventus? Ecco, tutta un’altra cosa. Lo spettacolo annunciato non c’è stato. C’era il pubblico e l’atmosfera delle grandi occasioni, ma il gioco no. Solo nel secondo round, quando le squadre si sono allungate e la Lazio non poteva far altro che rischiare, si è visto qualcosa. Il primo round è stato una partita a scacchi, anche nel ritmo. Fasce bloccate, sviluppo della manovra centrale abbastanza prevedibile, con Biglia e Inler che non riuscivano a prendere il sopravvento. Lazio davvero troppo compassata, Napoli con leggera prevalenza territoriale e anche più deciso in attacco, tanto che sembrava il ciuccio quello che doveva rimontare il risultato. Comunque i portieri hanno sofferto più degli altri l’improbabile freddo napoletano perché sono stati senza lavoro. L’unico brivido del primo round l’ha regalato Gabbiadini con la sassata su punizione finita sul palo. E’ stato il solo tiro in porta. Gabbia ha avuto un’altra occasione, quando sul cross di Hamisk ha mandato fuori di testa da buona posizione. Dall’altra parte, solo qualche tiro da lontano. Se i migliori sono stati i terzini, da una parte Basta e dall’altra Maggio (ma anche Ghoulam), si può capire l’andazzo della sfida. Mertens reso inoffensivo e Felipe Anderson oscurato da Maggio. L’unico a soffrire ai lati era appunto Braafheid, sostituto dell’infortunato Radu, su Gabbiadini. L’olandese, in una delle poche avventure in offesa, ha anche sbagliato la chance più ghiotta della Lazio quando ha colpito in area di testa da difensore, spedendo a lato invece che centrare la porta.

Pioli ha capito che doveva osare di più e dopo l’intervallo ha speso subito Mauri per Cataldi passando al 4-2-3-1 e poi Lulic per un evanescente Candreva. Mosse azzeccate, anche se la Lazio ha subito dei contropiede micidiali sprecati davanti alla porta da Pipita e compagnia. Higuain non ha trovato il pallone un paio di volte. De Guzman, entrato per Mertens, si è mangiato un gol davanti alla porta. Sventati i pericoli, Felipe Anderson ha pensato bene di tornare magico. E con un paio di incursioni con cross ha cambiato il destino della sfida. Nel primo Andujar ha fatto la prodezza sulla zuccata di Lulic, nel secondo si è arreso al bosniaco, che ha anticipato tutti. Mancava un quarto d’ora scarso alla fine, recupero incluso. […]

Pallotta spacca Roma «Ci liberi». «No, ci tuteli» (Davide Stoppini)

Odi et amo, James Pallotta si consoli: è la stessa faccia di Roma, che il pollice lo gira all’insù o all’ingiù a seconda del momento, di una frase, di un risultato sportivo, in generale di un episodio. Il presidente ha diviso, spaccato. Fucking idiots è diventato un hashtag su Twitter, argomento di discussione principale, quasi unico, del mondo Roma di ieri. Cosa che certo non ha sorpreso Pallotta, ben consapevole di aver lanciato un sasso senza doversi preoccupare delle conseguenze. Era già successo dopo Roma-Juventus di un anno fa, maggio 2014, quando lui stesso rimase sconvolto dall’atteggiamento di alcuni suoi tifosi a difesa di Daniele De Santis. La telefonata di due giorni fa, le parole oltre il comunicato di domenica, sono figlie di un presidente che ha visto accostato il suo nome e quello della Roma, soprattutto al di là dell’Oceano, a fatti extracalcistici. Ironia della sorte, facendo passare in secondo piano una vittoria di fondamentale importanza in chiave campionato. Pallotta ha fatto la somma ed è sbottato.

E pazienza se…odi et amo. E pazienza se le sue parole non sono piaciute a tutti. Se in molti hanno visto nei toni usati da Pallotta un assist per la chiusura dell’intera Curva Sud, a svantaggio di chi nel settore era presente senza colpe. «Continui così, ci liberi da quegli idioti» da una parte, «Perché non si è mosso a difesa dei tifosi della Roma in altre occasioni?»: questa la sintesi delle due posizioni. Delle quali, ancora ieri, Pallotta ha preso atto senza grandi sussulti. Ben cosciente, per quanto lontano fisicamente dalla quotidianità romana, che sono davvero pochi i precedenti di presidenti del calcio italiano che hanno avuto la forza di andare contro i propri tifosi, ben oltre la tutela degli interessi personali.

Pallotta non è in grande compagnia. Ma in fondo non dev’essere segnale di preoccupazione, come pure il fatto che nessuno del mondo calcio ieri si sia esposto — né pubblicamente né privatamente — per esprimergli vicinanza. Preoccupazione è altro. Non è neanche l’odi et amo , che ha riguardato molti presidenti della Roma del passato. Verrebbe da dire quasi tutti, almeno in epoca moderna. Dino Viola veniva osannato per i righelli e criticato perché «bagarino», salvo poi tornare a essere omaggiato giusto per bombardare il suo successore, Giuseppe Ciarrapico. Destino molto simile a Franco Sensi, che un record in questo senso lo vanta: persino nel giorno della festa scudetto al Circo Massimo c’era chi gli dedicava un «bla bla bla». Ecco, Pallotta non è arrivato a tanto. Ma certamente ha avuto la forza di stimolare un dibattito. […]

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